Nel 2024 il tasso di riciclo del vetro in Italia ha toccato l’80,3% (2.102.979 tonnellate), superando con largo anticipo l’obiettivo del 75% fissato dall’Unione Europea per il 2030. Un risultato significativo, soprattutto se si considera che l’Italia è la principale produttrice europea di vetro da imballaggio e la terza consumatrice mondiale, dietro solo a Stati Uniti e Cina.
Come ha ricordato Gianni Scotti, presidente di CoReVe, in occasione della presentazione dei dati annuali a Milano, questi risultati sono possibili anche perché sul territorio nazionale operano 23 vetrerie e 35 centri di trattamento di materia prima seconda.
Le regioni italiane e i comportamenti dei cittadini
Secondo i dati raccolti da YouGov, nel 2024 si è registrato un lieve calo nell’acquisto di prodotti in vetro (-0,9%) e una conseguente flessione nella raccolta, che si è attestata a 2.383.000 tonnellate (-0,7% rispetto all’anno precedente).
Le differenze tra Nord e Sud restano marcate, sia per i consumi dentro e fuori casa sia per la qualità e quantità della raccolta. La media nazionale è di 40,4 kg di vetro raccolti per abitante, ma al Nord si sale a 46,7 kg, al Centro si scende a 37,8 kg, fino ad arrivare a 33,2 kg al Sud. In coda alla classifica si trova la Sicilia, con 28 kg per abitante, ma con una crescita importante rispetto ai 20 kg di cinque anni fa. In cima, invece, la Valle d’Aosta con 62 kg per abitante.
In 10 anni è aumentata del 26% la quantità di vetro riciclato in Italia, e questo produce benefici concreti sia dal punto di vista ambientale che economico. Solo nel 2024, grazie al riciclo, sono stati risparmiati 394 milioni di metri cubi di gas e si è evitata l’emissione di 2,3 milioni di tonnellate di CO₂.
Inoltre, sono state risparmiate 3,8 milioni di tonnellate di materie prime. CoReVe ha erogato ai comuni 113 milioni di euro sotto forma di corrispettivi, mentre la riduzione del vetro conferito in discarica ha permesso un risparmio stimato in 407 milioni di euro.
Tecnologia, sensibilizzazione e il ruolo delle amministrazioni locali
Il valore economico riconosciuto ai comuni dipende in larga parte dalla qualità del vetro raccolto. Per questo è fondamentale evitare l’inserimento di materiali estranei come ceramica, specchi, bicchieri, sacchetti di plastica o coperchi. Gli impianti oggi si avvalgono di tecnologie avanzate, come sensori ottici e intelligenza artificiale, capaci di riconoscere e scartare i materiali non conformi. Tuttavia, quando la raccolta non è pulita, si perde una parte significativa di materiale potenzialmente riciclabile.
Per questo CoReVe è attivo nella sensibilizzazione di tutte le fasce d’età, con progetti differenziati per target e canali: dai cartoni animati proiettati al cinema per i più piccoli ai contenuti social sviluppati con il supporto di influencer.
Il nodo cruciale resta quello dell’informazione capillare ai cittadini. Come ha spiegato Elena Ferrari, responsabile comunicazione e sviluppo di CoReVe, il consorzio ha adottato un approccio comunicativo integrato, supportando i comuni con risorse e strumenti specifici.
Molte amministrazioni, pur consapevoli dell’importanza della raccolta differenziata, non dispongono dei mezzi necessari per avviare campagne informative efficaci. A loro supporto il consorzio ha attivi due centri, che offrono assistenza nella diagnosi delle criticità locali e nella definizione di interventi su misura, che possono spaziare dalla fornitura di materiali informativi alla distribuzione fisica di nuove campane per la raccolta.
Però, molte amministrazioni notano come le difficoltà aumentano durante il periodo estivo, quando i flussi turistici pongono nuove sfide alla corretta raccolta. Per questo CoReVe ha lanciato una campagna dedicata alle principali località turistiche italiane, volta a informare anche i visitatori sulle corrette modalità di conferimento del vetro.
Vuoto a rendere: una strada difficile per l’Italia
In molti paesi il vuoto a rendere (VAR) è stato adottato come soluzione efficace per migliorare i tassi di recupero, e anche in Italia il dibattito è tornato in auge, ma nel nostro paese questa strada si presenta più complessa, soprattutto per motivi culturali e logistici.
Per quanto la stessa CoReVe supporti l’elaborazione dei dati relativi al circuito degli imballaggi a rendere, come dimostra la partecipazione alla campagna A buon rendere, potenziare la raccolta differenziata e l’ecodesign resta a oggi la strategia più efficace e sostenibile.
Come sottolinea Roberto Saettone, direttore generale di CoReVe, in Germania il sistema funziona bene ma è facilitato dalla standardizzazione degli imballaggi – prevalentemente due tipologie di bottiglie – mentre in Italia ogni marchio ha una propria forma, colore e identità visiva. Questo renderebbe molto onerosa la gestione logistica del vuoto a rendere, vanificando i benefici ambientali legati al riuso, a causa dell’aumento delle emissioni e dei costi di trasporto.
Il vuoto a rendere prevede infatti il riutilizzo degli imballaggi per più cicli, a differenza del riciclo, che trasforma i materiali in nuovi prodotti. In Italia il VAR incontra ostacoli logistici e ambientali: distanze superiori a 250 km riducono la sostenibilità, e le bottiglie, più pesanti del 28-48% per poter resistere al maggior uso, aumentano emissioni e costi di trasporto. Inoltre, servirebbero nuovi impianti di lavaggio, mentre il sistema di riciclo attuale raggiunge già il 75% di recupero del vetro.
Leggi anche: Riciclo imballaggi, l’Italia verso il superamento degli obiettivi UE 2025
In copertina: immagine Envato