Il caos continua a contraddistinguere il mondo della rendicontazione della sostenibilità. Il pianeta Terra chiede urgentemente azioni importanti per mitigare gli impatti ambientali, ma le istituzioni che sono chiamate a definire le regole per monitorarli e dettare le linee guida per la loro mitigazione stanno non solo rallentando le azioni, ma anche creando confusione.

A livello europeo, la messa in discussione della CSRD e il dibattito in atto rispetto alla semplificazione degli standard di rendicontazione di sostenibilità ESRS segnano non solo rallentamento, ma anche, a giudizio di chi scrive, perdita di credibilità per il mondo ESG.

Tuttavia, non mancano elementi di dinamismo nel mondo della rendicontazione, che, va ricordato, non è un processo tecnico, ma è soprattutto il modo in cui la quantificazione e la gestione degli impatti vengono “messe a terra” secondo regole che favoriscono la loro comprensione e riduzione.

L’ultima novità viene dal Global Reporting Initiative (GRI), che ha recentemente pubblicato i suoi nuovi standard di rendicontazione su Energia e Clima. Documenti che contengono novità importanti, che rispondono all’evoluzione della consapevolezza su queste tematiche a livello globale.

Il più corposo è certamente quello sul Clima, anche in termini di innovazione rispetto alla versione precedente. Vediamo, in modo sintetico, alcune delle principali novità.

Le novità del GRI: Just Transition

La prima: Just Transition. Ovvero: viene incorporata in maniera chiara la necessità di garantire che il processo di decarbonizzazione non avvenga a scapito dei lavoratori. Le aziende che redigono i loro bilanci di sostenibilità seguendo questo GRI, condivideranno con i loro stakeholder la loro performance anche su questo tema. È bene ribadire il concetto: l’obiettivo dello standard è far comprendere che la mitigazione delle emissioni CO2 non deve avvenire intaccando la sfera sociale.

Come si concretizza questa necessità nel report di sostenibilità? Il GRI chiede di riportare il numero di nuove assunzioni, il numero di cessazioni e il numero di lavoratori che sono stati adibiti a nuove mansioni nell’anno di rendicontazione. Quindi, nel commento ai dati all’azienda sarà chiesto di spiegare se tali movimenti sono legati alle sue politiche sul clima o meno. Nel mondo della rendicontazione, questa novità è molto importante, perché si tratta di metriche classicamente contenute negli standard sociali, e la loro inclusione nell’ambito clima è specchio dell’evoluzione del mondo ESG.

Un piano per mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici

Una seconda rilevante introduzione riguarda la dichiarazione rispetto alla presenza di un piano per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Ciò significa che le imprese non dovranno solamente riportare le loro emissioni di gas serra, ma anche descrivere (se presente) il percorso per ridurle e per adeguarsi all’aumento delle temperature. In questo contesto, è richiesto di analizzare i rischi e le opportunità finanziarie collegate alle azioni sul clima (per esempio: variazioni previste nelle vendite rispetto ai mutamenti del mercato, previsione degli effetti dei cambiamenti normativi, ecc.) e di indicare se le attività pianificate sono in conflitto rispetto alle esigenze delle comunità locali. Di nuovo, quindi, la connessione tra clima e aspetti sociali è molto forte (e, in generale, è un tratto caratteristico di questo nuovo standard).

Uso di crediti di carbonio e attività di compensazione

Infine, ma non per importanza, sono introdotte specifiche rispetto all’uso di crediti di carbonio e alle attività di compensazione. Anche questa è una novità assoluta rispetto al precedente standard, dovuta alla crescita prevista e, purtroppo in alcuni casi, al cattivo uso di queste iniziative. Le informazioni da riportare servono quindi per garantire la solidità e la serietà di queste azioni. Inoltre, il GRI specifica che l’uso di questi strumenti deve avvenire per coprire il 10% di emissioni di CO2 residuo a valle del processo di decarbonizzazione, ovvero quella quota di emissioni hard-to-abate, le uniche per le quali hanno pienamente senso l’acquisto di crediti di carbonio e tutte le attività di compensazione.

Come si vede, tutte novità che non sono meramente tecniche, ma rappresentano il modo in cui un’azienda può prendere piena consapevolezza dei contenuti della transizione ecologica. La speranza è che queste riflessioni sugli strumenti di rendicontazione non siano percepite come discussioni tecniche, ma entrino pienamente nella dimensione delle scelte strategiche aziendali.

 

Cover: foto di Yan Krukau, Pexels