In un contesto globale tendente alla concentrazione della popolazione nei grandi agglomerati urbani, la gestione delle aree rurali rappresenta un nodo cruciale per qualsiasi governo attento agli equilibri demografici e socioeconomici del proprio territorio. In Francia, per affrontare questa sfida, a partire dal 1° gennaio 2024, l’Agenzia nazionale per la coesione dei territori, nel quadro del piano France Ruralitè, ha lanciato il programma Villages d’avenir.

A oggi sono 4.677 i progetti avviati in 2.960 comuni aventi una media di 891 abitanti. Destinato ai centri con una popolazione inferiore ai 3.500 abitanti, Villages d’avenir interessa 30.000 comuni e un bacino di 22 milioni di persone, un terzo della popolazione francese. Ma il peso politico delle aree rurali non è soltanto nei numeri: il ricordo della rivolta dei trattori e dei cartelli stradali capovolti per protesta nelle aree rurali è ancora fresco. Quando gli agricoltori e gli allevatori francesi scendono in piazza producono sempre una scossa nell’opinione pubblica del loro paese.

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Un programma per rivitalizzare le aree a bassa densità

Il lavoro di coordinamento di Villages d’avenir è in capo a 100 capi progetto dello stato e 20 direttori di progetto del CEREMA (Centre d'études et d'expertise sur les risques, l'environnement, la mobilité et l'aménagement). “Dal punto di vista operativo, i 120 project manager sono distribuiti in 95 prefetture di dipartimento e supportano mediamente venti comuni selezionati dal corpo prefettizio”, spiega Christophe Bouillon, presidente dell’Agenzia nazionale per la coesione dei territori. “A sua volta ogni comune selezionato viene seguito in 1 o 2 progetti specifici su tematiche multiple: cultura, sanità, commercio, sport, patrimonio, alloggi. A livello nazionale, il programma è gestito dall'Agenzia nazionale per la coesione dei territori, sotto l'autorità del proprio ministro di riferimento, e viene attuato localmente tramite il prefetto del dipartimento.”

“I principali problemi di questi territori sono la ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico, la riqualificazione e l'adattamento dell'offerta abitativa, la riqualificazione degli spazi pubblici nei centri urbani, il rafforzamento dei servizi e dei negozi di prossimità, lo sviluppo del turismo e la sua destagionalizzazione e la mobilità sostenibile e condivisa”, aggiunge Pascal Berteaud, direttore del CEREMA. “In molti casi, stiamo parlando di realtà di cinquecento abitanti in cui la segreteria comunale è aperta una volta a settimana. Bisogna essere pragmatici, fornire ai piccoli comuni quelle professionalità che li possono aiutare a sviluppare progetti capaci di migliorare la quotidianità dei propri abitanti.”

Attingendo ai fondi statali, regionali e dipartimentali, il programma Villages d’avenir si occupa di dislocare sul territorio le competenze utili per la realizzazione dei singoli progetti, un modello “liquido” che consente di andare a colmare le lacune di realtà che non possono sostenere le spese di una risorsa tecnica locale.

“La riqualificazione di un complesso immobiliare per l’insediamento di un negozio di alimentari di prossimità nel Cantal, un progetto di mobilità condivisa nell’Ariège, la ristrutturazione energetica degli edifici comunali in un centro del Loiret, la riqualificazione di una fattoria per farne un luogo polifunzionale nella Meurthe-et-Moselle sono solo alcuni dei progetti messi in campo nell’ultimo anno e mezzo”, continua Berteaud. Non sono mancati interventi nel campo della salute e dell’istruzione, con la creazione di un polo sanitario multisito nell’Indre-et-Loire e la ristrutturazione e costruzione di plessi scolastici come nei Pays de Loire e a Guadalupa.

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Soluzioni pratiche ai problemi della quotidianità

“Un comune delle Alpes-de-Haute-Provence di 166 abitanti deve affrontare la lontananza dai principali servizi pubblici e negozi”, racconta Bouillon. “Per rispondere alle difficoltà di spostamento di una parte della sua popolazione, il municipio ha scelto di acquistare un’auto elettrica da condividere con tutti gli abitanti. Dal 2 gennaio 2025, gli abitanti possono noleggiare l'auto a un costo modesto per i propri spostamenti di breve durata: 6,50 euro per mezza giornata, 9 euro per la giornata intera. La prenotazione del veicolo avviene tramite una piattaforma online, che ha anche realizzato l'installazione della colonnina di ricarica situata in un parcheggio nel centro del paese. Tre sono gli obiettivi del progetto: rispondere alle difficoltà di spostamento di una parte della popolazione, contribuire agli obiettivi della transizione energetica attraverso la decarbonizzazione dei mezzi di trasporto e preservare il potere d'acquisto degli abitanti, grazie a tariffe di noleggio estremamente competitive.”

