Le imprese del beauty e del personal care sono sempre più impegnate a misurare gli impatti dei loro prodotti e a trovare soluzioni più sostenibili: a dirlo è il secondo Osservatorio sulla sostenibilità del settore cosmetico 2025, strumento sviluppato in collaborazione con Ergo, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, per rendicontare le performance ambientali, sociali ed economiche del comparto e per valorizzare le buone pratiche già in uso.
I risultati dell’edizione di quest’anno sono stati presentati venerdì 19 settembre nel corso del convegno Sostenibilità e cosmetica: sfide, opportunità e responsabilità nel beauty system organizzato da GEO-Osservatorio Green Economy dell'Università Bocconi con Cosmetica Italia. Anche Materia Rinnovabile era presente all’evento, che si è svolto nell’ambito della Milano Beauty Week 2025. La novità più importante di questa edizione dell’osservatorio riguarda gli attori coinvolti nel sondaggio: non solo le aziende cosmetiche, ma anche gli attori della filiera, che hanno risposto a quesiti relativi alle pratiche sostenibili che hanno già adoperato o che vorrebbero implementare.
La cosmetica come settore trainante dell’economia
Il principale messaggio dell’osservatorio lo ha ben riassunto Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia, che durante i saluti istituzionali ha sottolineato che secondo l’indagine “le aziende che investono in sostenibilità sono le più performanti e competitive”. Lavino ha parlato anche delle difficoltà legate alle normative imposte alle imprese dal Green Deal, ma soprattutto delle opportunità che ne sono derivate per le aziende. Durante questo momento introduttivo, è intervenuto pure Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi, evidenziando il ruolo della cosmetica come “volano per l’innovazione” nel panorama italiano.
Anche Filippo De Caterina, vicepresidente di Cosmetica Italia con delega alla sostenibilità, ha ricordato l’importanza della cosmetica come elemento trainante dell’economia italiana, definendo inoltre i prodotti di questo settore come “essenziali” per la vita quotidiana delle persone (citando per esempio gli articoli per l’igiene). Infine, De Caterina si è soffermato sull’importanza di trovare un equilibrio tra la necessità di combattere il greenwashing e la creazione di norme che rischiano di creare una “giungla normativa” che, secondo il vicepresidente, può creare numerose difficoltà alle aziende.
Proprio per fare chiarezza su questi temi, è poi intervenuto in collegamento da remoto Carlo De Grandis, Policy Officer del direttorato generale del clima per la Commissione europea, che ha innanzitutto rammentato che “decarbonizzare non è un’opzione, è una necessità, perché il cambiamento climatico resta una sfida fondamentale.” In seguito, De Grandis ha presentato nel dettaglio le politiche UE per la sostenibilità e la decarbonizzazione delle imprese.
Osservatorio sulla sostenibilità cosmetico 2025
Fabio Iraldo, professore dell’Università Bocconi e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha presentato l’osservatorio partendo da una precisazione: quest’anno è aumentato significativamente il numero dei rispondenti (sia perché sono aumentate del 25,6% le aziende rispondenti, sia perché il questionario è stato esteso alla filiera), e pertanto non è possibile fare una diretta comparazione con il 2024. Tuttavia, spiega, si può provare a individuare un trend. Positivo, in questo caso.
Per quanto riguarda le materie prime, quelle riciclate o recuperate rappresentano il 14%, mentre quelle vergini con una certificazione sostenibile sono l’8%, a cui si aggiunge l’1% di quelle biobased. In totale, dunque, le aziende cosmetiche usano oggi il 23% di materie prime green: un percentuale che, fa notare il professore, pur essendo ancora minoritaria segna una fetta importante del grafico, denotando che la sostenibilità non è più un aspetto secondario per il settore. Una tendenza confermata anche dal fatto che ben il 54% delle aziende ha dichiarato di star lavorando sulla possibilità di refill del packaging, che consentirebbe un notevole risparmio di materie prime attraverso il coinvolgimento diretto dei consumatori.
