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Il Consiglio UE ha adottato formalmente a dicembre 2024 il Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggi (PPWR): pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE nel gennaio 2025, entrerà in vigore a metà del 2026, dopo un periodo di transizione di 18 mesi.
Mentre le norme precedenti includevano solo obiettivi di riciclo o avvio a riciclo, il Regolamento imballaggi è un passo avanti nell’impegno dell’Europa verso un’economia circolare e verso la tutela dell’ambiente, imponendo per la prima volta agli stati membri di raggiungere obiettivi vincolanti di prevenzione dei rifiuti (5% al 2030, 10% al 2035, 15% al 2040, rispetto al 2018). In questo contesto, l'imballaggio in alluminio si distingue quale esempio virtuoso di prevenzione.
I primati del riciclo di alluminio in Italia
Come ha raccontato a Materia Rinnovabile Stefano Stellini, direttore generale di CIAL (Consorzio nazionale imballaggi in alluminio), l'alluminio si utilizza là dove è realmente necessario, evitando sprechi di materiale e di imballaggi eccessivi. A dimostrarlo sono le quantità immesse sul mercato: 85.500 tonnellate, pari appena allo 0,5% del totale degli imballaggi.
L'alluminio, con la sua capacità di effetto barriera, è essenziale per conservare e proteggere a lungo i prodotti contenuti, mentre lattine per bevande e capsule del caffè non necessitano di overpackaging.
Guardando al riciclo, le performance dell’alluminio sono evidenti nel comparto degli imballaggi. Come evidenzia Stellini, “con un tasso di riciclo medio, negli ultimi cinque anni, del 70% di imballaggi in alluminio, l’Italia non solo ha da tempo raggiunto e superato gli obiettivi al 2030, ma si colloca al primo posto in Europa con ben 10 punti percentuali sopra la media (59%) degli altri paesi”.
Per le sole lattine per bevande il tasso di riciclo attuale, pari al 93,8% (2023) risulta in linea con il tasso medio dei sistemi basati sul deposito cauzionale (92%) e di gran lunga superiore alla media europea che è attualmente pari al 76%.
Ecodesign e circolarità
Scegliere di utilizzare l’alluminio equivale a puntare sulla prevenzione dei rifiuti, grazie alla facilità di raccolta e selezione garantite dalla sua compatibilità con le moderne tecnologie. Negli impianti di smaltimento, le correnti indotte permettono infatti una separazione automatica ed efficiente.
Uno studio realizzato da CIAL, per tracciare la tendenza evolutiva del packaging in alluminio in termini di riduzione di peso e spessore a partire dal 2000, dimostra come le imprese della filiera siano riuscite a risparmiare in media ogni anno circa 5.350 tonnellate di materiale (l’equivalente di 51.000 carrozzerie per auto) per un totale di 107.000 tonnellate, pari a una riduzione complessiva di 936.000 tonnellate di CO2. “Ciò grazie a miglioramenti dei processi produttivi e a una progettazione dell’imballo finalizzata a massimizzare il riciclo”, aggiunge Stellini.
Una sfida dall’Europa
L’alluminio è, insomma, più sinonimo di "usa e ricicla” che di “usa e getta”. Le prospettive future sono dunque molto positive, soprattutto grazie all'evoluzione tecnologica che porterà questo materiale a giocare un ruolo ancora più rilevante anche in settori come l’edilizia e l’automotive.
Tuttavia, le azioni previste dal Regolamento europeo, come il riuso e la ricarica, rischiano di avere un impatto minimo, se non nullo, sul settore delle lattine in alluminio, andando a scontrarsi con abitudini dei consumatori diverse da paese a paese.
“Il consumo di bevande confezionate in lattine è già molto ridotto in Italia, con una media di 34-35 lattine pro capite, contro le 150 del Belgio o addirittura le 300 della Spagna”, osserva Stellini. “Un dato che riflette uno stile di vita diverso e una cultura del consumo più contenuta. Il PPWR rischia di provocare un appiattimento delle pratiche, non tenendo conto delle specificità dei singoli paesi.” Il Regolamento europeo pone dunque una sfida, ma offre anche un'opportunità per valorizzare ulteriormente un materiale che già oggi è esempio di efficienza, sostenibilità e innovazione.
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In copertina: immagine Envato