La Cina ha stabilito per la prima volta quote di energie rinnovabili obbligatorie per alcune industrie pesanti come l’acciaio, il cemento e il polisilicio, nonché per alcuni grandi data center. Le quote variano a seconda della provincia di appartenenza delle aziende, sulla base del cosiddetto Renewable Portfolio Standard o RPS, implementato nel 2019.

Lo ha annunciato la scorsa settimana, con una nota ufficiale, la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, ribadendo come l’iniziativa sia finalizzata “al raggiungimento del picco di emissioni e della neutralità carbonica”, a cui la Repubblica Popolare è già molto vicina.

La notizia, che può suonare molto tecnica, è in realtà una vera svolta per il mercato cinese delle energie rinnovabili, che si apre così alla possibilità di contrattazione dei prezzi direttamente con le aziende interessate.

Come funziona il sistema RPS in Cina

Il Renewable Portfolio Standard stabilisce l’obbligo per un’azienda di consumare una certa percentuale minima di energia rinnovabile nel suo mix energetico. In Cina questa percentuale varia a seconda della provincia.

Come spiega, in un post su Linkedin, David Fishman, direttore della società di consulenza Lantau Group, in Cina il sistema RPS è suddiviso in “energia rinnovabile, incluso l'idroelettrico” ed “energia rinnovabile, escluso l'idroelettrico”. “Le province con il più basso RPS non idroelettrico sono solitamente quelle con le peggiori risorse eoliche e solari. Ad esempio Shanghai, Chongqing, Sichuan, Fujian e Guangdong, tutte con obiettivi RPS non idroelettrici inferiori al 15%.”

“Le quote RPS sono aumentate in modo costante di qualche punto percentuale ogni anno dall'avvio del programma, quindi gli enti obbligati hanno dovuto acquistare un po' più di energia rinnovabile ogni anno per mantenere la conformità”, aggiunge Fishman. “La variazione più significativa è stata registrata nello Yunnan, che ha aumentato del 10,6% le sue quote RPS non idroelettriche rispetto allo scorso anno.”

L’industria pesante entra nel Renewable Portfolio Standard

La novità appena annunciata da Pechino riguarda l’aggiunta, per la prima volta, dell’industria pesante al programma RPS. In precedenza, l’RPS cinese riguardava solo gli operatori del mercato energetico: rivenditori, distributori, grandi acquirenti all’ingrosso.

Nel 2024 il sistema è stato poi allargato al settore dell’alluminio elettrolitico, mentre oggi viene ufficialmente integrato il primo gruppo di industrie pesanti, che include settori hard-to-abate per eccellenza come l’acciaio e il cemento, ma anche il polisilicio e alcuni grandi data center che funzionano come hub nazionali (e per i quali è stabilito un obbligo di ben l’80% di energia rinnovabile).

“In parole povere l'industria pesante ora deve acquistare energia verde per mantenere la conformità normativa”, commenta Fishman. “Piuttosto che pensare a questo come a un'estensione o un'espansione dell'RPS, è più corretto considerarlo come una ridistribuzione degli oneri di conformità. L'onere di mantenere una quota di energia rinnovabile si sta lentamente spostando principalmente dai fornitori di energia agli acquirenti di energia.”

L’ingresso dell’industria pesante nel sistema RPS significherà anche la fine delle tariffe feed-in per i produttori di energia rinnovabile, che invece di vendere alla rete a un presso fisso, si troveranno a negoziare direttamente con le aziende obbligate ad acquistare energia verde. “Entro il 2030 − conclude Fishman − mi aspetto che tutti i segmenti dell'industria pesante saranno inclusi nell'RPS.”

 

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