Come accaduto in Europa nel lontano 2005, in Brasile si discute sull’introduzione dell’Emission Trading System (ETS), un meccanismo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra che mira a limitare l’impatto climatico delle aziende più inquinanti. Dopo aver ridotto il tasso di deforestazione del 40% in soli 7 mesi, il governo del presidente brasiliano Lula ha proposto un nuovo disegno di legge che accelererà il percorso di decarbonizzazione del Paese sviluppandone il mercato dei crediti di carbonio.

Esclusi agricoltura e allevamenti, principali produttori di gas serra

L’idea del Brazilian Greenhouse Gas Emissions Trading System è quella di fissare un tetto massimo di 25.000 tonnellate di CO₂ equivalente che le aziende possono generare ogni anno. Delle 5.000 imprese coinvolte, quelle che superano la propria quota limite devono trovare modi per ridurre le emissioni oppure compensarle acquistando crediti di carbonio.

Sebbene il disegno di legge non specifichi quali settori saranno soggetti agli obblighi del sistema, nel novembre 2022 il Congresso brasiliano ha approvato un emendamento per escludere l’attività agricola dal mercato regolamentato. Il fatto che agricoltura e allevamento siano stati esclusi dal sistema ETS ha innescato polemiche e dubbi nel mondo ambientalista, perché questi due settori sono i principali responsabili della deforestazione e delle emissioni di gas serra in Brasile

Più diritti agli indigeni nel mercato dei crediti di carbonio

Attualmente Il Brasile ha solo un mercato del carbonio volontario, senza obiettivi di riduzione o regole stabilite, che lo rendono soggetto a irregolarità e pratiche non etiche. Una di queste riguarda la prassi di forzare le popolazioni indigene a firmare contratti parziali di cessione di terre dal grande potenziale di assorbimento del carbonio.

A questo proposito la legge punta a riconoscere le popolazioni indigene come soggetto giuridico con il diritto di vendere i crediti di carbonio generati nei territori che occupano. Secondo Rafael Dubeux, consigliere del ministro delle finanze brasiliano, questo fermerà i “cowboy del carbonio” – facendo riferimento alle pratiche immorali delle aziende – e le risorse generate potranno essere distribuite equamente.

Il paradosso che lega crediti di carbonio e deforestazione

Oltre alle critiche sull’esclusione dal sistema ETS del settore agricolo e degli allevamenti, c’è un altro punto spinoso che riguarda la natura dei carbon credits brasiliani. I crediti raccolti in questi territori proverrebbero soprattutto da attività volte a prevenire la deforestazione e il degrado forestale, consentite attraverso il programma REDD+ delle Nazioni Unite.

Con questo strumento però il volume dei crediti guadagnati sarebbe proporzionale al rischio di deforestazione: nessuna minaccia di deforestazione significherebbe quindi un basso volume di crediti; mentre un elevato rischio di deforestazione significherebbe un volume maggiore di crediti. E secondo l'organizzazione nonprofit Environmental Defense Fund, il potenziale di questo mercato in Brasile, fino al 2030, può movimentare tra i 16 e i 72 miliardi di dollari.

“Se la deforestazione scendesse a zero”, dice Shigueo Watanabe Junior, ricercatore del think tank Talanoa Institute, al giornale Mongabay, “cioè con un rischio di deforestazione nullo, il volume di crediti diminuirebbe drasticamente. Non è un business che durerebbe a lungo se tutti si impegnassero seriamente per combattere la deforestazione.”

La questione tributaria

Una serie di interrogativi interessa anche l’aspetto tributario. Non avendo ancora una chiara definizione giuridica, non si sa ancora se i crediti di carbonio verranno tassati e in che modo. Un'altra questione poco chiara si riferisce al tetto (cap) delle emissioni. Nel nuovo sistema ETS brasiliano saranno obbligate a contribuire allo stesso modo aziende con dimensione e fatturati differenti? Il sistema europeo per esempio si basa solo sulla quantità di emissioni generate e non tiene conto di altri fattori.

Il segretario del Ministero dello sviluppo, dell'industria, del commercio e dei servizi (MDIC), Rodrigo Rollemberg, è ottimista sulla rapida elaborazione e approvazione della legge. Secondo Rollemberg il sì definitivo potrebbe arrivare prima della COP28 di Dubai, la 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si svolgerà a dicembre negli Emirati Arabi.

 

Immagine: Raphael Nogueira, Unsplash