Nel silenzioso ma cruciale scacchiere delle materie prime, un minerale apparentemente umile come il feldspato si rivela un “oro bianco”, pedina indispensabile per l’industria della ceramica europea, con l’Italia in prima fila.

Qui si disegna un intenso duello economico con la Turchia: mentre il paese anatolico si consolida come secondo maggiore esportatore mondiale nel 2023, con un valore di 251 milioni di dollari, come riportato dall’Observatory of Economic Complexity (OEC), l’Italia emerge come il suo principale cliente, importando feldspato per ben 113 milioni di dollari nello stesso anno.

Un legame stretto e quasi vitale, se pensiamo che la vibrante industria ceramica italiana, con 374 milioni di metri quadrati di piastrelle prodotte nel 2023 (dati riportati da Confindustria Ceramica), dipende massicciamente dalle importazioni di materie prime.

E in questo complesso balletto di scambi, c’è anche un flusso inverso: la Turchia stessa importa feldspato dall’Italia, per un valore di 4,4 milioni di dollari nel 2023, mostrando un’interdipendenza che va oltre la semplice fornitura monodirezionale.

L’industria ceramica italiana, concentrata per l’85% nel distretto emiliano (Modena e Reggio Emilia) con una produzione di 374 milioni di metri quadrati di piastrelle nel 2023 da 125 imprese, dipende significativamente dalle importazioni di materie prime. Queste provengono prevalentemente dall’area del Mar Mediterraneo orientale e del Mar Nero, dal bacino europeo (Germania, Francia, Spagna, Portogallo), nonché dall’India e dal Sud America. Il porto di Ravenna svolge un ruolo cruciale nella logistica, gestendo circa il 50% delle materie prime destinate al settore.

L’import-export reciproco di feldspato tra Italia e Turchia

Il feldspato riveste un ruolo di primo piano nell’industria delle piastrelle di ceramica. Non sorprende, quindi, che nel 2023 la Turchia si sia attestata come il secondo maggiore esportatore mondiale di feldspato, con un valore di 251 milioni di dollari.

Questo dato la colloca in una posizione di forza nel mercato globale, con l’Italia (113 milioni di dollari), la Spagna (36,8 milioni di dollari), la Russia (22,4 milioni di dollari), la Polonia (9,7 milioni di dollari) e Israele (7,35 milioni di dollari) tra i suoi principali acquirenti nel 2023. Nello stesso anno, il feldspato si è classificato come il 222° prodotto più esportato (su 1.215) in Turchia.

Tuttavia, il quadro è più complesso di una semplice supremazia esportativa. Il paese guidato da Recep Tayyip Erdoğan è anche un importatore significativo di feldspato, con 20,9 milioni di dollari nel 2023, posizionandosi come il 21° importatore a livello globale. Le principali fonti di approvvigionamento per la Turchia nel 2023 sono state la Spagna (5,75 milioni di dollari) e l'Italia (4,4 milioni di dollari), evidenziando un intricato gioco di flussi commerciali nel Mediterraneo.

Feldspato turco: tra venti di crisi e strategie europee

“Fattori geopolitici come l’introduzione di dazi statunitensi potrebbero innescare una contrazione della produzione ceramica europea e, di conseguenza, un calo delle importazioni dalla Turchia”, spiega Michele Dondi, ricercatore del CNR-ISSMC Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici, contattato da Materia Rinnovabile.

Tuttavia, precisa che le logiche delle importazioni non riflettono sempre in modo esatto i bisogni di produzione. A tal proposito, menziona come i dati di importazione di feldspato dalla Turchia verso l’Italia mostrino una certa costanza nel tempo. Nonostante ciò, riconosce fluttuazioni significative nel 2021 a causa del rimbalzo post pandemico, seguite da un calo progressivo dovuto all’aggressione russa all’Ucraina, all’aumento del costo del gas e alla crisi di mercati importanti come quello tedesco.

“Un elemento di differenziazione emerge nel confronto con la Spagna, che ha adottato strategie speculative nell’acquisizione di materie prime, con volumi di importazione dalla Turchia che hanno subìto variazioni notevoli di anno in anno, a differenza della relativa stabilità italiana”, sottolinea il ricercatore.

L’attuale situazione geopolitica in Turchia e la percepita instabilità politica sono indicate da Dondi come potenziali fattori di influenza sull’importazione e sulla stabilità del paese come fornitore, suggerendo che anche dinamiche interne come il valore della lira possono avere un impatto significativo.

Autosufficienza in bilico

Un tema centrale è l'aspirazione europea all'autosufficienza nel settore del feldspato. Sebbene il feldspato sia stato classificato come materia prima critica all’interno del Critical Raw Materials Act europeo, Dondi definisce tale classificazione un “ossimoro”, data la sua abbondanza nella crosta terrestre.

“La vera sfida non è la disponibilità del minerale in sé, ma la presenza di giacimenti sfruttabili a condizioni economiche e, soprattutto, la necessità specifica dell'industria ceramica di feldspato sodico”, spiega. “Nonostante l’Europa produca una notevole quantità di feldspato, questa è spesso una miscela con il quarzo e necessita del feldspato sodico per compensarne le caratteristiche tecnologiche insufficienti per le applicazioni ceramiche. Se venisse meno l'apporto di feldspato sodico, proveniente principalmente dalla Turchia, l'utilizzo del feldspato europeo risulterebbe problematico.”

L’Italia, secondo quanto riportato da Mordor Intelligence è il secondo produttore mondiale di feldspato sodico, ma la somma della produzione europea copre solo una piccola parte dell’importazione dalla Turchia, rendendo difficile una sostituzione completa nel breve termine. Tuttavia, Dondi sottolinea che “si sta lavorando attivamente per trovare alternative”. In questo contesto, il ruolo delle nuove tecnologie e delle fonti alternative è cruciale.

L’esperto evidenzia come “l’introduzione di tecnologie innovative in settori hard to abate come la ceramica (ad esempio, l’uso di idrogeno o l’elettrificazione) non andrebbe a intaccare la dipendenza dal feldspato, anzi, la tendenza a ridurre il contenuto di quarzo negli impasti potrebbe addirittura aumentarne il fabbisogno.

Nonostante ciò, si guarda con interesse alle nuove tecnologie che potrebbero rendere economicamente sostenibile l’estrazione di materie prime critiche, come il litio, da giacimenti prevalentemente di feldspato presenti in Scandinavia o nella penisola iberica. Queste iniziative, seppur complesse dal punto di vista economico, potrebbero offrire un contributo significativo in termini di volumi.

 

In copertina: immagine Envato