Un altro progetto è stato avviato in un comune di 1.080 abitanti del dipartimento dell’Aube: “Di fronte a un contesto economico e umano molto complicato, i gestori del panificio locale sono stati costretti a chiudere la propria attività”, continua Bouillon. “Il consiglio comunale ha espresso la volontà di non abbandonare questo spazio commerciale, la cui vetrina è idealmente situata nel cuore del borgo. Il comune ha quindi acquisito questo spazio al fine di ospitare un’attività commerciale di beni di prima necessità.”

Dalla consulenza giuridica al supporto nel reperimento dei fondi, i project manager di Villages d’avenir hanno aiutato le varie amministrazioni comunali a districarsi fra burocrazia e spese, normative e conti economici. Un altro esempio virtuoso arriva dall’Oise, dove un comune ha ristrutturato un edificio storico creando un micro-nido con annessi due appartamenti destinati all’affitto per giovani professionisti. Gli affitti percepiti dai due alloggi, così come le quote del micro-nido, permetteranno di coprire i costi del progetto e di rispondere alle esigenze del comune.   

“Attualmente più di cinquecento progetti sono già stati portati a termine”, conclude Berteaud. “Globalmente il programma funziona bene. Evidentemente non stiamo parlando di opere straordinarie, si tratta di progetti che riguardano la vita quotidiana degli abitanti di questi luoghi. Ma in realtà sono questi i bisogni di oggi.”

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Una strategia a più livelli per le aree interne italiane

In Italia, la situazione di gran parte delle vallate alpine e di molti comuni che si trovano lungo la dorsale appenninica è molto simile a quella delle aree meno dense di Francia, ma il piano che il governo nazionale ha messo in campo per le aree a bassa densità di popolazione è più frammentato e articolato rispetto a quello di Parigi.

“Non c’è solo una strategia per le aree interne, ma ce ne sono molte sovrapponibili e sovrapposte. È una logica che va oltre il campanile e che fa lavorare insieme i comuni dello stesso ambito territoriale”, ci spiega Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani.

La parte più ambiziosa è la Strategia nazionale per le aree interne che interviene su 123 aree di progetto, con un bacino di 1.882 comuni e 4,39 milioni di abitanti. Dal welfare per i comuni catalogati come periferici e ultraperiferici, agli stanziamenti per il mantenimento delle attività economiche e delle imprese, fino agli interventi per la prevenzione degli incendi boschivi, gli investimenti – a oggi inferiori al miliardo di euro – sono molto eterogenei.

“La Strategia Green Community riguarda 800 comuni in 35 territori con uno stanziamento di 130 milioni di euro del PNRR”, continua Bussone. “Per la Strategia della montagna, negli ultimi tre anni sono stati stanziati 500 milioni di euro ripartiti sulle singole regioni che hanno deciso come impiegarli sul bacino dei 3.000 comuni interessati. C’è poi la Strategia per le foreste: 400 milioni di euro in 10 anni da riservare principalmente alla pianificazione forestale. La Strategia di sviluppo locale dei GAL (Gruppi d’azione locale) utilizza i fondi per lo sviluppo rurale con bandi a vantaggio sia dei comuni che delle imprese. Infine, ci sono i finanziamenti riservati ai parchi nazionali per misure di conservazione e tutela della biodiversità.”  

A coordinare le politiche per le aree interne sono i ministeri dell’agricoltura, della coesione e degli affari regionali e le varie regioni. Secondo Bussone, la parola “spopolamento” andrebbe cancellata dal vocabolario quando si parla delle aree interne italiane: “C’è stato un ritorno nei territori in questione, con un saldo migratorio positivo del 12 per mille fra il 2019 e il 2023. In questo periodo, nelle aree montane, si è avuto un neopopolamento di 100.000 persone, di cui 65.000 di nazionalità italiana. Le aree maggiormente interessate dal fenomeno sono state quelle dell’arco alpino e dell’Appennino settentrionale. La parola ‘spopolamento’ viene utilizzata spesso in maniera semplicistica per spiegare fenomeni complessi che nascono, per esempio, dalla combinazione fra i flussi dell’emigrazione interna e l’inverno demografico che l’Italia condivide con tutti i paesi dell’Europa meridionale. Anche nelle nostre aree interne, invece, ci sono opportunità, risorse e nuovi insediamenti”.

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In copertina: Boutaresse © Davide Mazzocco