Anche se hanno in comune lo stesso scopo, cioè riutilizzare un prodotto giunto a fine vita, riciclo e upcycling non sono sinonimi. Mentre il processo del riciclo, infatti, si focalizza sul recupero delle materie prime, l’upcycle presuppone un’ottica rigenerativa che valorizza lo scarto e non degrada il materiale originale.
È da questo concetto che parte Samuele Cattaneo nel suo nuovo libro, La parabola del riuso creativo. Una seconda chance per le cose e le persone, pubblicato il 27 agosto da Edizioni Paoline e che Materia Rinnovabile ha potuto leggere in anteprima. Cattaneo, di formazione filosofo, insegnante e videomaker, racchiude in questo testo l’urgenza di affrontare la conversione ecologica a tutti i livelli, proponendo al lettore di allenare la pratica del riuso creativo come stile educativo dell’animazione oratoriana. Un breve testo ricco di stimoli ed esempi concreti, per guardare allo scarto come risorsa per un’economia (e una società) più circolare.
La strategia dell’upcycling
Il libro ripercorre la parabola del riciclo, sottolineando che si tratta di un processo utile a recuperare i materiali, ma che tendenzialmente ritarda il loro conferimento in discarica, senza tuttavia impedirlo: al contrario, l’upcycling è la meta ideale da raggiungere per portare avanti un nuovo paradigma.
“Il riciclo è una soluzione emergenziale”, spiega a Materia Rinnovabile Samuele Cattaneo. “La soluzione sarebbe che tutto fosse veramente progettato fin dall'inizio per poterlo poi smontare e recuperare perfettamente, che è quello che proponevano già vent’anni fa l’architetto William McDonough e il chimico Michael Braungart. Ma credo che questo concetto non sia ancora stato pienamente compreso. Con questo libro voglio stimolare un meccanismo critico nei confronti del riciclo. Basterebbe rifarsi all’esperienza dei nostri nonni, che riutilizzavano e reinventavano per risparmiare. Oggi è tempo di ampliare questa sensibilizzazione ecologica, ci sono molti motivi per farlo.”
Nel libro, Cattaneo fa l’esempio dei capi in pile ricavati da bottiglie riciclate, a cui sono associati, scrive, anche “altri polimeri meno salutari. Ammesso che nella raccolta differenziata tali sostanze vengano ben separate, il processo di lavorazione non può evitare che molecole tossiche finiscano nel processo produttivo […] Ebbene, questo pile non tornerà mai più bottiglia. Quando la felpa finirà in discarica, non sarà più riciclabile, e la sua presunta ‘eliminazione’ potrebbe creare più danni delle bottiglie di polietilene.”
Il riuso creativo nell’educazione
Secondo Cattaneo, perché possa avere un esito positivo, l’upcycling deve diventare un cambiamento di paradigma che coinvolga anche le istituzioni e la cittadinanza. Cita quindi l’esempio di un progetto che ha trasformato le tavole di legno ricavate dai rottami delle navi naufragate a Lampedusa in strumenti musicali, precisamente violini e violoncelli, da parte delle persone detenute nel carcere milanese di Opera. “Da uno strumento legato alla morte ne è uscito un oggetto artistico”, ci spiega Cattaneo. “E tutto questo applicando la nostra Costituzione, che dice che il carcere è determinato alla riabilitazione, quindi alla creazione di nuovi cittadini come primo obiettivo.”
Inoltre, ribadisce l’autore, il testo vuole stimolare il riuso creativo come una buona pratica nel campo educativo in ambito oratoriano, partendo dall’esperienza di Renzo Maggi. Importante collaboratore della Fondazione oratori milanesi (FOM), Maggi a sua volta si ispirò al metodo robinsoniano, una pratica di animazione del tempo libero nata nel secondo dopoguerra e basata sul riuso dei rottami. Oggi, ci dice Cattaneo, serve riapplicare questa tecnica recuperandone il significato anticonsumista e ambientalista.
“Bisogna tener conto che ormai l'emergenza ecologica non è soltanto importante in sé, ma è anche sotto la pelle dei ragazzi, è un’urgenza che vivono in maniera diretta”, spiega l’autore. La consapevolezza della crisi climatica e dell’inazione da parte di chi è al potere, infatti, può trasformarsi in una forma di ecoansia, comune soprattutto tra i più giovani.
“Lo scopo di questo libro è sollecitare animatori oratoriani a fare un upcycling del modo di fare animazione negli oratori, che usi il linguaggio che parlano i giovani, e la loro esperienza concreta, che è anche quella dei disastri ecologici e del surriscaldamento globale. Partendo da questa loro realtà, serve trovare nuovi modi di fare animazione che abbiano anche una ricaduta concreta, come quella di cui parlo nel libro, il Pronto soccorso giocattoli (P.S. TOYS)”.
L’ultimo capitolo, infatti, lancia una proposta innovativa: raccogliere giocattoli rotti e portarli, come fossero pazienti, a riparare. Mentre adulti e adolescenti si occupano di aggiustarli, bambini e bambine in attesa potranno svolgere altre attività che li stimolano alla creatività e al riuso, disincentivando la tendenza all’eccessivo consumismo. Oltre a un’attività di gioco intergenerazionale, il progetto si pone anche l’obiettivo dell’educazione ai regolamenti ospedalieri reali, e dell’informazione e promozione della donazione degli organi.
In copertina: foto di Samuele Cattaneo