Di notte, tra i giardini e nei boschi, un piccolo protagonista si muove silenzioso. Con udito e olfatto eccezionalmente sviluppati, il riccio europeo (Erinaceus europaeus) riesce a percepire il movimento di un lombrico a diversi centimetri di profondità. È anche per accogliere creature come lui – insieme ad uccelli, piccoli mammiferi e insetti impollinatori – che nasce il progetto BioForest di Rete Clima, dedicato alla creazione di veri e propri hotspot di biodiversità all’interno delle aree urbane ed ai loro margini, anche recuperando aree marginali e residuali.
Rete Clima, network tecnico multidisciplinare che accompagna le aziende in progetti di decarbonizzazione, ESG ed economia circolare, ha lanciato nel 2024 il progetto BioForest con un obiettivo preciso: costruire foreste come ecosistemi vitali e resilienti, con obiettivo di rigenerare il territorio attraverso la natura e la biodiversità.
“Volevamo spingerci oltre il concetto classico di forestazione e immaginare spazi e modi per rigenerare gli habitat naturali e tutelare la biodiversità”, spiega a Materia Rinnovabile Paolo Viganò, fondatore di Rete Clima. “Così, sulla base delle numerose esperienze nell’arco dei nostri 15 anni di attività forestale in Italia, abbiamo sviluppato un modello tecnico innovativo di progettazione forestale, realizzazione e gestione che permette di creare foreste orientate specificamente a questo scopo. La nostra visione parte dal presupposto che le città e le aree periurbane necessitino sempre più di verde, non solo con funzione ornamentale ma, quanto più, anche ecologica, in un contesto di forte impatto territoriale dovuto al riscaldamento climatico.”
La biodiversità al centro
Le BioForest sono foreste ad alta densità, caratterizzate da una predominanza di arbusti. Queste strutture “basse e fitte” crescono molto rapidamente, generano un microambiente ideale per la fauna offrendo rifugio, nutrimento e siti di riproduzione. Oltre a diventare un vero e proprio ponte fra natura e città, dove la biodiversità viene restaurata e tutelata, queste foreste forniscono una molteplicità di servizi ecosistemici: dalla produzione di ossigeno all’assorbimento di CO₂, alla funzione ricreativa e paesaggistica, fino al miglioramento della qualità del suolo, altra componente essenziale per la conservazione della biodiversità, visto che in un solo cucchiaino di terra convivono più organismi viventi che persone sull’intero pianeta.
“Questi spazi diventano sempre più importanti per contrastare le isole di calore e migliorare la qualità della vita”, spiega Viganò. “Con le BioForest riusciamo a rispondere a più esigenze contemporaneamente: rigenerazione urbana, adattamento climatico e, soprattutto, tutela e promozione della biodiversità territoriale.”
La rapida crescita delle piante, la presenza di arbusti, la copertura del suolo ed il microclima interno favoriscono un rapido “affrancamento” delle piante, con un fabbisogno più limitato di manutenzione. Si tratta, in pratica, di una soluzione per lasciare che la natura si riprenda i propri spazi, ritrovando un equilibrio ecologico ottimale e generando benefici sia per le persone sia per la flora e la fauna che le abitano. È anche una forma di adattamento al riscaldamento climatico, dato che le piante crescono più rapide e vigorose, sopportando meglio gli stress ambientali collegati alle mutate condizioni meteorologiche estive, ormai caratterizzate da temperature alte e da intervalli molto più ampi tra eventi piovosi.
“Con le BioForest il suolo viene coperto in tempi brevi da una vegetazione densa e vitale, che limita l’insediamento delle specie infestanti”, spiega il fondatore di Rete Clima. “La piantagione fitta e con limitati spazi vuoti tra le piante crea una rete compatta di radici e chiome, lasciando poco spazio alle specie indesiderate.”
Si tratta di soluzioni tecniche che si adattano bene all’ambito urbano e periurbano e che “spesso vengono realizzate in piccoli nuclei multipli, ripetuti numerose volte sul medesimo territorio, dando vita a vere e proprie reti ecologiche territoriali”, aggiunge Viganò. “Pur essendo di piccole dimensioni, questi ecosistemi hanno una elevata fitness e possiedono una importante capacità di dispersione dei semi. La presenza di più bioforeste in un medesimo territorio può quindi amplificare significativamente la biodiversità locale, le bioforeste possono quindi fungere da veri e propri hot-spot da cui la biodiversità si diffonde gradualmente nei territori circostanti.”
Aziende, rigenerazione, scuole e cittadinanza: la rete intorno alle foreste urbane
Nell’ambito della Campagna Foresta Italia di Rete Clima a oggi sono state realizzate oltre cinquanta BioForest su tutto il territorio nazionale. Il modello di generazione delle bioforeste si basa sulla collaborazione con le aziende, che finanziano gli interventi su aree pubbliche di comuni o di altri enti pubblici, allo scopo di donare natura ai territori ed ai cittadini che li abitano. “Le aziende ci contattano quando vogliono recuperare un’area del loro territorio o della comunità in cui operano, e insieme studiamo il progetto più adatto”, spiega Viganò.
Oltre al coinvolgimento delle aziende quali sostenitori dei progetti, le scuole locali diventano protagoniste delle iniziative di riforestazione con appuntamenti di piantagione che si trasformano in esperienze educative e partecipative. I ragazzi scoprono sul campo il valore della biodiversità e osservano come nasce una foresta, costruendo un legame concreto con il proprio territorio. In questo modo si unisce il coinvolgimento diretto delle comunità, grazie al contatto con la natura e all’informazione ambientale, con la partecipazione delle aziende, che piantano alberi insieme ai volontari dentro questi progetti caratterizzati da benefici ambientali ampi, monitorati e misurati.
E quando si lavora con soluzioni innovative orientate all’ottimizzazione della crescita forestale, i risultati non tardano ad arrivare. Le rilevazioni di Rete Clima relative al monitoraggio 2024/2025 attualmente in corso specialmente a favore degli impianti forestali in Lombardia, evidenziano un incremento della copertura vegetale fino al 41% rispetto a foreste di pari età e ad una riduzione dell’effetto isola di calore pari al 21%. Il monitoraggio condotto sul campo mostra il ritorno di numerose specie di insetti e di avifauna all’interno delle nuove aree forestali, mentre la presenza di alberi e arbusti autoctoni si conferma efficace nel contenere la diffusione di specie esotiche e invasive.
Queste soluzioni possono peraltro partecipare ai percorsi Nature Positive delle aziende, promossi con lo scopo di aumentare la compatibilità ecologica delle imprese attraverso la riduzione dei loro impatti sulla biodiversità e la rigenerazione dei territori.
In copertina: foto di Marek Bukovan, Unsplash
