La rivoluzione del cibo a km zero fa un passo avanti decisivo. CrowdFarming, la piattaforma spagnola leader nella vendita online di prodotti biologici, ha acquisito L’Alveare che dice Sì!, la rete francese che da oltre dieci anni porta il cibo locale nelle città europee attraverso i suoi “alveari”, punti di distribuzione gestiti in franchising.
Dalla fusione nasce un colosso della filiera corta: oltre 10.000 agricoltori coinvolti, 1,5 milioni di utenti attivi e un giro d’affari che punta a chiudere il 2025 con 100 milioni di euro in vendite. L’obiettivo è chiaro: rafforzare la vendita diretta dai campi alle case dei consumatori, offrendo un’alternativa concreta al predominio dei supermercati.
Un nuovo equilibrio tra produttori e consumatori
La vendita diretta - in particolare di prodotti biologici coltivati in Europa - è in crescita, ma rappresenta ancora un canale di nicchia. Secondo i dati dell’Unione Europea, il 2% dei consumatori acquista cibo biologico, percentuale che sale in Italia al 3,5-4%, a fronte del 20% delle terre coltivate per prodotti che spesso sono destinati all’export.
Negli ultimi decenni, i supermercati hanno costruito una filiera ottimizzata per i grandi produttori di commodities e prodotti trasformati, ma poco efficiente dal punto di vista economico per i piccoli e medi produttori, soprattutto di prodotti freschi e nutrienti.
Con l’integrazione tra CrowdFarming e L’Alveare che dice Sì!, i produttori aderenti avranno nuove opportunità per vendere una quota maggiore del proprio raccolto direttamente ai consumatori, accedere a programmi di supporto per la transizione biologica e rigenerativa, e migliorare la resilienza delle loro aziende agricole.
“Da quando abbiamo iniziato a parlare di unione con CrowdFarming, ci siamo resi conto di quanto fossimo complementari”, racconta Philippe Crozet, che continuerà a guidare L’Alveare che dice Sì!. “La logistica e la tecnologia avanzata di CrowdFarming porteranno grandi benefici alla nostra rete di agricoltori e di alveari”.
Sulla stessa linea Juliette Simonin, cofondatrice di CrowdFarming: “La vendita diretta consente agli agricoltori di trattenere una quota maggiore del valore. Con il nostro programma di agricoltura rigenerativa aiutiamo i produttori a reinvestire questi margini nei campi, rendendo i suoli più resilienti e i prodotti biologici più nutrienti e accessibili. Ora estenderemo questi benefici anche agli agricoltori de L’Alveare”.
Dal modello delle “adozioni” al colosso europeo della filiera corta
Fondata nel 2017 dai fratelli Gabriel e Gonzalo Úrculo insieme a Simonin e a Moises Calviño, CrowdFarming è nata dalla loro idea di trasformare l’azienda agricola della famiglia Úrculo in un modello sostenibile e replicabile. La piattaforma offre agli agricoltori un pacchetto completo- logistica, imballaggio, assistenza clienti e marketing- per arrivare direttamente al consumatore.
Uno degli strumenti più innovativi è il modello delle adozioni: i clienti finanziano in anticipo un albero, un campo o un alveare, ricevendone poi il raccolto. Un sistema che crea legami tra produttori e consumatori, riduce lo spreco alimentare e sostiene pratiche agricole più stabili.
Già prima dell’acquisizione, CrowdFarming era leader del settore con oltre 330 agricoltori attivi e 475.000 consumatori in tutta Europa. Ora, con L’Alveare che dice Sì!, consolida la sua posizione di riferimento per chi cerca cibo biologico e locale senza intermediari.
Educare e rigenerare: l’1% for the Soil
Il nuovo colosso non vuole solo vendere cibo, ma educare sia i produttori che i consumatori. La sfida è urgente: secondo la Commissione Europea, il 63% dei suoli dell’UE è in stato di degrado, soprattutto a causa di chimica intensiva e monocolture.
Per questo nel 2023 CrowdFarming ha lanciato l’iniziativa “1% for the Soil”, che destina l’1% di tutti i ricavi generati dall’azienda alla formazione degli agricoltori e alla diffusione di pratiche al fine di trasformazione di 10.000 ettari di terreni agricoli europei in sistemi rigenerativi. Il programma per la transizione agricola a pratiche rigenerative è un piano concreto articolato in cinque pilastri: dare potere agli agricoltori creando una rete di produttori impegnati nella transizione, condividendo casi di successo e organizzando eventi e corsi di formazione; misurare l’impatto reale attraverso il monitoraggio dei progressi; diffondere il messaggio e sensibilizzare i consumatori, raccontando le storie di chi sta cambiando modello produttivo e mostrando i benefici per la salute, l’ambiente e le comunità; promuovere la conoscenza attraverso collaborazioni con ricercatori per costruire basi scientifiche solide che possano sostenere il passaggio su larga scala all’agricoltura rigenerativa. L’ultimo pilastro riguarda lo sviluppo di strumenti digitali con la creazione tecnologie accessibili che aiutino gli agricoltori nelle decisioni, nei monitoraggi e nella costruzione di comunità rigenerative più connesse.
In effetti, la formazione passa anche dai consumatori: raccontare che un’azienda agricola non è una fabbrica, che un frutto non è mai identico all’altro, che i raccolti dipendono da meteo e stagioni è cruciale. Come accaduto durante la tempesta che ha colpito Valencia lo scorso anno a causa della quale molte aziende agricole della regione hanno perso quasi metà della propria produzione, dalle patate alle melanzane, marcite prima ancora di essere raccolte. Attraverso queste storie, CrowdFarming vuole avvicinare il pubblico alla realtà dei campi, mostrando i successi ma anche la fragilità dei nostri sistemi alimentari e tantissimo dipenda da suolo sano, risorse idriche adeguate e appropriate pratiche di gestione.
In copertina: foto Crowdfarming