Acque Bresciane non è soltanto il gestore unico del servizio idrico integrato in 114 comuni della provincia di Brescia, al servizio di oltre 680.000 abitanti. È una realtà giovane, e forse anche per questo nel 2022 la prima utility idrica in Italia a diventare società benefit. Una scelta che non è solo simbolica, ma si traduce in investimenti, dall’adozione di tecnologie predittive e smart metering, al fotovoltaico sugli impianti, fino alla depurazione in alta quota.

Oggi la società si sta preparando anche ad aggiornare il proprio Piano di sostenibilità al 2045, ma ha già obiettivi chiari su clima, parità di genere e dialogo con il territorio, facendone un laboratorio avanzato della transizione. Ne abbiamo parlato con Pierluigi Toscani, presidente di Acque Bresciane, per capire come si costruisce oggi un servizio pubblico orientato al futuro.

Toscani, dal 2022 Acque Bresciane è società benefit. Cosa ha significato per voi compiere questa scelta?

È stato un primo passo fondamentale per migliorare un contesto iniziale già favorevole, ma che richiedeva comunque un cambiamento culturale profondo e una revisione delle pratiche operative consolidate. In tal senso, essere una giovane società, nata ufficialmente nel 2017, ha facilitato questo approccio e reso il percorso verso la sostenibilità quasi naturale. Acque Bresciane è stata la prima società dell’idrico in Italia a diventare società benefit, un aspetto che sottolinea la forte convinzione verso le finalità di beneficio comune che ci siamo posti.

Come prosegue oggi il vostro impegno?

Continuiamo a guardare alla gestione efficiente e sostenibile del servizio idrico, ma anche alla creazione di valore per la comunità e per l’ambiente. In questi mesi andremo ad aggiornare il nostro Piano di sostenibilità al 2045 e lo faremo grazie a un lavoro interno ed esterno. Dentro l’azienda attiveremo tutti i canali utili per una comunicazione trasversale e di aggiornamento continuo in termini di formazione. Verso l’esterno, approfondiremo ulteriormente la catena produttiva e di relazioni con tutti i nostri stakeholder, diretti e indiretti, grazie a dei focus group nel contesto di quello che chiamiamo, non a caso, Abcommunity. Questa “comunità” ci consente di valutare quali indicatori di sostenibilità siano più cogenti e quali le iniziative più efficaci per concretizzare gli obiettivi fissati nel nostro statuto. Non da ultimo, poniamo grande attenzione alle nostre persone, impegnandoci a gestire il cambiamento culturale e organizzativo, potenziare competenze ed engagement e creare un ambiente di lavoro attrattivo. Siamo Top Employers Italia da quattro anni consecutivi e abbiamo confermato le certificazioni dei sistemi di gestione qualità, sicurezza e ambiente. Abbiamo aderito al Patto Utilitalia su diversità e inclusione, alla Carta per le pari opportunità e ottenuto la certificazione sulla parità di genere, tra le prime aziende del settore. Anche questi aspetti, seppur meno tecnici, rafforzano il nostro posizionamento per il futuro.

Nell’ultima presentazione del Bilancio integrato 2024 menzionate vari progetti derivanti da due linee di finanziamento molto importanti. Ci può raccontare di più?

Nel 2024 è stato sottoscritto un Sustainability Linked Loan, finanziamento di 55 milioni di euro che si è aggiunto a una precedente linea di 202 milioni accordata nel 2021 (tra cui un Green Loan da 95 milioni) da Intesa Sanpaolo, CDP, BNL BNP Paribas, Banco BPM, BPER Corporate & Investment Banking e BCC Banca ICCREA. Questa la linea aggiuntiva di credito, finalizzata a coniugare sviluppo societario e sostenibilità ambientale, si lega a un meccanismo di pricing legato al raggiungimento di specifici obiettivi in ambito ESG, ossia la riduzione delle emissioni inquinanti e la diminuzione delle perdite idriche. A ciò si aggiungono i due Green Loan stipulati con la Banca europea per gli investimenti nel 2022 e 2024, rispettivamente per 40 e 14 milioni di euro.

Come sono impiegate queste risorse?

