Dai radiatori industriali alle macchine per la fusione, dalle lavastoviglie alla componentistica automotive: mercoledì 17 dicembre la Commissione europea ha proposto di estendere l’ambito del CBAM (carbon border adjustment mechanism), il meccanismo di dazi applicati alle importazioni UE di beni ad alta intensità carbonica, a circa 180 prodotti a elevato contenuto di alluminio e acciaio.

L’obiettivo della misura, che se approvata entrerà in vigore nel 2028, è ridurre i rischi legati alla delocalizzazione delle emissioni (carbon leakage) per molti prodotti finiti o semilavorati in acciaio e alluminio, garantendo che il meccanismo CBAM riduca effettivamente le emissioni climalteranti senza trasferirle verso mercati meno regolamentati. È una misura che dovrebbe proteggere maggiormente i produttori europei da una competizione vista come sleale.

Il fondo a supporto dei produttori UE più penalizzati

Secondo i dati riportati da Bruxelles, la stragrande maggioranza dei macchinari pesanti e degli elettrodomestici contiene in media il 79% di acciaio e/o alluminio. I volumi di importazioni dei 180 semilavorati o prodotti finiti inclusi nella lista − tra cui cilindri, lavatrici, cavi e hardware − rappresentano complessivamente circa il 15% dei beni già inclusi nell'ambito di tassazione CBAM: valgono tra il 20-25% dei prelievi fiscali previsti entro il 2030.

La Commissione UE ha introdotto anche un fondo per sostenere temporaneamente la siderurgia europea. Il cosiddetto Decarbonisation Fund rimborserà ai produttori penalizzati dal carbon leakage una parte dei costi della carbon tax dell’ETS, le cui quote gratuite verranno gradualmente eliminate entro il 2034. I soldi verranno ricavati dai contributi degli stati membri: il 25% dalla vendita dei certificati CBAM nel 2026 e nel 2027, mentre il restante 75% proverrà dal budget comunitario.

Le reazioni alla proposta

Sono mesi che l’industria siderurgica chiede correttivi per proteggersi da scappatoie ed espedienti che renderebbero più competitivi i prodotti provenienti da produttori liberi da vincoli ambientali.

Alla richiesta di accompagnare l’applicazione del CBAM “a una politica industriale vera”, Bruxelles risponde rafforzando la regolamentazione del meccanismo, introducendo uno schema di supporto (il Decarbonisation Fund), e incorporando i rottami di alluminio e acciaio pre-consumo nei calcoli della tassa: misura che dovrebbe aumentare la circolarità della filiera e quindi ridurre le emissioni di anidride carbonica.

“I produttori europei dovrebbero essere incoraggiati, e non scoraggiati, nei loro sforzi di decarbonizzazione”, ha dichiarato Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo per la strategia industriale. “Questa riforma introduce misure cruciali per garantire parità di condizioni tra i produttori industriali dell'UE e quelli extra-UE.”

La proposta include anche obblighi di rendicontazione più stringenti, sia per una migliore tracciabilità dei prodotti soggetti a CBAM, che per contrastare dubbie rendicontazioni sulle effettive emissioni delle imprese.

Tuttavia, nonostante il riconoscimento positivo di alcune debolezze del CBAM, l’industria siderurgica riserva ancora qualche dubbio. “Le misure proposte sono limitate sia nel tempo, con una durata di soli due anni, sia nell'ambito di applicazione, poiché riguardano meno di un quarto delle esportazioni di acciaio”, scrive in un comunicato EUFER, l’associazione europea dell’acciaio.

Leon de Graaf, presidente ad interim della Business for CBAM Coalition, una coalizione di aziende e gruppi industriali, invece accoglie con favore la proposta che a suo dire è mirata a quei prodotti che corrono il rischio più elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.

Il nodo sul calcolo della tassa CBAM

Bruxelles ora deve fare i conti con un’altra questione spinosa: dare un prezzo ai certificati CBAM, che le aziende extra UE dovranno acquistare prima di importare i propri prodotti in Europa. Uno dei principali dilemmi, però, è come calcolare l'impronta di carbonio dei beni importati quando i produttori non forniscono dati precisi sulle emissioni.

Secondo delle bozze circolate negli ultimi giorni ottenute da Politico, i funzionari UE stanno considerando di imporre valori di emissivi standard basati sulle medie del paese. Dai dati emersi sembrerebbe che alcuni prodotti siderurgici provenienti da Cina, Brasile e Stati Uniti presentino emissioni stimate molto inferiori rispetto a quelli equivalenti realizzati in Europa.   

Documenti che hanno fatto storcere il naso a parecchi addetti ai lavori, tra cui Leon de Graaf: “Il CBAM è stato concepito anche per punire gli importatori che non forniscono dati reali sulle emissioni e incoraggiare le aziende a dichiararle per pagare una tariffa CBAM inferiore”, ha dichiarato a Politico. Se per giganti come la Cina i prezzi dei certificati CBAM sono troppo bassi e generosi, allora le aziende cinesi presumibilmente non saranno incentivate a ridurre le emissioni e a pagare dazi inferiori.

Nel tentativo di ridurre le emissioni dei prodotti ad alta intensità energetica, Bruxelles propone di includere nei calcoli del CBAM l’utilizzo di rottami di alluminio e acciaio pre-consumo. Un’idea contestata dalla federazione europea dei produttori di alluminio che teme il rischio di elusioni. Secondo un position paper di novembre, infatti, lo European Aluminium afferma che il conteggio dei rottami crei un chiaro incentivo a sovrastimare il contenuto riciclato dei prodotti, al fine di evitare di pagare la tassa.

 

In copertina: immagine Envato