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Le riserve idriche nascoste del pianeta sono state appena mappate con un livello di dettaglio senza precedenti. L’International Groundwater Resources Assessment Centre (IGRAC) ha pubblicato l’edizione 2025 della sua mappa Transboundary Aquifers of the World, una risorsa di riferimento che rappresenta i sistemi idrici sotterranei che si estendono oltre i confini internazionali.

Lanciata per la prima volta nel 2009, la mappa è diventata un punto di riferimento per governi, scienziati e organizzazioni internazionali impegnati nella gestione condivisa delle risorse idriche. La nuova edizione, presentata quest’anno, segna un passo in avanti significativo: introduce una metodologia più raffinata, nuovi strati tematici collegati all’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6.5.2 delle Nazioni Unite sulla cooperazione per le acque transfrontaliere e un design più accessibile.

426 acquiferi mappati in tutto il mondo

L’aggiornamento ha ridisegnato il quadro delle acque sotterranee globali. Sono stati identificati 29 nuovi acquiferi transfrontalieri (TBA), 41 sono stati rivisti e 91 rimossi a causa di prove insufficienti o di delimitazioni più precise. Il totale arriva ora a 426. Per la prima volta, la mappa fornisce anche informazioni descrittive per ciascun acquifero − come tipologia e litologia − accessibili tramite il visualizzatore interattivo online di IGRAC.

Un compito complesso ma vitale

A differenza di fiumi o laghi, gli acquiferi restano nascosti alla vista. Mappare questi sistemi è tecnicamente complesso e richiede dati geologici e idrologici spesso scarsi o inaccessibili. L’edizione 2025 si basa su circa 150 fonti, dalla letteratura scientifica peer-reviewed alla cosiddetta grey literature, e ha visto la collaborazione con istituzioni regionali. La supervisione scientifica è stata fornita da un comitato della International Association of Hydrogeologists.

“La differenza con i bacini idrici superficiali è evidente”, spiega a Materia Rinnovabile Arnaud Sterckx, autore principale della mappa e della metodologia. “Con i bacini idrici superficiali non abbiamo quel problema: sappiamo dove si trovano. Con gli acquiferi transfrontalieri è completamente diverso. Per identificarli e delimitarli servono dati. Parliamo di una risorsa che è sotterranea, essenzialmente invisibile, e tridimensionale. Ci possono essere diversi acquiferi sovrapposti, e serve quindi sviluppare una comprensione tridimensionale del sottosuolo.”

Servono, continua Sterckx, “dati provenienti dai pozzi. Ma il problema è che questi dati non sono sempre disponibili. In molti luoghi non esistono pozzi, o i pozzi sono stati perforati senza che i dati venissero raccolti, e non c’è monitoraggio. In altri casi i dati esistono ma non sono accessibili: possono essere considerati sensibili, e quindi non vengono condivisi. Se si vogliono identificare gli acquiferi transfrontalieri, questi dati devono essere disponibili e condivisi tra i paesi coinvolti.”

Raccogliere più informazioni

L’edizione 2025 non si limita a tracciare nuovi confini. Fa luce anche su come gli acquiferi e i sistemi acquiferi vengono definiti e compresi. “Questo era il secondo obiettivo della revisione della mappa”, aggiunge Sterckx. “Il primo, come in passato, era aggiornare i confini degli acquiferi. Ma questa volta volevamo andare oltre e raccogliere più informazioni, proprio a causa delle difficoltà nel definire i TBA. Il risultato è una mappa che include diversi tipi di acquiferi transfrontalieri.”

Ad esempio, un sistema acquifero – come un bacino sedimentario – può contenere più acquiferi interconnessi. A volte i ricercatori riescono a identificare i singoli acquiferi all’interno di questi sistemi; in altri casi viene mappato solo il sistema più ampio. “A seconda della disponibilità di informazioni, a volte è stato identificato il sistema acquifero transfrontaliero, altre volte i singoli acquiferi. Questa è una differenza importante”, sottolinea Sterckx.

“Un’altra differenza riguarda le modalità di delimitazione dei TBA. In molti casi ci si basa sulle carte geologiche: si confrontano le formazioni geologiche ai due lati del confine e, se risultano simili e permeabili, si assume l’esistenza di un TBA. Spesso non c’è un’indagine molto più approfondita di questa. In altri casi la delimitazione si basa sulla topografia, o su una combinazione di criteri. Abbiamo voluto raccogliere anche queste informazioni per rendere i lettori consapevoli delle sfumature e delle difficoltà che caratterizzano la delimitazione degli acquiferi transfrontalieri.”

Implicazioni per policy e cooperazione

Oltre alla scienza, la mappa ha implicazioni dirette per la diplomazia e la governance delle risorse idriche. Evidenzia non solo dove esistono gli acquiferi, ma anche il grado di conoscenza disponibile su di essi. “Per le politiche, questi due aspetti sono probabilmente i più rilevanti”, spiega Sterckx. “Il primo – il livello di informazione – è la nostra valutazione basata sulla letteratura esaminata. Lo abbiamo classificato come limitato, moderato o buono. Questo mostra dove sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere un buon livello di conoscenza. Il secondo è il confronto con i rapporti sull’indicatore 6.5.2 degli SDG. Qui osserviamo alcune discrepanze tra quanto riportato dai paesi e le informazioni che abbiamo raccolto. Ciò potrebbe spingere i paesi ad aggiornare i propri rapporti o a stimolare ulteriori revisioni della mappa.”

Infine, conclude, Sterckx, “credo che, in termini di lavori futuri, ci sia ancora molto da fare in Europa. Il monitoraggio e la ricerca sulle acque sotterranee sono in generale ben sviluppati nei paesi europei, ma sembrano esserci pochi casi in cui gli acquiferi transfrontalieri siano stati segnalati congiuntamente. Situazioni simili si riscontrano anche in altri continenti, quindi sarà necessario continuare a promuovere la condivisione dei dati e la cooperazione transfrontaliera.”

 

In copertina: foto di Vasudha Nagaraju, Unsplash