Non sapremmo dirvi se sia una buona o una cattiva notizia. Certamente è una bella cosa che arrivi qualche soldo per favorire la rottamazione di quasi quarantamila inquinanti auto a combustione termica e l’acquisto di altrettanti mezzi elettrici attraverso un incentivo economico.

Non sembra però molto rassicurante il fatto che i 600 milioni investiti in questa operazione derivino dal drastico taglio dei fondi che erano stati pianificati all’interno del PNRR (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) per la realizzazione di circa ventimila colonnine di ricarica sulle strade e le autostrade italiane.

Sappiamo che il PNRR è un cantiere sempre aperto e in costante riorganizzazione, per cercare di spendere i soldi messi a disposizione dal NextGenerationEU, rispettando le stringenti scadenze e i meccanismi indicati da Bruxelles. Ma negli ultimi mesi diversi bandi per queste famose colonnine di ricarica sono andati clamorosamente deserti. E si rischiava di perdere i fondi. Che verranno quindi ora spostati per un utilizzo diverso.

Revisione del PNRR, una proposta ancora da definire

La proposta di revisione tecnica del PNRR, approvata dalla cabina di regia del governo, ha stabilito nero su bianco la decisione. È stata presentata a comuni, province e regioni e a quanto pare già inviata alla Commissione europea, con una serie di ulteriori integrazioni.

Non ci sono ancora decisioni ufficiali, i dettagli sono ancora tutti da definire. Non si sa nemmeno quando prenderebbe il via il nuovo bonus, mentre la scadenza dovrebbe essere fissata al 30 giugno 2026.

Come detto, dopo il flop dei bandi per le colonnine, i 597 milioni originariamente previsti per potenziare la rete di ricarica elettrica dovrebbero essere utilizzati per sovvenzionare la sostituzione di circa 39.000 veicoli a combustione interna con nuovi mezzi elettrici.

Il programma di rottamazione prevede contributi differenziati in base alla fascia di reddito dei beneficiari. Ma attenzione: per poter accedere al contributo sarà necessario essere residenti in "aree urbane funzionali", un criterio che deve ancora essere definito nei dettagli e che dunque per ora è misterioso.

Cosa prevede la proposta di bonus per auto elettriche

Per le persone fisiche, il bonus previsto è di 11.000 euro per chi ha un ISEE fino a 30.000 euro, mentre scenderà a 9.000 euro per redditi ISEE compresi tra 30.000 e 40.000 euro. L'incentivo riguarderà i veicoli privati della categoria M1, ovvero quelli fino a 8 posti oltre al conducente.

Ancora più consistente sarà il sostegno economico alle microimprese, che potranno beneficiare di un incentivo pari al 30% del valore del veicolo elettrico acquistato, con un tetto massimo di 20.000 euro per ogni mezzo. In questo caso, il bonus riguarderà i veicoli commerciali delle categorie N1 e N2, destinati al trasporto merci fino a 3,5 o 12 tonnellate. Per essere ammesse, inoltre, le imprese dovranno avere al massimo dieci dipendenti e ricavi annui non superiori ai 900.000 euro.

La decisione di spostare i fondi nasce dalla constatazione che il mercato non ha risposto come previsto al piano per l’installazione delle colonnine di ricarica. Nonostante tre avvisi pubblici e diverse modifiche per venire incontro alle richieste degli operatori, la partecipazione è stata scarsa.

Il target iniziale di 21.355 punti di ricarica verrà quindi ridimensionato a circa 12.000 unità, con un taglio di oltre 9.355 colonnine rispetto agli impegni presi nel 2021. Va da sé che si tratta un po’ del problema dell’uovo e della gallina: è vero che gli incentivi possono effettivamente accelerare il ricambio del parco auto verso veicoli più sostenibili, però è chiaro che la riduzione drastica delle infrastrutture di ricarica rischia di creare un collo di bottiglia per lo sviluppo della mobilità elettrica. Fatto sta che l’investimento pianificato dal PNRR passa dai 741,3 milioni iniziali a solo 144.

Le altre modifiche al PNRR

Ma la revisione del PNRR non si limita solo a questo intervento. Il documento presentato dalla cabina di regia prevede modifiche per 107 tra milestone (traguardi) e target (obiettivi), che rappresentano il 30% di quelli previsti per il periodo rimanente di attuazione del Piano.

Tra le altre modifiche significative c’è la riallocazione di 640 milioni che dovevano andare all’industria dell’idrogeno verde nei settori hard to abate verso lo sviluppo del biometano, con l’obiettivo di raggiungere una capacità produttiva di 2,3 miliardi di metri cubi all’anno. Per l’idrogeno verde (che aveva 1 miliardo, e adesso solo 360 milioni) il documento del governo parla apertamente di “chiaro fallimento del mercato”.

È prevista poi la rimodulazione per alcune tratte ferroviarie, soprattutto al Sud: “parti di opera” saranno alimentate con fondi nazionali per fare andare avanti i lavori dopo la scadenza del PNRR del 31 agosto 2026.

La legge annuale sulla concorrenza si occuperà di servizi pubblici locali, trasferimento tecnologico e societario, trasporto regionale, mobilità elettrica, salute e società tra professionisti. Altre infrastrutture saranno completate entro la scadenza del 30 giugno 2026, ma a quella data l’Italia non potrà più assicurare la loro entrata in funzione, e ha chiesto all’UE di legare il raggiungimento dell’obiettivo alla conclusione dei lavori: è il caso di tre telescopi e dell’elettrificazione delle banchine nei porti.

Il negoziato con Bruxelles per l’approvazione di queste modifiche è in fase di finalizzazione e si spera che si concluda entro giugno. Poi la revisione tecnica dovrà passare al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni, prima di ricevere il via libera definitivo dalla Commissione europea. Sul tavolo della trattativa con l’Europa anche diverse misure relative a turismo, lavoro e inclusione sociale. In una prossima revisione del Piano invece verranno affrontati capitoli importanti come gli incentivi alle imprese.

L’esecutivo ha annunciato a più riprese l’intenzione di dirottare le risorse di Transizione 5.0 verso i contratti di sviluppo e le altre misure più attrattive per le aziende, oltre all’eventuale ulteriore ridimensionamento del target sugli asili nido, i piani urbani integrati delle città in difficoltà e altro ancora.

Leggi anche: Auto elettriche, il 40% degli italiani è disposto a valutarne l’acquisto

 

In copertina: immagine Envato