Da circa quindici anni Rete Clima supporta le aziende nei propri processi di decarbonizzazione, di forestazione e di sviluppo di nature-based-solutions (NBS) in Italia e – più in generale – in progetti ESG e nella loro rendicontazione. Il suo progetto più ambizioso è la Campagna Foresta Italia, che punta a unire mondo pubblico e privato per rigenerare terreni degradati o non efficacemente utilizzati, soprattutto in ambito urbano, lungo tutto lo Stivale. Un unico grande progetto di filiera orientato alla rigenerazione, in grado di fare scuola. Ne abbiamo parlato con il fondatore di Rete Clima, Paolo Viganò.
Oggi 12 giugno festeggiate il terzo compleanno della Campagna Foresta Italia. Come nasce questa campagna?
Foresta Italia nasce nel 2022 per mettere a sistema e per ottimizzare una serie di approcci positivi, di esperienze, di soluzioni tecniche, di relazioni, di partnership consolidate nei dieci anni di precedente attività forestale di Rete Clima. La Rete, oggi impresa sociale non profit, è infatti nata nel 2011 e da lì ha avviato le proprie attività ambientali e forestali in Italia e all’estero. La Campagna è cresciuta grazie alle numerose aziende che hanno creduto nella nostra modalità di promuovere le foreste e di tutelare la biodiversità. Con un track record importante – possiamo dire che siamo i nonni della forestazione finanziata dalle aziende in Italia – oggi siamo in grado di dire che sono stati raggiunti risultati che vanno oltre i numeri. Ovvero abbiamo dimostrato che si può costruire una nuova logica di cura e di gestione dei territori, mettendo in relazione soggetti pubblici e privati, mondo profit e non-profit, valorizzando le filiere virtuose italiane, creando le condizioni per riqualificare territori urbani e periurbani, sviluppando competenze tecniche e creando opportunità.
E se dovessimo scegliere un numero per raccontare la Campagna Foresta Italia?
132.000: sono gli alberi piantati a oggi nelle venti regioni italiane raggiunte, durante i 3 anni di Campagna. Rete Clima è infatti l'unica realtà tecnica che si occupa di forestazione per aziende che lavora in tutte le regioni del paese, promuovendo azioni che non si limitano alla forestazione o riforestazione (post calamità), ma che si aprono alla gestione forestale sostenibile, certificata secondo standard PEFC, alla tutela e promozione della biodiversità nei vari territori, alla cura forestale, a soluzioni NBS innovative.
Quali sono i punti di forza?
La visione e l’approccio tecnico, che si declinano nella scelta delle specie autoctone, nella progettazione forestale che realizza boschi diversi per specie, età, densità forestale, nell’attenzione anche alla gestione del suolo, nelle attività manutentive post impianto. Sono tutti fattori che permettono che una specifica foresta abbia una valenza più o meno orientata verso un particolare servizio ecosistemico, pur dentro la naturale multifunzionalità che tipicamente contraddistingue le NBS. Quando si vuole rigenerare una foresta non basta pensare solo ad api e impollinatori, ma serve una visione olistica orientata alla biodiversità, che includa i piccoli mammiferi, l'avifauna, i rettili e non solo.
Rete Clima lavora gestendo terreni pubblici con risorse private. In questo modo genera un circolo virtuoso che sostiene un bene pubblico come la natura, laddove lo stato e gli enti territoriali non dispongono di sufficienti risorse.
Praticamente la totalità dei nostri progetti è realizzata in terreni pubblici. Foresta Italia è infatti un’iniziativa finalizzata a creare un'alleanza tra pubblico e privato, ma anche tra mondo profit e non-profit. In questo modo i progetti ambientali hanno anche un impatto sociale diffuso, visto che il verde pubblico ha benefici sulla salute e sul benessere psicofisico. Restituiamo natura ai cittadini.
Un progetto di successo?
Alle porte di Milano abbiamo una collaborazione molto proficua con una serie di comuni, tra cui quello di Nova Milanese. Qui, dopo un avvio di forestazione “tradizionale”, il comune ci ha offerto di lavorare a sempre nuovi progetti di forestazione e di recupero anche di aree marginali, a favore della biodiversità. Qui abbiamo realizzato anche delle miniforeste (BioForest) che sono piaciute tantissimo al comune e ai suoi abitanti. Un altro progetto di cui siamo fieri è Bosco Ferrari, che tra Maranello e la provincia di Modena ci ha portato a piantare molte migliaia di alberi e arbusti con un reale e concreto impatto di rigenerazione territoriale.
Rigenerare i territori e promuovere la biodiversità è uno degli obiettivi dell’Accordo di Kunming-Montreal. Possono Campagne come Foresta Italia contribuire agli obiettivi nazionali di ripristino degli ambienti naturali compromessi?
È soprattutto la natura in ambito urbano che necessita di interventi di rigenerazione: si pensi solo all’eccessiva pavimentazione o alla riduzione di biodiversità. Dobbiamo passare dalla visione del verde urbano solo come giardino, o come aiuola o come verde ornamentale, a una visione di “natura in città” che abbia una propria estensione e funzione ecologica, riportando gli elementi forestali là dove servono per fornire servizi ecosistemici di gestione dell’acqua piovana, di ombreggiatura e raffrescamento, di purificazione dell’aria e non solo. La forza è lavorare in filiera: dalla scelta delle piante nei vivai associati a Coldiretti con i contratti di coltivazione, ai partner pubblici per la scelta delle aree di protezione dei suoli, fino agli esperti per la gestione manutentiva. E non parliamo di piccoli progetti da 50-100 piante in aree private, ma di sistemi di migliaia di piante integrate in ecosistemi fruibili, pubblici. Ottimizzando i costi e gestendo a lungo termine quanto realizzato.
Chi sono le aziende che sostengono il progetto?
L'interesse sta crescendo molto anche nelle PMI, mentre le grandi aziende già da tempo hanno posto l’attenzione sui temi di rigenerazione, soprattutto i soggetti che hanno interesse a lasciare un’impronta positiva sul territorio dove operano.
Misurate in termini economici gli impatti dei progetti di Rete Clima?
Oggi utilizziamo varie metriche che convertono gli impatti ambientali positivi delle foreste in valori “fisici” o anche in valori economici, collegati ai servizi ecosistemici da loro generati. Non sempre le Aziende ce lo hanno richiesto, ma quando serve abbiamo le competenze per fornire queste informazioni. Certamente in questi ultimi anni sta cambiando molto il quadro, considerato che alle aziende oggi servono dati per la rendicontazione di sostenibilità nei propri report ESG e nei Bilanci di sostenibilità, finalizzati a condividere con gli stakeholder gli aspetti non finanziari del proprio operato. Ma la vera svolta per le aziende è capire che stanno partecipando a un cambio di sistema, dentro a una Campagna che ha realmente le potenzialità di offrire soluzioni di rigenerazione a tanti territori del paese.
In copertina: foto di Rete Clima