Tali finanziamenti consentono di attuare interventi in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, tra cui la risoluzione delle procedure di infrazione UE dovute all’assenza o all’inadeguatezza di impianti di collettamento e depurazione delle acque reflue. Vi sono poi ammodernamenti e nuove realizzazioni, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la qualità dell’acqua del rubinetto, incentivando comportamenti plastic free. Oltre il riuso dell’acqua depurata e la riduzione dei fanghi, grazie a tecniche innovative di bioessiccamento. Tra i principali progetti della strategia ESG del gruppo, vi è inoltre l’adozione di tecnologie avanzate e soluzioni integrate in settori chiave come il monitoraggio remoto degli impianti, la gestione dei dati operativi e la manutenzione predittiva.

Restando in tema, la recente revisione della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane ha introdotto sfidanti obiettivi di neutralità energetica al 2050, con vari step intermedi. Quali azioni state introducendo?

Secondo una stima basata sui dati di consumo, Acque Bresciane dovrà prevedere una produzione da fonti rinnovabili di circa 3mila MWh entro il 2030. Siamo chiaramente solo agli inizi. La società sta verificando diverse ipotesi di fattibilità circa l’installazione di impianti fotovoltaici sui vari impianti e aree disponibili. Al momento, ad esempio, è in fase di valutazione un intervento che ne interesserebbe circa una ventina con una produzione di energia in grado di raggiungere pienamente il primo step (20% dell’energia entro il 2030) e avvicinarsi al secondo (40% dell’energia entro il 2035).

Non si fa che parlare di digitalizzazione. Quali sono i prossimi passi previsti in termini di innovazione tecnologica per migliorare ulteriormente il servizio agli utenti e l'efficienza interna? Ci sono nuove tecnologie, penso all’AI o all’IoT, che come Acque Bresciane intendete esplorare?

Il settore Utilities, nella sua componente del ciclo idrico integrato, è ancora in una fase iniziale nell'applicazione di tecnologie e processi basati sull’intelligenza artificiale. Altri settori industriali, infatti, hanno già da tempo compreso e integrato appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, ottenendo così notevoli vantaggi competitivi in termini di efficienza operativa, ottimizzazione dei processi e miglioramento della qualità dei servizi. Noi abbiamo avviato, anche nell’ambito delle azioni volte alla riduzione di perdite, il progetto Smart Metering, finanziato dal Fondo PNRR. L’obiettivo è sostituire i tradizionali misuratori d’acqua con dispositivi più avanzati, consentendo una misurazione istantanea e continua dei consumi. Acque Bresciane ha avviato inoltre una sperimentazione nel campo della fognatura tramite l'AI generativa e predittiva, con un particolare focus sul machine-learning. Il progetto si concentrerà su diversi obiettivi tra i quali, ad esempio, monitorare e analizzare il consumo di risorse (energia, acqua) per ottimizzare l'utilizzo e ridurre gli sprechi, ottimizzare l'uso delle risorse idriche mediante previsioni basate su dati storici e condizioni meteorologiche attuali e passate oppure analizzare grandi volumi di dati per identificare tendenze, migliorare la pianificazione e ottimizzare la gestione delle risorse.

Un’ultima domanda. Il vostro territorio abbraccia realtà molto diverse, dalla pianura fino alle Alpi Orobie. Quali sono le sfide più complesse nella gestione del servizio idrico in montagna? Penso, ad esempio, alla depurazione.

Abbiamo in gestione alcune zone montane, non ancora tutte. Come si sa, la provincia di Brescia è molto estesa, oltre al fatto che le varie zone presentano caratteristiche molto diverse fra loro. Per fare l’esempio della Valcamonica, compreso nei vari interventi di collettamento fognario abbiamo realizzato un impianto di fitodepurazione a Malonno per un costo totale di circa 160.000 euro. I vantaggi di tale intervento sono numerosi, dalle buone rese depurative al limitato consumo energetico, dalla semplicità gestionale a un migliore inserimento paesaggistico e ambientale. D’altro canto, è pur vero che questo tipo di impianti, tarati per piccole comunità, hanno mediamente costi di realizzazione e gestione superiori (in termini di euro per abitante) rispetto ad impianti centralizzati e quindi impattano non poco sul piano degli investimenti e sulle spese di gestione. Tale considerazione va inquadrata in un contesto particolare, come quello montano, spesso sprovvisto di sistemi di depurazione.

 

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In copertina: foto di Acqua Bresciane