Pensare a una Milano sostenibile non significa soltanto immaginare strade meno trafficate o una rete dei mezzi più efficiente: significa soprattutto interrogarsi sulla dimensione sociale delle sue trasformazioni. In una città dove gli affitti si sono impennati, la sostenibilità sociale è “in rosso”. La riflessione sulla nuova città deve giocoforza partire da chi la abita realmente, preservando la coesione e riducendo le disuguaglianze.
In questo contesto, Utopian Hours / Milan Edition – evento curato dalla urban agency Stratosferica, che da Torino promuove da anni un confronto su pratiche urbane innovative – torna per il secondo anno consecutivo a Milano.
Giovedì 29 maggio alla Fabbrica del Vapore, dalle ore 14, si svolgerà un’intera giornata di dibattiti e approfondimenti pensati a partire dal tema dell’abitare e dalla gestione degli spazi pubblici. Cercando di andare oltre stereotipi e frasi fatte, si cercherà di unire la visione a esempi concreti per mettere a fuoco sguardi sul futuro urbano a partire dal modo in cui scegliamo di condividere strade, piazze, edifici.
Gli ospiti internazionali in programma sono Jette Hopp di Snøhetta (Oslo), lo studio che ha trasformato il concetto di spazio pubblico integrando architettura, paesaggio e innovazione sociale; Sam Rosenzweig di Communa (Bruxelles), attivo nella rigenerazione di immobili dismessi restituendoli alle comunità come hub di cultura e servizi; Mel Esquerre di WikiHouse (Londra), pioniere del design open source applicato all’edilizia, ovvero di processi costruttivi intelligenti e a basso impatto che possono diventare modello anche per le abitazioni milanesi.
Saranno loro a portare esempi concreti di come, in altre metropoli europee, sia possibile ricondurre il tema del “fare città” a processi più inclusivi, circolari e meno dipendenti dalla logica speculativa.
Utopian Hours / Milan Edition è gratuito, ma è richiesta la prenotazione obbligatoria su Eventbrite. L’appuntamento è per giovedì 29 maggio alla Fabbrica del Vapore dalle ore 14.
Utopian Hours / Milan Edition: i panel
Accanto agli interventi dei relatori internazionali, i due panel in programma offriranno uno sguardo più focalizzato sulle necessità e le esperienze locali.
Il primo panel, chiamato Progettare Costruendo: Spazi in Trasformazione, nasce da una collaborazione tra Fondazione Cariplo e KCity e ripercorre i tre anni di esperienze del bando “Spazi in Trasformazione” nei territori lombardi.
Qui si analizzerà come undici progetti pilota, partiti da immobili pubblici dismessi, siano stati recuperati con criteri di sostenibilità circolare: il monitoraggio dei consumi, il coinvolgimento diretto delle comunità locali e l’utilizzo di materiali di recupero per ridurre il consumo di nuove risorse.
Non si tratterà di un racconto astratto, ma di un confronto su cosa ha funzionato e su quali ostacoli regolatori e operativi restino da superare, dalla burocrazia alle resistenze di alcuni quartieri. L’obiettivo è delineare una “cassetta degli attrezzi” che amministrazioni e associazioni possano adottare anche altrove, replicando un modello di rigenerazione che spinge verso la città orizzontale, fatta di reti e comunità, anziché verso l’ennesima speculazione verticale.
Il secondo panel, No Need To Leave: Affordable Milano, realizzato in collaborazione con Lombardini22, indaga forme di housing che non siano solo “progetti glamour” per investitori ma veri e propri modelli di co-housing e social housing: parleranno infatti rappresentanti di Fondazione Housing Sociale, cooperativa Homes4All e comunità di Loc – Loreto Open Community, illustrando la via italiana verso alloggi a basso costo.
In modo più fluido rispetto a un semplice elenco, il dibattito racconterà come si possano mettere insieme fondi pubblici e privati, normative di semplificazione e strumenti partecipativi per evitare che Milano resti una città per pochi e danneggi chi invece ci vive quotidianamente.
Il Manifesto for a New City Making per un abitare possibile
Nel corso della giornata sarà anche presentato il Manifesto for a New City Making, un documento che raccoglie parole chiave e concetti elaborati da cinquanta urbanisti, architetti, attivisti e ricercatori internazionali. Termini come resilience, social infrastructure, co-creation e placekeeping non saranno enunciati come slogan, ma tradotti in linee guida applicabili.
Ad esempio, come una rete di spazi condivisi migliora la qualità delle relazioni sociali e riduce gli sprechi, o come un approccio orientato alla natura (nature-based planning) nella progettazione delle piazze possa favorire microclimi più vivibili e contrastare l’effetto isola di calore urbana. Ognuna di queste parole chiave diventa, insomma, un ponte tra la sperimentazione globale e le scelte concrete che Milano dovrà compiere tra edifici, infrastrutture e servizi.
Parlare di Milano in questi termini significa riconoscere che, dopo anni di crescita verticale – fatta di grattacieli, centri direzionali e grandi operazioni immobiliari –, serve un cambio di paradigma: una città più “orizzontale”, dove ogni quartiere non sia solo un contenitore di appartamenti costosi, ma un nodo di servizi, relazioni e risorse condivise.
Se il modello dominante ha alimentato gentrificazione e sperequazione tra centro e periferia, è arrivato il momento di immaginare processi di trasformazione più inclusivi, in cui il suolo non si consumi e l’abitare smetta di essere un lusso.
In copertina: foto di Max Langelott, Unsplash