Mentre cresce l’attenzione verso la COP30, il vertice ONU sul cambiamento climatico che si terrà in Brasile, un altro appuntamento, meno noto ma di pari rilevanza, si è svolto dall’altra parte del continente americano. A Panama City, negli ultimi giorni di ottobre, si sono infatti riuniti esperti, delegati e rappresentanti di comunità locali e popoli indigeni per discutere del futuro della biodiversità.
Durante l’Earth Summit del 1992, accanto alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, venne presentata anche la Convenzione sulla diversità biologica (CBD), che mira a tre obiettivi fondamentali: la conservazione della biodiversità, l’uso sostenibile delle sue componenti e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.
Per porre le premesse per il prossimo vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità, a Panama si è tenuto sia il ventisettesimo incontro dell’Organo sussidiario per la consulenza scientifica, tecnica e tecnologica (SBSTTA-27) sia il primo incontro dell’Organo sussidiario sull’Articolo 8(j), incentrato sui popoli indigeni e sulle comunità locali (SB8J-1). Due appuntamenti tecnici, ma cruciali per dare concretezza agli impegni del Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal (KMGBF).
SBSTTA-27, un passo verso la COP17 di Yerevan
Perdita di biodiversità, impatti sulla salute umana, conseguenze della crisi climatica sulle specie, il legame tra diversità biologica e agricoltura e le minacce che le specie aliene invasive rappresentano per l’equilibrio degli ecosistemi: questi sono stati alcuni dei temi al centro delle discussioni dei circa 800 delegati presenti dal 20 al 24 ottobre alla SBSTTA-27, l’organo incaricato di fornire orientamenti scientifici a supporto dell’attuazione della Convenzione.
Tuttavia, la mancanza di consenso su alcune tematiche ha portato a delle raccomandazioni contenenti parentesi, cioè questioni che dovranno essere risolte al prossimo incontro, la COP17, che si svolgerà nella città armena di Yerevan tra un anno. Come riporta l’Earth Negotiations Bulletin, su questo punto alcuni paesi, tra cui Danimarca, Canada, Messico e Regno Unito, hanno evidenziato come l’inserimento tra parentesi di intere sezioni di richieste indirizzate al Segretariato nelle bozze di raccomandazioni non possa essere considerato accettabile, temendo che ciò possa stabilire un precedente problematico.
Per questo motivo, gli stati hanno esortato le Parti ad adottare un approccio più flessibile e orientato al compromesso. Nonostante ciò, a conclusione dei negoziati, Jean Bruno Mikissa, presidente del SBSTTA-27, ha espresso apprezzamento per l’impegno e la perseveranza dimostrati dalle Parti durante discussioni particolarmente impegnative. “La maggioranza ha mostrato disponibilità al compromesso, nonostante le divergenze di vedute”, ha affermato.
Inoltre, l’incontro ha fornito indicazioni scientifiche per il Global Review of Collective Progress, ovvero il Rapporto globale sui progressi collettivi verso l’attuazione del KMGBF, approvato durante la COP15. Il quadro, che traccia un percorso ambizioso verso un mondo in armonia con la natura entro metà secolo, rappresenta oggi la bussola delle politiche internazionali per la tutela della biodiversità. Tra gli elementi chiave del KMGBF figurano quattro obiettivi di lungo periodo per il 2050 e ventitré target da conseguire entro il 2040, che spaziano dalla conservazione del 30% delle terre e dei mari alla riduzione dei sussidi dannosi per la natura.
Un risultato importante ottenuto a Panama è stato l'accordo sul campo d’applicazione della Global Review, prevista per il 2026. Il rapporto misurerà i progressi collettivi verso i 23 target, analizzando i piani e gli obiettivi sulla biodiversità dei diversi paesi, evidenziando successi, difficoltà e contributi di attori non governativi. Esaminerà inoltre i progressi rispetto ai quattro obiettivi principali del KMGBF proponendo, in modo scientifico ma non vincolante, possibili risposte alle sfide ancora aperte.
