La sezione Think Tank di Materia Rinnovabile #59, dedicato alle Infrastrutture, raccoglie un ampio ventaglio di visioni sul futuro dei sistemi infrastrutturali globali: dalla gestione delle grandi reti che servono a soddisfare i bisogni fondamentali della vita quotidiana (acqua, energia, calore, mobilità, comunicazione) alla progettazione architettonica di sistemi sempre più resilienti e inclusivi.
Abbiamo intervistato l’ingenera e docente universitaria Deb Chachra, che dei sistemi che tengono in piedi il nostro mondo dà un’interpretazione quasi filosofica, parlando di iperoggetti, responsabilità condivisa, cittadinanza infrastrutturale e di… foreste. Poi abbiamo curiosato nel portfolio di un grande nome dell’architettura internazionale, Carlo Ratti, che ci ha illustrato i princìpi alla base di alcuni dei suoi visionari progetti.
E infine abbiamo interpellato il responsabile della sostenibilità di una grande player della mobilità europea, la Rete ferroviaria italiana (RFI) per sapere come si sta preparando alla sfida della resilienza climatica (e a tante altre). Qui di seguito, un’anteprima dei temi di cui abbiamo parlato. Le interviste complete le potete leggere su Materia Rinnovabile #59.
Deb Chachra: infrastrutture come foreste
Nascoste dentro le pareti degli edifici, sotto i nostri piedi, in fondo al mare, in alto sopra le nostre teste. A volte è impossibile non notarle: nel caso di ponti o dighe, si fanno imponenti e grandiose come monumenti. Ma per la maggior parte del tempo sono avvolte da una specie di “nebbia grigia” che le rende invisibili ai nostri occhi. Almeno fino a quando, per qualche motivo, non smettono di funzionare.
Le infrastrutture – reti elettriche, sistemi idrici e fognature, gasdotti e oleodotti, telecomunicazioni, trasporti – rendono possibile la vita come oggi la conosciamo. Eppure non facciamo che darle per scontate, ignorando quasi del tutto come funzionano, come vengono progettate e costruite, e soprattutto quanto ne siamo dipendenti.
L’ingegnera indo-canadese Deb Chachra, autrice del best-seller How Infrastructure Works, ha spiegato a Giorgia Marino come le reti infrastrutturali globali plasmano le nostre vite e trasformano l’ambiente, e come, auspicabilmente, dovranno cambiare in futuro, per diventare più eque, resilienti e sostenibili. Un po’ meno monumentali, e un po’ più simili a foreste.
Carlo Ratti: farsi architetti del domani, per non esserne vittime
Architetto, ingegnere e docente al MIT di Boston, Carlo Ratti è tra le voci più influenti nel ripensare il rapporto fra tecnologia, spazio urbano e vita collettiva. Dirige il MIT Senseable City Lab e lo studio CRA-Carlo Ratti Associati a Torino, dove esplora come i dati, l’intelligenza artificiale e l’automazione possano rendere le città più sensibili, e non solo più “smart”. Dalla Biennale di Venezia al progetto X-Change di Alessandria, la sua ricerca ha sempre avuto un focus rilevante sul mondo delle infrastrutture e la loro rapida evoluzione, in una visione di progetto dove innovazione e natura si fondono, e dove la tecnologia diventa strumento di empatia, equità e trasformazione sociale.
Emanuele Bompan lo ha contattato mentre era in viaggio per chiedergli una riflessione sul futuro delle grandi infrastrutture.
Nicola D’Alessandro, ferrovie a prova di futuro
Con circa 17.000 chilometri di linee ferroviarie gestite, di cui oltre 1.400 dedicati all’alta velocità, e più di 2.200 stazioni in esercizio sull’intera rete nazionale, RFI (acronimo di Rete ferroviaria italiana) è uno dei grandi operatori dell’infrastruttura ferroviaria globale. Da solo, il Gruppo impiega l’elettricità di una piccola provincia, ed è collocato in un paese, l’Italia, che è uno degli hotspot climatici europei. Come si rende resiliente ed efficiente un’infrastruttura così grande e strategica?
Emanuele Bompan ha parlato con Nicola D’Alessandro, responsabile sostenibilità di RFI, per conoscere da vicino un esempio di transizione da una rete ferroviaria problematica a un asset a prova di futuro.
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In copertina: Deb Chachra, Carlo Ratti, Nicola D’Alessandro
