Il Consiglio Ambiente dei Ministri europei si riunirà il 18 dicembre e discuterà, tra gli altri, del Regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggio. L’ultima bozza di compromesso preparata dall’attuale presidenza Spagnola è sostanzialmente in linea con la proposta della Commissione europea, anche per quello che riguarda i due articoli più controversi: il divieto ad alcuni tipi di prodotto monouso (art. 22) e gli obiettivi obbligatori di riuso e ricarica (art. 26).
Su questi due articoli c’è stata una forte pressione da parte dell’industria della ristorazione e del cibo da asporto, e per il loro indebolimento si sono adoperati gli Europarlamentari italiani, riuscendo a farne rivedere al ribasso gli obiettivi nella relazione adottata dal Parlamento europeo lo scorso 22 novembre. In vista dell’incontro del 18 dicembre, Italia e Finlandia cercano quindi ora di trovare consenso presso gli altri Paesi europei per indebolire le disposizioni sugli imballaggi monouso e gli obiettivi di riuso e ricarica anche in seno al Consiglio dei Ministri.
La bozza di compromesso della presidenza spagnola
In linea con la proposta della Commissione europea, la bozza della presidenza spagnola (documento inedito ma che Materia Rinnovabile ha potuto consultare) conferma il divieto per imballaggi monouso in plastica raggruppati (ad es. pellicole di fascicolazione e pellicole termoretraibili), imballaggi monouso per frutta e verdura fresca (reti, sacchetti, vassoi, contenitori), contenitori monouso in plastica, compositi, altri imballaggi monouso (contenitori per alimenti, tazze, vassoi, scatole), imballaggi monouso per alimenti e bevande riempiti e consumati all'interno dei locali del settore HORECA (bustine, vaschette, vassoi, scatole), imballaggi monouso per hotel in miniatura (flaconi di shampoo, flaconi di lozioni per mani e corpo, bustine di sapone in miniatura).
Per quello che riguarda gli obiettivi di riuso e ricarica, la bozza della presidenza spagnola ha conservato gli obiettivi al 2030 e al 2040 di imballaggi riutilizzabili all’interno di un sistema di riutilizzo o di un sistema che consenta la ricarica, aggiungendo però che questi siano degli obiettivi minimi (at least, “almeno”). Per i cibi pronti da asporto, almeno il 10% al 2030 e almeno il 40% al 2040; per le bevande fredde e calde da asporto, almeno il 20% al 2030 e almeno l’80% al 2040. Per le bevande alcoliche e non analcoliche, almeno il 10% al 2030 e almeno il 40% al 2040. Per il vino, tali obiettivi sono del 5% e 10%, rispettivamente, al 2030 e al 2040.
Per rispondere alle numerose critiche sugli obiettivi di riuso, la presidenza spagnola ha introdotto un meccanismo che consente a un operatore economico di ottenere una deroga o far slittare il termine entro il quale deve raggiungere tali obiettivi. Per esempio, se i produttori e distributori di bevande non possono garantire che il 10% dei loro prodotti sia disponibile in imballaggi riutilizzabili entro il 2030, potrebbero chiedere “in via eccezionale e per cause eccezionali” una deroga per un massimo di cinque anni.
Le richieste di Italia e Finlandia
“Pur apprezzando gli sforzi compiuti dalla presidenza spagnola” Italia e Finlandia esprimono “preoccupazione” per alcune misure incluse nella bozza e in preparazione del Consiglio Ambiente del 18 dicembre, e cercano sostegno presso gli altri Paesi per indebolire le disposizioni su monouso e riuso anche nella relazione che sarà adottata del Consiglio europeo. Come rivelato il 1° dicembre dal giornale di informazione politica Contexte, i due Paesi hanno invitato i loro omologhi a firmare un “non-paper” (che Materia Rinnovabile ha potuto consultare) nel quale chiedono che siano evitate le restrizioni sugli imballaggi monouso, soprattutto per quanto riguarda alimenti e bevande e che siano evitati gli obiettivi di riutilizzo obbligatori, sempre soprattutto per quanto riguarda alimenti e bevande.
Secondo quanto proposto nel non-paper, in ogni caso, dovrebbero essere previste esenzioni quando “è dimostrato che i formati monouso offrono i migliori risultati ambientali; gli operatori economici possono dimostrare un'elevata percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti generati dagli imballaggi che immettono sul mercato” e “gli Stati membri sono in grado di raggiungere un elevato tasso di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio per materiale e alti tassi di riciclaggio”.
Le critiche
"Si tratta di un tentativo imbarazzante e sconsiderato di favorire gli interessi di alcune lobby dell'usa e getta ‒ commenta a Materia Rinnovabile Marco Musso, senior Policy Officer for Circular Economy and Fiscal Reform allo European Environmental Bureau ‒ Questo paper ripropone gli argomenti che hanno inquinato il dibattito con affermazioni infondate, studi poco trasaparenti e paure esagerate riguardo ai presunti impatti su salute e sicurezza alimentare. Il documento si concentra nel minare le misure più cruciali per prevenire i rifiuti, ma non offre alcuna alternativa credibile per fermare la crescita incontrollata dei rifiuti di imballaggio. In questo modo amplia il divario tra gli obiettivi vincolanti di prevenzione dei rifiuti per gli Stati membri (art.38) e le misure concrete per raggiungerli”.