Un recente sondaggio di Youtrend fotografa l’era della disillusione e della depressione ecologica che stiamo vivendo. Certamente la colpa è della reazione del “sistema” dopo gli anni di Greta e dei Fridays, con la controffensiva di tutti i poteri forti del pianeta, scatenati contro qualunque cosa assomigli a una volontà di trasformazione e “riparazione” di un mondo che già è stravolto dall’emergenza climatica.

A suon di grida contro le “eurofollie”, con il negazionismo, con il buon vecchio sistema di seminare dubbio e incertezza, il sistema dell’economia e della politica fossile è riuscito per ora a vincere la battaglia della paura. Oggi, a quanto pare, la gente teme maggiormente il pericolo di dover pagare cinquanta euro in più la prossima bolletta del gas che il rischio che loro stessi, i propri figli e i discendenti debbano fare i conti con un destino di catastrofi climatiche e geopolitiche.

Di sicuro, per chi invece la trasformazione ecologica la vuole, non paga né la strategia del propagandare comportamenti ecologici etici e virtuosi né tantomeno la strategia del terrore: a forza di vedere serie distopiche, le persone si sono abituate a immaginare che i disastri saranno inevitabili, che non c’è niente da fare se non rassegnarsi.

Funzionerebbe invece − almeno in Italia − presentare la transizione green come una possibilità per risparmiare, per stare e vivere meglio, per spendere meno. Dare l’idea, insomma, che ce la possiamo fare.

Il sondaggio Youtrend sulla transizione ecologica

Vediamo i dati di un sondaggio realizzato da Youtrend per l’edizione 2025 di Echi, l’evento dedicato alla comunicazione della transizione ecologica. L’evento è stato organizzato dalla stessa Youtrend con il supporto di Cassa depositi e prestiti, European Climate Foundation e del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con il patrocinio del Parlamento europeo e della Commissione europea.

Due italiani su cinque (il 42%) pensano che le persone attorno a loro siano meno motivate ad agire contro il cambiamento climatico rispetto a pochi anni fa. Inoltre, il 43% pensa lo stesso rispetto all’impegno delle aziende e il 49% rispetto all’impegno delle istituzioni. Non è solo una questione di percezione degli altri, ma anche, seppur in misura minore, di sé stessi: un intervistato su quattro (il 25%) si sente in prima persona meno motivato rispetto a poco tempo fa.

Dopo anni di grande presenza nel dibattito politico, sui giornali e nella comunicazione pubblicitaria, la transizione ecologica e la lotta ai cambiamenti climatici sembrano avere minore centralità nel dibattito pubblico. Cresce la sensazione che manchi un impegno comune nella lotta ai cambiamenti climatici.

I motivi di questa disillusione sono molteplici, secondo coloro che si sentono personalmente meno motivati. Ci sono ragioni economiche, come la preoccupazione delle ricadute occupazionali (indicata dal 30% dei demotivati) e il rischio che l’Europa venga danneggiata rispetto alla Cina (24%), e un generale senso di impotenza: il 31% indica infatti tra le cause della scarsa motivazione l’eccessiva grandezza del problema, sul quale si sente di non aver alcun impatto. Fra le cause principali c’è però anche quella comunicazione che genera allarmismo, indicata dal 23% dei demotivati.

Comunicare le soluzioni più che i problemi

Ma la comunicazione può avere un ruolo anche nell’invertire la tendenza. La richiesta che emerge più spesso è quella di un messaggio più ottimista e meno orientato a spaventare le persone. Il primo suggerimento che esce dal sondaggio è utilizzare una comunicazione più incentrata sulle soluzioni che sui problemi, opzione che farebbe sentire più motivato il 77% delle persone intervistate.

Sarebbero apprezzate anche una comunicazione maggiormente concentrata sui benefici economici della transizione ecologica (il 63% si sentirebbe più motivato) e un messaggio che non faccia leva esclusivamente sulla paura (61%). Una comunicazione che colpevolizza le persone (56%), una comunicazione più focalizzata sulla vita quotidiana che sul salvare il mondo (56%) e una comunicazione più concentrata sugli aspetti scientifici della transizione (58%) scalderebbero meno la motivazione degli italiani.

“Un aspetto molto interessante dell’indagine riguarda lo scarto fra la motivazione delle persone nella lotta ai cambiamenti climatici e la percezione dell’impegno collettivo, pubblico”, spiega Lorenzo Pregliasco, cofondatore di Youtrend. “Il coinvolgimento delle persone nella transizione ecologica rimane forte, ma al tempo stesso più del 40% degli intervistati condivide l’idea che gli altri si stiano impegnando meno”.

Come mostra il sondaggio, “anche la comunicazione gioca un ruolo importante nel motivare le persone e nel far percepire l’impegno di istituzioni e imprese nella transizione ecologica. Un ruolo che può essere sia positivo, con messaggi più coinvolgenti e orientati alle soluzioni, sia negativo, con messaggi freddi o troppo catastrofisti, che rischiano di scoraggiare le persone. Il 77% degli intervistati si sentirebbe più motivato da un messaggio orientato alle soluzioni, piuttosto che ai problemi. Per questo è importante per i soggetti coinvolti nella transizione ecologica comunicare in modo efficace il loro impegno, con messaggi in grado di coinvolgere e costruire consenso”, conclude Pregliasco.

 

In copertina: foto di Almira Manduriao, Unsplash