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da Mosca - Il Kazakistan è preoccupato per il rapido abbassamento del Mar Caspio, il cui livello ha raggiunto il suo minimo storico per la seconda volta in un secolo. È un fenomeno che ha ricadute immediate tanto sugli ecosistemi naturali quanto sulle attività economiche, dall’industria ittica alle reti logistiche internazionali. E si teme che nel lungo periodo il più grande specchio d’acqua interno del continente eurasiatico possa seguire il destino del lago d’Aral.
I lavori di dragaggio messi in atto per tenere le vie d’acqua aperte sembrano insufficienti e il Kazakistan vede una via d'uscita per evitare il disseccamento dei suoi porti, Aktau e Kuryk, solo nella cooperazione con gli altri paesi del bacino. In particolare con Mosca, alla quale chiede di garantire un maggiore afflusso di acqua dal Volga che contribuisce per oltre l’80% a rimpinguare lo stock idrico del Caspio.
Gli esperti da noi consultati, tuttavia, ritengono che il progressivo abbassamento del livello del Caspio dipenda più dal processo di evaporazione che dal ridotto apporto dei fiumi, il quale, a sua volta, sarebbe legato più al surriscaldamento globale che all’intervento umano.
Infine, lo studio degli annuari statistici mostra un andamento ciclico delle fasi di innalzamento e abbassamento delle acque. Ciò contribuirebbe a ridimensionare la responsabilità degli interventi umani lungo gli immissari, lasciando però valide tutte le teorie sui mutamenti climatici.
Il Mar Caspio si sta prosciugando velocemente
Né mare, né lago, la gestione delle acque del Caspio è regolata dalla Convenzione del 2018, sottoscritta dai paesi rivieraschi. Il suo livello è misurato attraverso il Baltic Height System, che prende come riferimento il mareografo di Kronstadt, rispetto al quale si trova più in basso. Pertanto è indicato con valori negativi.
La superficie del Caspio attualmente si attesta a -29,21 metri rispetto al livello 0, un dato molto vicino al minimo storico, registrato nel 1977. Tra il 1900 e il 2023 il livello del Mar Caspio è fluttuato tra i circa 25 e i circa 29 metri sotto il livello del mare. Vale a dire entro un range di oltre 3 metri.
Tuttavia, il ministero delle Risorse idriche del Kazakistan ritiene che entro il 2030 la misurazione potrebbe sfondare il margine inferiore dell’intervallo e scendere a -29,5/30,2 metri sotto il livello del Baltico, se gli stati rivieraschi non adotteranno misure congiunte per arginare il disseccamento.
A causa del fondale poco profondo, è proprio nella parte nord-orientale del bacino che gli effetti dell'abbassamento delle acque sono più visibili. La linea di riva è arretrata di diversi chilometri in pochi anni e i geografi dell’Accademia russa delle scienze conducono persino spedizioni per registrare la formazione di nuove isole a sud dell’estuario del Volga.
La crisi del Caspio colpisce soprattutto il Kazakistan
È lungo le coste del Kazakistan, le più estese del bacino, che si registrano conseguenze più gravi. “Sappiamo benissimo che entro 75 anni potremmo perdere questa superficie d'acqua”, ha dichiarato il parlamentare kazako Sergej Ponomarev. “Il livello medio di perdita del mare è di 7 centimetri l'anno. E questa tendenza è in atto da circa 20 anni. Letteralmente tra 15 anni scopriremo cosa sono i migranti ambientali."
Secondo il Ministero dell’ecologia e delle risorse naturali del Kazakistan, dal 2006 la superficie dell’acqua del mare è diminuita di oltre 31.000 chilometri quadrati. Se, per ipotesi, il livello dell'acqua scendesse di altri dieci metri, andrebbe perso fino al 45% delle zone di riproduzione degli storioni, storicamente importanti per l’industria ittica locale. Il porto di Aktau si ritroverebbe a 89 chilometri dal mare. In caso di un calo critico dei livelli delle acque, il 37% della superficie del Mar Caspio potrebbe andare completamente perso, fino a 143.000 chilometri quadrati, e le perdite economiche della regione potrebbero superare i 10 miliardi di dollari all'anno.
