Da Riva del Garda – L’immobiliare italiano è uno dei settori dell’economia italiana più arretrati e impattanti, poco circolare e troppo frammentato in piccole società che si avvalgono di maestranze che spesso usano tecniche artigianali sorpassate. Poche aziende sanno consigliare soluzioni energeticamente vantaggiose. Si riqualifica troppo poco, male, non in maniera industrializzata, scegliendo processi di efficientamento energetici sorpassati o materiali non circolari.

C’è però un evento che da 13 anni cerca di promuovere collaborazioni e sinergie, superando la frammentazione e la competizione: REbuild. Il 6 e 7 maggio si è tenuta a Riva del Garda (TN) l’undicesima edizione di questo incontro, da sempre un punto nevralgico per chi sta davvero cercando di rivoluzionare il sistema immobiliare.

La sfida rimane sempre quella della decarbonizzazione e della resilenza come leva per aumentare la resilienza e il valore del patrimonio immobiliare italiano e internazionale. Ancora oggi – nonostante il Superbonus – oltre il 50% del patrimonio abitativo complessivo è nelle classi F e G, mentre i valori immobiliari sono fuori scala nei grandi centri urbani e troppo bassi nelle aree svantaggiate, rendendo per molti impossibile acquistare casa e mantenerne il valore dove desiderano davvero abitare.

Il progetto di REbuild si articola su cinque pilastri, che hanno rappresentato anche il percorso degli incontri della kermesse di Riva del Garda: ESG, Costruzioni, Materiali, Energia e Digitale.

Temi che però vanno affrontati in sincrono e sistematicamente, mettendo insieme tutti gli operatori e operatrici della filiera. Infatti il titolo dell’undicesimo REbuild è stato Connettere le menti per abilitare l’innovazione, “un tema che nasce dalla consapevolezza, maturata in questi anni, che il processo dell’innovazione è complesso, non sempre lineare e che ha bisogno di un’intelligenza ampiamente distribuita e condivisa”, ci spiega Ezio Micelli, presidente del Comitato scientifico di REbuild e professore ordinario all’Università IUAV di Venezia.

“Abbiamo sempre immaginato che l’innovazione delle imprese potesse generare valore per le aziende stesse e per le comunità. A REbuild tutti siamo portatori di una quota di sapere astratto, di saper fare concreto, di intelligenza e di competenza. Il focus sull’innovazione va nella direzione del miglioramento dell’efficienza e della produttività del comparto in chiave sostenibile, con risultati apprezzabili anche in ambito sociale. Non ci sono altre prospettive”, ha concluso.

Digitalizzazione e social housing

Due temi in particolare si sono distinti rispetto ad altre edizioni: quello della digitalizzazione e della dimensione sociale e di governance. “Le sfide che lanciamo quest’anno riguardano il grande tema del digitale. Non dobbiamo spaventarci di fronte all'applicazione dell'intelligenza artificiale, dei moderni metodi di costruzione e di tutta una serie di tecnologie che ci sono ora a disposizione, perché possono facilitare lo sviluppo e l'efficientamento dei processi. Inoltre, la loro implementazione è in realtà molto più accessibile di quello che si possa pensare”, spiega Alessandra Albarelli, direttrice generale di Riva del Garda Fierecongressi.

Una dimensione su cui non si è lavorato adeguatamente, ma che è sempre più centrale nel dibattito pubblico, tra gli addetti ai lavori e sui tavoli della politica, è proprio quella della sostenibilità sociale dei progetti di edilizia. Housing sociale, edilizia convenzionata, mix-use, impatto sociale delle filiere di costruzione, impatto sociale dei materiali impiegati. Le declinazioni sono tante. Uno degli interventi più interessanti è stato il convegno Come misuriamo gli ESG? Affinare la E, affrontare la S che ha lavorato sui temi di misurazione degli impatti sociali dell’edilizia e del social housing.

Il confronto sulla necessaria trasformazione del patrimonio immobiliare italiano si è focalizzato sia sulle iniziative di rinnovamento “hard” del sistema industriale, sia sulle prospettive di sviluppo offerte dalla sinergia tra forme di intelligenza diverse e complementari, mettendo in luce i frutti della collaborazione tra saperi e i risultati dell’interazione tra uomo e tecnologie (AI, digitalizzazione, machine learning, big data, cantieristica, materiali).

Un fronte, quello tecnologico, in grado di sviluppare potenzialità dirompenti sia nel rendere obsolete le soluzioni pregresse, sia nel cambiare le regole del gioco. Come riportato da Assoimmobiliare, il digitale è un elemento sempre più pervasivo, ma nel comparto delle costruzioni il tasso di digitalizzazione delle aziende non arriva al 10%: per questo occorre accelerare, affinché vengano recepite e sviluppate tutte le potenzialità di crescita del comparto.

Il Manifesto operativo di REbuild

La kermesse si è conclusa con il lancio di un Manifesto operativo per la community di REbuild. “Si tratta di un impegno orientato alla generazione di valore e di valori che sono alla base di una transizione giusta, equa e sostenibile nel suo senso più pieno. Il cambiamento del Real Estate italiano deve passare attraverso tecnologia, sensibilità ambientale e inclusione sociale”.

Nel testo si parla di “transizioni integrate” per ribadire come i temi sociale e demografico (con il tema dello spopolamento dei centri città e delle aree rurali) devono proseguire sullo stesso binario di quelli economici ed energetici. Si parla poi di “produttività per l’inclusione abitativa”, ovvero come strumento per democratizzare l’accesso al bene primario della casa, per sostanziare il diritto alla casa soprattutto a favore di alcune fasce di popolazione che presentano fragilità di vario genere. Case che siano, nel loro valore di mercato, commisurate alle possibilità che gli italiani oggi hanno nel loro budget, e lavorare su questo fronte diventa un tema ineludibile, come si fa in altri paesi.

C’è l’intelligenza artificiale, pensata soprattutto come strumento per snellire e velocizzare il quadro burocratico complesso che circonda, ingabbia e rallenta lo sviluppo del settore. Restituendo efficienza ed efficacia dei processi. “Sgomberato il campo da gran parte delle incombenze formali che non generano valore, gli attori della filiera potranno tornare a pensare alla progettazione in tutte le sue dimensioni, dalla realizzazione di buoni progetti – decarbonizzati, accessibili, sani e duraturi −, alla gestione intelligente del patrimonio costruito, capace di declinare le transizioni”, continua Micelli.

Infine si ribadisce la centralità del tema della valutazione sociale: il diritto alla casa e alle città vivibili e sane è un diritto come tale. E l’immobiliare gioca una sua parte fondamentale.

 

In copertina: foto REbuild