Sul tema delle risorse idriche, l’81% delle aziende cosmetiche ha dichiarato di realizzare almeno una attività volta al risparmio di acqua ogni anno, ma Iraldo ricorda che su questo punto “ci sono ancora margini di miglioramento”, soprattutto sul riuso dell’acqua. Per quanto concerne la gestione dei rifiuti, il 63% di quelli delle imprese del beauty vengono recuperati correttamente. Rilevante è poi il dato sui consumi energetici: circa metà delle imprese intervistate, infatti, ha detto di utilizzare energia rinnovabile, acquistata o autoprodotta. A mancare è invece un piano strutturato per la gestione dei consumi energetici (assente per il 32% delle aziende cosmetiche) e per la riduzione delle emissioni climalteranti (non presente per il 42% delle imprese). Anche nella filiera, l’impegno su questo tema è meno formalizzato.
L’indagine non si è limitata ad approfondire i dettagli dei prodotti cosmetici e il processo produttivo, ma si è estesa anche agli aspetti socioeconomici, come l’organizzazione interna delle imprese. Tra queste, la sicurezza e il benessere di lavoratori e lavoratrici rimane una priorità sia per le aziende, sia per la filiera. Numerose sono poi le imprese che si dedicano a iniziative di responsabilità sociale, coinvolgendo scuole e associazioni sportive, culturali, sociali e no-profit.
Il cambiamento del beauty system
Due tavole rotonde hanno in seguito affrontato un tema centrale: come ridefinire il concetto di bellezza e il settore della cosmetica in chiave sostenibile, partendo proprio dai risultati dell’osservatorio. A questo proposito Sonia Ziveri, Chief Sustainability Officer del gruppo Davines, ha sottolineato l’importanza di essere da anni una benefit corporation. “Un’azienda certificata B-Corp deve misurarsi tantissimo, deve fissare degli obiettivi. Noi lo siamo diventati nel 2016. Significa entrare in un sistema che nel tempo ci ha dato sempre più consapevolezza”.
Diverso è il caso di Cosmoproject, azienda che si occupa di produrre per enti terzi, e che quindi dipende innanzitutto dalle esigenze del cliente. La Corporate Social Responsibility Manager Manager, Zoe Tortini, ha sottolineato che oggi “decarbonizzare è un’urgenza, un punto prioritario. Ma se è facile agire su sé stessi e le proprie emissioni, è più difficile invece fare qualcosa per quelle esterne”. Su questo tema anche Luca Nobili, responsabile del comitato sostenibilità di Bottega Verde, ha ribadito che “decarbonizzare deve essere uno sforzo collettivo di tutte le aziende”.
“Quello che mi ha colpito dell'Osservatorio è l’accelerazione che ha avuto in questi anni il tema della sostenibilità”, ha commentato invece Patrizia Poggiali, co-fondatrice e direttrice della sezione ricerca e sviluppo di Gala Cosmetici. “Noi come azienda produttrice per conto terzi abbiamo da sempre avuto un’attenzione verso le materie prime naturali, biologiche, compostabili. È chiaro che questo lavoro è impossibile senza la collaborazione e il dialogo con la filiera.”
Infine, a ricordare l’importanza del riciclo degli imballaggi sono stati Michele Petrone, CEO di Aliplast (azienda specializzata nella gestione del ciclo della plastica e parte del gruppo Hera) e Giampaolo Herrmann, amministratore delegato e direttore generale di Eurovetrocap (industria che produce packaging per il mondo della cosmetica). Oltre a parlare del regolamento imballaggi europeo adottato lo scorso anno, Hermann ha sottolineato l’importanza di educare i consumatori alla corretta raccolta differenziata, citando un progetto che stanno implementando durante la Milano Beauty Week 2025 proprio a questo scopo.
In copertina: foto Envato