Si è chiusa con grande partecipazione la 18ª edizione di Accadueo, l’unica manifestazione in Italia interamente dedicata al settore idrico civile e industriale. Dal 7 al 9 ottobre, nei padiglioni di BolognaFiere hanno esposto 220 aziende provenienti da tutto il mondo, distribuite su 9.000 metri quadrati e con la presenza di oltre cinquanta buyer internazionali.
Antonio Bruzzone, amministratore delegato di BolognaFiere Group, ha sottolineato i risultati positivi di questa edizione. “Abbiamo registrato un livello di presenze superiore alle aspettative e un forte interesse industriale verso le soluzioni per la gestione sostenibile delle risorse idriche”, ha dichiarato Paolo Angelini, amministratore delegato di BolognaFiere Water&Energy (BFWE). Mentre ancora si attendono i conteggi ufficiali, BolognaFiere fa sapere che solo nella prima giornata è stato stimato il doppio delle presenze rispetto all’edizione 2023. La manifestazione si svolge infatti a Bologna negli anni dispari e a Bari negli anni pari, alternando le due sedi.
Acque reflue urbane, le sfide della nuova direttiva
Al centro del dibattito, due grandi direttrici della politica europea: la Water Resilience Strategy, che punta a rafforzare la sicurezza e la gestione integrata della risorsa idrica in risposta agli impatti del cambiamento climatico, ma soprattutto la nuova Direttiva sulle acque reflue urbane, che segna un profondo cambio di paradigma sul piano di trattamenti, decarbonizzazione e economia circolare dell’acqua.
“Con le nuove regole saranno richiesti piani nazionali integrati di gestione delle acque reflue urbane, programmi di attuazione, che includono la gestione delle acque piovane per prevenire allagamenti e inquinamento dopo eventi meteo estremi. Anche i piccoli agglomerati (centri abitati) e i sistemi non connessi alla rete fognaria avranno l’obbligo di dotarsi di impianti più moderni”, afferma Laura D’Aprile, capa del Dipartimento sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), tra i relatori dell’edizione 2025 di Accadueo.
Gli impianti di depurazione dovranno divenire strumento di economia circolare, garantire il riuso delle acque e dei fanghi, il recupero dei nutrienti e di altre risorse, con obiettivi di neutralità energetica ed energia rinnovabile sufficiente al proprio fabbisogno. “Per la prima volta entrerà in gioco anche il principio del ‘chi inquina paga’ con la responsabilità estesa del produttore (EPR) per i settori industriali responsabili della presenza di microinquinanti nei reflui che dovranno contribuire ai costi dei nuovi trattamenti”, ha aggiunto D’Aprile.
Investimenti, per l’Italia necessari oltre 700 milioni all’anno
Come si legge in un comunicato di BFWE, la Commissione europea stima che saranno necessari quasi 4 miliardi di euro all’anno di investimenti per migliorare la qualità dell’acqua, ridurre l’impatto ambientale e rendere gli impianti di depurazione di tutti i paesi membri dell’Unione energeticamente autosufficienti entro il 2045. Per coprire la metà degli investimenti previsti, anche in Italia sarà necessario un aumento della tariffa del 2,3% secondo le stime dell’ultima analisi REF Ricerche.
Per l’Italia la sfida è particolarmente rilevante: l’adeguamento alla nuova Direttiva europea sulle acque reflue urbane comporterà investimenti stimati tra i 700 e i 1.000 milioni di euro all’anno. Le principali voci riguardano l’estensione degli obblighi anche per i piccoli centri abitati dove, tra cittadini e attività economiche, si superano i 1.000 abitanti equivalenti, i cosiddetti “agglomerati”, a maggiori impegni nella gestione delle reti fognarie e più esigenti standard di trattamento delle acque reflue. Per centrare gli obiettivi fissati da Bruxelles al 2045, ha concluso Laura D’Aprile, “serviranno quindi investimenti mirati in innovazione tecnologica e strumenti finanziari pubblici a sostegno di tutti gli attori del servizio idrico nella sua nuova definizione allargata”.
In copertina: foto Accadueo