Il 12 agosto nella sede del MIMIT, il Ministero delle imprese e del Made in Italy, il governo, la regione Puglia, i comuni e tutte le amministrazioni coinvolte hanno firmato una bozza d’intesa per avviare la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto. Sebbene sia un passo avanti lungamente atteso, che vede d’accordo tutti gli attori istituzionali, i risultati prodotti sono pochi, tanto ancora rimane da definire.
Innanzitutto, l’accordo prevede lo spegnimento delle aree a caldo alimentate a carbone e la sostituzione con forni elettrici, ma non stabilisce una data per la transizione, in attesa della conclusione della nuova gara per l’assegnazione dello stabilimento: le offerte vincolanti dovranno arrivare entro il 12 settembre.
Rimane aperta la localizzazione del polo DRI, l’impianto che dovrà produrre il preridotto (la materia prima a base di ferro ottenuta riducendo il minerale senza fusione) indispensabile per alimentare i nuovi forni elettrici. Senza il DRI, la riconversione produttiva non potrà essere completata. Per questo si dovrà attendere la chiusura della gara e la definizione della data di completamento della transizione. Intanto però si inizia a fare avanti la possibilità che non sarà localizzato a Taranto, bensì nel porto calabrese di Gioia Tauro, considerate le disponibilità logistiche ed energetiche (esclusa per ora la nave rigassificatore).
Nel documento si riafferma anche la necessità di una figura commissariale per la reindustrializzazione del territorio e si accolgono le richieste del comune di Taranto su compensazioni ambientali e sociali. Una nuova riunione sarà convocata a settembre per definire “un accordo di programma che risponda alle necessità del territorio, coniugando il soddisfacimento del diritto alla salute, all’ambiente, al lavoro”.
Tra le novità della nuova gara per l’ex Ilva, oltre “l’obbligo vincolante della piena decarbonizzazione del sito di Taranto” e la tutela occupazionale quale “principio inderogabile”, si consente l’acquisto dell’intero complesso aziendale, del compendio aziendale Nord (Genova, Novi Ligure e Racconigi), del compendio Sud (Taranto) o di singoli rami d’azienda. Anche se, specificano dal MIMIT, “a parità di condizioni, saranno privilegiate le soluzioni che meglio garantiscono la continuità produttiva e la tutela occupazionale”.
Per il ministro Urso è un risultato soddisfacente: “Questa è una svolta che potrà incoraggiare gli investitori a manifestare con i loro piani industriali il rilancio della siderurgia, della riconversione, della conversione green. Oggi finalmente sappiamo che c’è la squadra Italia unita per la prima volta nella storia di questa vicenda che dura da oltre quindici anni. Un accordo tra tutti i soggetti istituzionali, il governo nazionale, la regione, gli enti locali, nel giocarsi la partita che è straordinariamente importante”. Tutto sospeso intanto, fino alla seconda metà di settembre.
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In copertina: foto MIMIT