Particolare attenzione sarà data ai mezzi di attuazione, individuando lacune e difficoltà specifiche per i paesi in via di sviluppo, i popoli indigeni e altre parti interessate, tra cui donne e giovani. Sarà anche analizzato il ruolo della cooperazione internazionale, mostrando come accordi multilaterali e organizzazioni globali contribuiscano a far avanzare gli obiettivi del Quadro. Infine, la revisione offrirà una sintesi complessiva dei progressi, delle carenze e delle prossime tappe verso la visione di lungo periodo: un futuro in cui la natura sia pienamente valorizzata, protetta e ripristinata.
“Questa revisione rappresenta un punto di svolta fondamentale per l’impegno globale a favore della natura”, ha dichiarato Astrid Schomaker, segretaria esecutiva della CBD, in una nota stampa. “Ci consente di vedere, con chiarezza e trasparenza, fin dove siamo arrivati nell’attuazione del Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal e dove dobbiamo accelerare. Non si tratta solo di misurare i progressi: è una questione di creare slancio, responsabilità e fiducia tra tutti coloro che lavorano per garantire un pianeta prospero alle generazioni future.”
E, viste le interconnessioni tra le crisi ambientali, come l’aumento delle temperature che minaccia gli habitat terresti e marini, oppure l’equilibrio del ciclo idrico, diversi partecipanti alla SBSTTA-27 hanno evidenziato la necessità di una cooperazione più stretta tra i negoziati sul clima, sulla biodiversità e sulla desertificazione. L’obiettivo dovrebbe essere quello di sviluppare soluzioni integrate in grado di affrontare la complessità di questi fenomeni, evitando approcci frammentari che rischiano di non incidere sui problemi reali.
Biodiversità e diritti dei popoli indigeni: il primo incontro dell’SB8j-1
Numerosi studi ed evidenze dirette sottolineano il ruolo cruciale dei popoli indigeni nella conservazione e tutela della biodiversità. Proprio per questo, il primo incontro dell’Organo sussidiario sull’Articolo 8(j) e altre disposizioni relative alle popolazioni indigene e alle comunità locali (SB8j-1) costituisce un passaggio fondamentale per rafforzare gli sforzi di protezione della natura.
“Dopo quasi tre decenni di negoziati, i popoli indigeni e le comunità locali hanno finalmente uno spazio permanente all’interno del sistema delle Nazioni Unite, dove portare le loro conoscenze, le loro voci e le loro priorità al centro dell’azione globale per la biodiversità”, ha ricordato Lucy Mulenkei, copresidente dell’International Indigenous Forum on Biodiversity.
Durante la settimana, i delegati hanno discusso linee guida e adottato raccomandazioni su diversi temi chiave: dalla revisione del Glossario volontario dei termini e concetti chiave, volto a favorire una comprensione condivisa dei termini utilizzati nell’ambito dell’articolo 8(j), alle indicazioni sull’inclusione delle conoscenze tradizionali nel rapporto globale sui progressi collettivi; dalla definizione del modus operandi degli incontri dell’SB8j fino alle raccomandazioni del Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene.
Sebbene la sessione si sia svolta in un clima generale di collaborazione, alcune raccomandazioni e linee guida non hanno trovato consenso, pertanto diverse sezioni sono state lasciate tra parentesi nei documenti trasmessi alla COP17. Nonostante queste difficoltà, l’incontro ha rappresentato un passo fondamentale per dare concretezza agli impegni del GBF e rafforzare il legame tra biodiversità, conoscenze tradizionali e diritti dei popoli indigeni.
E come ha ricordato anche Astrid Schomaker, sulla biodiversità non c’è tempo da perdere: “Mancano esattamente 12 mesi alla diciassettesima riunione della Conferenza delle Parti. Dobbiamo usare al meglio questo tempo. Esorto tutte le Parti ad accelerare l'attuazione, a presentare gli obiettivi nazionali, ad aggiornare le strategie e i piani nazionali sulla biodiversità e a garantire la presentazione tempestiva dei loro settimi rapporti nazionali entro febbraio 2026”.
In copertina: Florina López, co-founder e coordinatrice dell’Indigenous Women's Biodiversity Network, fotografata da Mike Muzurakis, IISD/ENB
