Con il 20% del commercio marittimo mondiale il Mediterraneo ospita alcune delle rotte più trafficate: si stima che di qui transiti il 24% della flotta globale, a cui si aggiunge oltre il 17% delle crociere mondiali. Per prevenire, ridurre e controllare l’inquinamento atmosferico provocato da questo massiccio transito navale, dal 1° maggio 2025 il mare interno dell’oceano Atlantico è diventato ufficialmente un’area di controllo delle emissioni di ossidi di zolfo (SOx) e particolato (Med SOx SECA - Sulphur Emission Control Area).
Un provvedimento che si traduce in una serie di rigorose misure obbligatorie, finalizzate a limitare allo 0,1% in massa (m/m) il tenore di zolfo nel combustibile utilizzato dalle imbarcazioni di ogni dimensione, comportando notevoli vantaggi sia per la salute umana che per l’ambiente marino.
Prevenire l’inquinamento causato dalle navi nel Mediterraneo
Il limite per il Mediterraneo è stato stabilito nel 2022 dal MEPC 79 (Marine Environment Protection Committee), ovvero la 79ª sessione del Comitato dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), che ha modificato l’allegato VI della Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento provocato dalle navi (MARPOL).
Quella dello 0,1%, introdotta per il Mediterraneo, è una soglia di contenuto di zolfo più severa rispetto a quella fissata dalla norma globale, che nel 2020 ha ridotto il precedente limite del 3,5% all’attuale 0,50% m/m.
Quali sono le zone SECA nel mondo
Il Mediterraneo si va ad aggiungere alle altre quattro SECA che erano state istituite cinque anni fa: l’area del Mar Baltico; l’area del Mare del Nord; l’area del Nord America, che comprende le aree costiere designate al largo degli Stati Uniti e del Canada; l'area del Mar dei Caraibi degli Stati Uniti, intorno a Porto Rico e alle Isole Vergini americane.
Prima dell’entrata in vigore dei nuovi limiti, la maggior parte delle navi utilizzava olio combustibile pesante, derivato come residuo dalla distillazione del petrolio greggio, che aveva un contenuto di zolfo molto più elevato: questo finiva nelle emissioni delle navi a seguito della combustione che avviene nel motore, un processo durante il quale si genera anche particolato, quell’insieme di minuscole particelle nocive sospese nell’aria, conosciute anche come polveri sottili.
Come ridurre le emissioni di zolfo
Oltre a usare olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo (VLSFO), oppure scegliere combustibili alternativi, che ne contengono una quantità scarsa o nulla, ad esempio gas naturale liquefatto o biocarburanti, l’alternativa per le navi per ridurre le emissioni di zolfo è limitare gli inquinanti atmosferici installando sistemi di depurazione dei gas di scarico, noti anche come “scrubber”.
Queste tecnologie sono progettate per rimuovere gli ossidi di zolfo dai gas di scarico dei motori e delle caldaie delle navi, che possono utilizzare olio combustibile pesante, poiché le emissioni saranno poi ridotte a un livello equivalente al limite di zolfo consentito. A metà luglio 2020 all’IMO era stata formalmente segnalata la presenza di circa 2.359 sistemi di questo tipo nel mondo, approvati come “metodo equivalente” dagli stati di bandiera.
Riduzione delle emissioni di zolfo, benefici per salute e ambiente
L’obiettivo è quello di avere un’aria più pulita: in particolare, si è prevista una riduzione del 77% delle emissioni complessive di ossido di zolfo delle navi, che corrisponde a una diminuzione annuale di circa 8,5 milioni di tonnellate.
Limitare le emissioni di ossido di zolfo prodotte dal trasporto marittimo significa tutelare la salute umana, in particolare quella delle popolazioni che vivono in prossimità di porti e coste, perché si riducono i tassi di cancro ai polmoni, malattie cardiovascolari, ictus e asma infantile. Secondo uno studio, presentato dalla Finlandia all’IMO nel 2016, senza la riduzione dei limiti di ossido di zolfo, l’inquinamento atmosferico causato dalle navi avrebbe contribuito a oltre 570.000 morti premature aggiuntive in tutto il mondo tra il 2020 e il 2025.
Anche l’ambiente ne trae notevoli benefici, poiché, una volta rilasciati nell’atmosfera, gli ossidi di zolfo possono causare piogge acide, che contribuiscono all’acidificazione degli oceani e hanno un impatto su colture, foreste e specie acquatiche. Infine, questa misura è pensata anche per ridurre la foschia causata dalle navi, aumentando la visibilità e diminuendo il rischio di incidenti marittimi.
Nuove aree SECA dal 2027
Nel 2024 il MEPC 82 ha adottato ulteriori emendamenti all’Allegato VI della Convenzione MARPOL per designare altre due aree SECA: una riguarderà l’Artico Canadese e una il Mare di Norvegia. Le modifiche entreranno in vigore il 1° marzo 2026, con effetto dal 1° marzo 2027. Queste zone diventeranno aree di controllo non solo delle emissioni di ossidi di zolfo (SOx) e particolato, ma anche degli ossidi di azoto (NOx), come la maggior parte delle altre aree già esistenti, per questo dette anche semplicemente ECA (Emission Control Area).
Gli ossidi di azoto (NOx) contribuiscono all'inquinamento atmosferico a terra e alla proliferazione algale in mare, per questo i comitati e le associazioni italiane della rete Facciamo respirare il Mediterraneo chiedono l’integrazione della loro limitazione anche per quanto riguarda il Mar Mediterraneo, attualmente interessato solo dalla SECA.
Inoltre, nel dicembre 2024 hanno chiesto al MASE di fare in modo che l’utilizzo degli scrubber sia bandito al più presto, come hanno già fatto “moltissimi stati e porti in tutto il mondo”, perché “questa soluzione, che viene purtroppo scelta sempre più spesso dagli armatori in quanto consente loro di risparmiare sul costo del carburante, è ormai assodato causi un rilevante danno all’ecosistema marino”, poiché, dopo il lavaggio dei fumi del motore, i residui tossici vengono rilasciati in mare.
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