L’abbassamento del fondale rischia di tagliare fuori il Kazakistan dai grandi progetti infrastrutturali dell’Asia centrale. Per evitare l’incagliamento, le navi non possono viaggiare al massimo della capacità di carico. Laddove possibile le società di spedizione si orientano verso navi di dimensioni minori, con conseguente aumento dei costi e crollo dei profitti. Così, è a rischio tanto il corridoio Nord-Sud promosso dalla Russia quanto l'integrazione del Caspio nella One Belt, One Road Iniziative della Cina.
Il ruolo del fiume Volga
Le autorità del Kazakistan ritengono che per stabilizzare il livello del Mar Caspio sarebbe necessaria una fornitura annua di 279 chilometri cubi di acqua dai circa 130 fiumi che sfociano nel bacino. Dal grande fiume russo Volga, in particolare, l’afflusso dovrebbe essere di almeno 275 chilometri cubi. Tanto basterebbe a compensare gli attuali livelli di evaporazione di 334 chilometri cubi l’anno, che non vengono compensati dai soli 55 chilometri cubi di precipitazioni. Nel 2023, secondo le stime del Ministero delle risorse idriche kazako, è stato di 60-65 in meno rispetto al necessario.
Dal punto di vista giuridico, il Volga è un fiume esclusivamente russo, a differenza dell'Ural, la cui gestione è oggetto di un accordo intergovernativo tra Russia e Kazakistan. Per questo motivo Astana non può avanzare richieste dirette nei confronti della Russia, a meno che Mosca non decida di creare con gli altri rivieraschi un gruppo di lavoro congiunto ad hoc.
In una recente audizione parlamentare, il viceministro delle risorse idriche Bolat Bekniyaz ‒ oggi dimissionario – ha chiarito che il governo kazako vorrebbe “collaborare su base legale” per gestire il flusso del Volga, lungo il cui corso sono presenti i bacini artificiali di diverse centrali idroelettriche.
Le richieste del Kazakistan alla Russia
Per Stanislav Pritchin, responsabile del settore Asia centrale dell'Istituto di economia mondiale dell’Accademia russa delle scienze, tali richieste da parte kazaka sono “eccessive”. Tanto dal punto di vista legale quanto da quello materiale, difficilmente Mosca sarà pronta ad assumersi ulteriori obblighi oltre quelli già unilateralmente assunti con il progetto federale per il risanamento del Volga varato di recente.
Alle nostre richieste di commenti sulle proposte kazake, Pritchin ha ribadito che nell’intero bacino del Volga ‒ che comprende il corso principale e gli immissari ‒ attualmente “non si costruiscono o riempiono nuovi bacini, né sono in atto progetti di emungimento idrico”. Fatta eccezione, forse, proprio per l'approvvigionamento di una regione kazaka in forte deficit idrico: “Per capirci, l’Oblast di Atyrau dipende in gran parte dai canali che provengono dal Volga”. Il flusso attraverso le centrali del Volga, in funzione da decenni, è ormai stabilizzato: “Quanta acqua affluisce da monte, tanta ne defluisce a valle".
È proprio durante la costruzione dei grandi bacini idroelettrici, a partire dagli anni Trenta dello scorso secolo, che si è registrato il primo brusco abbassamento del livello del Caspio. Nondimeno, Mikhail Bolgov, ricercatore senior dell'Istituto idrologico dell’Accademia russa delle scienze, non ritiene possibile tracciare una correlazione diretta tra le variazioni di flusso del Volga e le fluttuazioni del livello del Caspio.
"A causa delle sue enormi dimensioni, il mare accumula la differenza tra afflusso ed evaporazione nel corso di decenni”, spiega. “Il suo livello si determina in funzione della somma di numerosi fattori nel corso di molti anni.”
Persino l’evaporazione non è da considerarsi un processo lineare, dal momento che tende a rallentare man mano che lo specchio d’acqua si restringe. Ed è influenzato, oltre che dalle temperature, dalla velocità dei venti. “Ecco perché diciamo che la 'memoria' del Mar Caspio è di circa 50 anni o più”, ha riassunto l'accademico. Tentare di governare il livello delle acque agendo su un unico elemento risulta, dunque, una prospettiva irrealistica.
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In copertina: il delta del fiume Volga nel punto in cui sfocia nel Mar Caspio © NASA