Lo smaltimento di pneumatici fuori uso (PFU) è un problema di stringente attualità, sia per la loro quantità sempre crescente (secondo l’Energy Transition Outlook 2023 della norvegese DNV, entro il 2030 ce ne saranno fino a 5 miliardi), sia per i numerosi errori commessi in passato.

Per esempio, in vari paesi del mondo si stanno ora ripescando le gomme dismesse gettate sul fondo degli oceani negli anni Settanta e Ottanta, quando si pensò − erroneamente − di costruire così barriere coralline artificiali per favorire la crescita della flora e della fauna marina. 

Molto più spesso gli pneumatici a fine vita sono stati − e sono tuttora − abbandonati nell’ambiente, dove possono resistere per centinaia di anni: il cimitero più famoso al mondo è stato quello di Sulaibiya, in Kuwait, arrivato a misurare quasi 5.000 mq e smantellato nel 2023 dopo numerosi allarmi, legati anche alla salute umana.

In caso di incendio, infatti, i PFU producono emissioni tossiche, ma anche oli e altre sostanze, in grado di contaminare l'atmosfera, il suolo e le falde acquifere. Nei climi più caldi, inoltre, l’acqua piovana accumulata all’interno delle gomme può diventare un incubatore per le larve di zanzara, aumentando il rischio di diffusione di malattie come dengue, malaria e virus Zika.

Il settore dell’estrazione mineraria

Oltre ai veicoli, che si prevede saranno 3,4 miliardi a metà degli anni 2040, quantità enormi di PFU, soprattutto in termini di peso, vengono generate dal settore delle miniere: nel mondo se ne contano oltre 6.000 a cielo aperto, attive 24 ore su 24 per fornire le materie prime che alimentano lo sviluppo economico mondiale.

Ognuna impiega in media una flotta di 29 veicoli, per un totale globale di 175.000 mezzi: un’enorme flotta equipaggiata con gomme extra-large, che hanno una durata operativa di 5-10 mesi. Ciò significa un consumo annuo di un milione di pneumatici giganti, pari a 5 milioni di tonnellate di materiale, che a fine vita vengono generalmente accumulati nelle discariche.

PFU, da rifiuto a risorsa

Trasformare gli pneumatici fuori uso di qualsiasi dimensione da rifiuto in risorsa, da costo in vantaggio, sia ambientale per tutti che commerciale per le imprese, è la mission di Salvadori, azienda nata nel 1983 a Rovereto, dal 2016 parte della multinazionale statunitense TRC. Una realtà internazionale, attiva in oltre 45 paesi, che fornisce consulenza, progettazione e realizzazione di tecnologie per il riciclaggio e il recupero di pneumatici dismessi, ma anche di cavi elettrici e nastri trasportatori.

Numerose sono le soluzioni offerte per coprire tutte le fasi del processo, dalla riduzione delle dimensioni dei PFU secondo specifiche ingegneristiche rigorose, all’estrazione di acciaio e altri componenti, fino alla stampa di prodotti derivati dal granulo di gomma riciclata.

La gamma di applicazioni di questa particolare materia prima seconda è molto ampia, grazie alle eccellenti caratteristiche di smorzamento del rumore, degli urti e delle vibrazioni: attrezzature per parchi giochi e per il tempo libero, pavimentazioni commerciali e industriali, pavimentazioni per il bestiame, manufatti per il traffico e la sicurezza, così come per l’edilizia e le infrastrutture.

La nuova vita dei PFU da miniera

In particolare, per la gestione degli pneumatici OTR (Off the Road), come quelli provenienti dall’industria mineraria, Salvadori ha sviluppato e brevettato la tecnologia MT Rex, un nuovo sistema completamente integrato, sicuro ed efficiente, per la riduzione di queste gomme di dimensione imponente, con un diametro esterno di 4,1 metri e un peso fino a 5 tonnellate.

“Abbiamo sviluppato il primo prototipo nel 2016, dopo un lungo lavoro di progettazione e sviluppo che ha richiesto savoir-faire meccanico, creatività ed esperienza, anche perché questi pneumatici, proprio per il tipo di ambiente di lavoro a cui sono destinati, sono progettati per essere quasi indistruttibili”, ci spiega Andrea Pitto, Global Business Line Leader di Salvadori.

Essendo di tipo radiale, gli pneumatici off the road sono composti per il 75-80% di gomma, a cui si aggiunge acciaio armonico ad alte prestazioni, che viene recuperato e destinato alle fonderie, mentre i PFU da veicolo leggero contengono una maggiore componente tessile, in sostanza plastica, più difficile da separare.

Una crescente sensibilità ambientale

Per quanto riguarda il settore minerario, Salvadori ha sviluppato un importante mercato in Australia, che ha una forte attività estrattiva. “In questo paese non esiste ancora una legge sul fine vita degli pneumatici, ma si riscontra una sensibilità ambientale crescente, che porta alla richiesta di attrezzature per il riciclo e il recupero”, spiega Pitto.

Ogni impresa sceglie se occuparsi del processo nella sua interezza oppure se seguire solo determinate fasi del ciclo. “Abbiamo un cliente che, a partire dalla gomma dei PFU dismessi, arriva a produrre guaina isolante per pavimenti, in un perfetto esempio di economia circolare, mentre altri preferiscono fermarsi alla produzione di granulo o di ciabattato, da vendere nel primo caso ad aziende che producono oggetti e manufatti in gomma, nel secondo alle cementerie per la produzione di energia. Per fare un altro esempio, in Brasile abbiamo un cliente che ha scelto la strada del repurposing, sostanzialmente il cambio della destinazione d’uso: grazie alla nostra tecnologia i PFU da miniera vengono tagliati con geometrie precise e trasformati in rivestimento per gli interni dei camion, sfruttando così al massimo le caratteristiche di resistenza all’usura e assorbimento delle vibrazioni.”

Il recupero di nastri trasportatori e cavi elettrici

Sempre nel campo dell’estrazione mineraria, Salvadori sta studiando le migliori pratiche per il recupero dei nastri in gomma, che vengono utilizzati per il trasporto. “Anche in questo caso si sta ponendo il tema della dismissione di questo materiale, che può diventare l’emergenza del futuro, come è evidente dall’Australia al Cile. In attesa di una regolamentazione, noi ci stiamo già muovendo a livello di ricerca.”

Un altro settore in cui Salvadori è attivo è quello del recupero dei cavi elettrici, la cui guaina è solitamente realizzata in gomma e PVC. “In questo caso, grazie ai nostri sistemi e all’aggiunta di specifiche resine, è possibile ricavare piastre dalle proprietà isolanti, che possono trovare poi diverse applicazioni.”

Infine, dato che la realizzazione di manufatti in granulo di gomma richiede un dosaggio preciso e attento dei materiali, Salvadori ha messo a punto un apposito “mescolatore binario che, grazie all’uso di appositi software, mescola le giuste quantità di tutti i componenti, evitando così le frequenti differenze di produzione tra un lotto e l’altro, che si generano con un dosaggio manuale”.

Il fil rouge, insomma, è sempre quello dell’innovazione in risposta alle specifiche esigenze che possono emergere dal mercato, ma anche dalle singole aziende. “Ascoltiamo le richieste del cliente e lo aiutiamo a sviluppare idee innovative, suggerendo soluzioni ad hoc”, conclude Pitto.

 

In copertina: foto di Salvadori