L'India potrebbe aver bisogno di 21.000 miliardi di euro per raggiungere la neutralità climatica entro il 2070 e far uscire parte della popolazione dalla povertà. Questa è la stima ufficiosa calcolata dal think tank governativo Niti Aayog, che traccia un lungo e tortuoso percorso di decarbonizzazione di una delle economie più grandi al mondo, e ancora in fase di sviluppo.
La bozza del report, visionata in anteprima da Bloomberg, dice che questo massiccio investimento dovrebbe anticipare di dieci anni, al 2045, il picco emissivo indiano. Molti dettagli non sono ancora noti, la versione ufficiale dovrebbe essere divulgata tra qualche mese. Di certo la sfida del governo Modi di tagliare le emissioni e simultaneamente far crescere economicamente le aree sottosviluppate del paese appare sulla carta molto ambiziosa.
Secondo la bozza, entro il 2070 la superficie edificata sarà più che raddoppiata e le infrastrutture stradali dovranno essere in grado di supportare fino a 190 auto ogni 1.000 persone, rispetto alle 32 attuali. Allo stesso tempo dovrebbe crescere drasticamente anche la domanda di energia, passando da 870 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio del 2020 a 2.250 milioni di tonnellate in uno scenario net zero.
Gli analisti del think tank Niti Aayon prevedono che nello scenario di neutralità climatica il mix energetico indiano sarà costituito dal 65% di fonti rinnovabili, l’11% da energia nucleare, mentre il carbone calerà al 4% rispetto all’attuale 46%.
Come procede la decarbonizzazione in india
Le proiezioni del report potrebbero cambiare, ma su una cosa sono d’accordo tutti i think tank: per decarbonizzare l’India ci vogliono tanti soldi. “Negli ultimi mesi diverse altre agenzie sono uscite con stime differenti dovute alle metodologie adottate e ai costi delle tecnologie a basso impatto”, spiega a Materia Rinnovabile Labanya Prakash Jena, direttore del think tank Climate and Sustainability Initiative. “Non sappiamo con certezza chi ha ragione, ma il messaggio che deve passare è che serve un enorme volume di capitale.”
Nonostante le incognite, Jena dice di essere ottimista, soprattutto sui target di breve termine. “Il paese sta compiendo passi in avanti sul fronte dell’efficienza energetica, è in grado di raddoppiare la capacità di produzione rinnovabile in cinque anni e inoltre sono state spente molte delle vecchie e inquinanti centrali a carbone”, aggiunge Jena. “Ridurre del 45% l’intensità carbonica entro il 2030 è un obiettivo fattibile.”
Gran parte dei progressi passa da due fattori: la geopolitica delle tecnologie, fortemente dominata dalla Cina, e le tempistiche di installazione degli impianti nucleari, che in 45 anni dovranno raggiungere una capacità produttiva di 300 gigawatt, rispetto ai meno di 9 gigawatt attuali.
L’India chiede fondi per l’adattamento
Mentre si avvicina l’inizio della COP 30 a Belem, in Brasile, l’India − come tanti altri paesi − non ha ancora definito gli obiettivi climatici nazionali per il 2035, i quinquennali Nationally Determined Contributions da presentare alle Nazioni Unite. Al momento il governo di Modi sembra più focalizzato a ottenere maggiori fondi per sostenere i costi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
Lo scorso anno, alla conferenza di Baku, la decisione finale di fissare a 300 miliardi di dollari l’obiettivo di finanza climatica − da erogare sotto forma di sovvenzioni e prestiti a basso tasso di interesse da parte dei paesi sviluppati − scatenò l’ira della delegazione indiana, che definì la cifra “irrisoria”. L'India è già duramente colpita dalle conseguenze della crisi climatica, con ondate di calore e alluvioni sempre più frequenti e distruttive. Come ha recentemente enfatizzato il ministro dell’ambiente indiano Bhupendra Yadav, “il tempo dei dialoghi senza azione è finito: è urgente che i paesi ricchi sostengano concretamente i piani di adattamento climatico dei paesi in via di sviluppo”.
L’economia indiana in via di sviluppo
Secondo la bozza, lo sviluppo economico indiano guarderà soprattutto al settore dei trasporti. Costruire strade più larghe e infrastrutture che connetteranno le grandi megalopoli con le aree rurali è cruciale per efficientare la farraginosa logistica indiana, come spiega Jena: “Accelerare il trasporto di prodotti e servizi è fondamentale per costruire poli produttivi e creare posti di lavoro in area rurali, il sistema ferroviario attuale non è abbastanza sviluppato”.
L'India è una delle economie in più rapida crescita al mondo che punta ad acquisire lo status di paese a reddito medio-alto entro il 2047. Per farlo, secondo la Banca Mondiale, dovrà mantenere un tasso di crescita medio annuo del 7,8% nei prossimi due decenni.
Ma tra vulnerabilità climatiche, lavoro informale ancora altamente diffuso, bassa partecipazione femminile alla forza lavoro e disuguaglianze nell’accesso a servizi educativi e sanitari, l’India deve fare i conti con una serie di notevoli criticità prima di tagliare il traguardo, a cento anni di distanza dalla sua indipendenza.
In copertina: foto di Lukas Kienzler, Unsplash
