Nel dibattito sulla transizione energetica, tra innovazione tecnologica, infrastrutture e PNRR, il tema del lavoro resta spesso sullo sfondo. Eppure, senza le giuste competenze, il percorso verso un’economia a basse emissioni rischia di subire forti rallentamenti.
Secondo una nuova analisi di Gi Group, prima agenzia per il lavoro in Italia, il settore energetico italiano potrebbe generare oltre 250.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, trainato dall’obiettivo europeo di raggiungere almeno il 42,5% di energia da fonti rinnovabili. La domanda è concentrata soprattutto su profili tecnici ad alta specializzazione, che però risultano sempre più difficili da reperire. I dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere confermano la tendenza: più del 63% delle assunzioni programmate richiede competenze green con un forte contenuto tecnologico, mentre l’ingresso di player internazionali alza ulteriormente l’asticella degli standard.
Formazione e mismatch: il nodo da sciogliere
A fronte di una richiesta crescente, l’offerta formativa appare ancora frammentata e spesso lasciata all’iniziativa dei singoli operatori. Percorsi come l’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) e l’Istruzione Tecnica Superiore (ITS) rimangono numericamente insufficienti e poco valorizzati, nonostante la loro capacità di fornire competenze operative immediatamente spendibili.
La carenza di percorsi strutturati si accompagna a un ampio skill mismatch e a una scarsa conoscenza, da parte di molti candidati, delle opportunità offerte dal comparto energetico. Questa combinazione alimenta il rischio di una “fuga di competenze” verso l’estero, dove i professionisti qualificati trovano spesso migliori prospettive di carriera e retribuzioni più competitive.
Per invertire la tendenza, le imprese devono investire in strategie di attrazione e fidelizzazione dei talenti, mentre istituzioni e sistema educativo sono chiamati a rafforzare l’orientamento post-diploma e a promuovere la partecipazione femminile in un settore ancora dominato da figure maschili, soprattutto nelle mansioni operative.
Upskilling, reskilling e nuove opportunità
Per Paola Denegri, Division Manager Energy di Gi Group, “parlare di transizione energetica senza affrontare il tema del lavoro significa ignorare uno dei pilastri fondamentali del cambiamento”. La crescita dell’eolico offshore, del nucleare di nuova generazione, dell’idrogeno e delle tecnologie per il revamping degli impianti richiede un aggiornamento continuo delle competenze.
Oltre alla formazione di nuovi profili, è indispensabile puntare su upskilling e reskilling per adeguare la forza lavoro già attiva agli standard emergenti. Progetti come Women4, che favoriscono l’inserimento femminile anche in ruoli tecnici, e percorsi formativi strutturati come gli IFTS rappresentano strumenti concreti per ridurre il divario di competenze e rendere il mercato del lavoro energetico più inclusivo.
Se accompagnata da un quadro normativo chiaro e stabile, questa strategia potrebbe trasformare la sfida delle competenze in un volano di crescita, rafforzando la competitività del settore e la capacità dell’Italia di affrontare con successo la transizione energetica.
In copertina: immagine Envato