L'economia del mare è uno dei temi più dibattuti in questo momento, così come la necessità di renderci indipendenti nella produzione energetica con un mix energetico che vede nelle rinnovabili la scelta più opportuna e logica in un paese ricco di vento e sole.

L’Italia è una delle nazioni che nel lavoro in mare si è accreditata nel mondo con le più alte capacità di cantieristica navale, ingegneria specializzata, trasporto marittimo ed è, per questo, anche l'area logistica mediterranea maggiormente promettente nel panorama dell'eolico offshore galleggiante. Diversi gli elementi che giocano a favore del nostro paese: la sua posizione strategica, la presenza di 8.000 km di costa, l'esistenza di numerosi porti e attività di navalmeccanica. Ed è dai porti che possiamo costruire la nostra visione nello sviluppo delle rinnovabili dal mare.

In Italia la nascita di impianti di eolico offshore si baserà principalmente su quei progetti che prevedono l'installazione di pale eoliche su enormi piattaforme galleggianti, a differenza degli impianti del Nord Europa che vengono "fissati" direttamente sui bassi fondali marini. Questo nuovo scenario industriale prevederà, quindi, la costruzione e l'assemblaggio delle parti che costituiscono la piattaforma galleggiante insieme ai componenti delle pale eoliche.

Questa complessa fase di costruzione dovrà essere realizzata negli specchi d'acqua davanti alle banchine portuali. Saranno, pertanto, necessari degli adeguamenti delle banchine stesse e delle aree dove si manovrano le pale. Per far fronte alla necessità di dotare anche l'Italia di porti attrezzati, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica lanciò l'anno scorso un bando dedicato alle autorità portuali che intendevano candidarsi per l'installazione di cantieri dedicati all'eolico offshore.

Sei i porti che a giugno del 2024 presentarono la propria candidatura indicando i requisiti minimi e presentando un programma dei lavori e un'ipotesi di fattibilità economica: Civitavecchia, Brindisi, Taranto, Crotone, Augusta e Vasto. È notizia di pochi giorni fa che quel bando, firmato dal MASE e dal MIT e che ha ottenuto l'approvazione della Ragioneria generale dello stato e l'accordo del Ministero dell'economia e delle finanze, vede la scelta dei porti di Augusta e di Taranto quali hub principali mentre quelli di Brindisi e Civitavecchia come supporto. Sarà ora compito della Direzione generale Fonti energetiche e titoli abilitativi del MASE preparare il decreto ministeriale per l'assegnazione degli oltre 78 milioni di euro previsti.

Un atto che consente al nostro paese di programmare il via all'operazione di rilancio industriale dei siti portuali quali centri strategici italiani per la realizzazione dei cantieri dedicati allo sviluppo degli impianti eolici offshore galleggianti. Con la definizione di questi nuovi poli industriali potremo contare su mirate misure di sostegno e su opportuni investimenti nel Sud Italia che creeranno una forte ricaduta economica, sociale e di posti di lavoro. Le nostre enormi competenze nazionali faciliteranno la realizzazione di una grande filiera italiana dedicata al settore dell'eolico marino. È un'opportunità unica per l'Italia e per il ruolo cruciale e strategico che i porti hanno per la realizzazione delle piattaforme galleggianti e l'assemblaggio delle pale eoliche, per la presenza di porti marittimi nelle vicinanze degli impianti eolici offshore che garantisce la fattibilità dei progetti per tutti gli investitori, oltre che un fattore di riduzione di costi in termini di trasporto e logistica, ma anche di riduzione degli impatti ambientali.

Sono 130 i progetti presentati al MASE, con un potenziale di oltre 80 GW di richieste di collegamento alla rete elettrica di Terna, dei quali gran parte presenti nel Sud Italia. Di questi però, solo per 49 GW, ossia 75 progetti, sono stati accettati i preventivi di collegamento e solo per 26 progetti, per circa 18 GW, è stato avviato l'iter di Valutazione di impatto ambientale. Già 2,2 GW sono stati autorizzati dal punto di vista ambientale (4 progetti, due su fondali fissi e due su fondazione galleggiante).

Numeri molto alti e che ci confermano la necessità di velocizzare i processi anche relativamente alla preparazione delle gare legate al FER2, il decreto concordato con la Commissione europea che prevede 3,8 GW di incentivi al settore su un totale di 4,6GW. E proprio recentemente, all'evento che AERO ha organizzato alla Camera dei deputati, è stato lanciato un grido d'allarme da parte del settore. Occorre fare presto! È necessario preparare nei prossimi mesi il calendario delle gare che farà partire il settore, puntando già a ragionare su come si potranno sostenere i tanti progetti positivi e ambiziosi che potranno consentire al nostro paese di arrivare al 2035 con una decina di GW realizzati, per poi raddoppiare il numero nei successivi dieci anni.

È una sfida contro il tempo anche perché altri paesi europei stanno lavorando efficacemente sulla filiera, come ad esempio la Francia che ha già a disposizione a Marsiglia un centro specializzato. E molti altri ne nasceranno lungo le coste di altre nazioni del Mediterraneo. Per l'Italia, quindi, l'avvio di questo scenario contribuirà in maniera sostanziale non solo agli obiettivi energetici di decarbonizzazione nazionali ed europei, ma anche al riscatto economico, sociale e ambientale che le rinnovabili dal mare sono in grado di offrire al nostro territorio e, in particolare, nel Sud Italia.

Ricordiamo che serviranno centinaia di figure specializzate in ogni centro, per una catena di produzione che potrà creare economia e sviluppo guardando al 2050. Un'occasione per offrire migliaia di posti di lavoro in tutti i settori specialistici marittimi e portuali, ma non solo.

La nostra associazione, nata solo due anni fa, si è posizionata quale miglior interlocutore del Governo sul tema dello sviluppo delle rinnovabili dal mare, rappresentando la maggioranza degli sviluppatori dei progetti italiani e costruendo, valorizzandone le singole capacità, un'adeguata catena di fornitura nazionale che possa far fronte alle richieste dei progetti: partendo dalle attività di controllo ambientale e geologico, dalle indagini marine specialistiche, dalla logistica e i trasporti marittimi, dalla ricerca e i servizi ambientali, dalla fornitura di acciaio e cemento armato, di cavi e centrali elettriche, passando per la produzione, l'assemblaggio e il varo delle strutture galleggianti, fino alla disponibilità di navi attrezzate specialistiche per il trasporto e gli ancoraggi, coinvolgendo anche aziende della trasformazione digitale delle infrastrutture e del settore della chimica per una visione alle future produzioni di idrogeno verde. Una comunità di imprese che continua a crescere anche con l'affiancamento di Università e startup di ricerca nel mondo delle rinnovabili offshore.

C'è una straordinaria occasione davanti a noi che dobbiamo cogliere al più presto. L'Italia ha tutte le carte in regola per diventare protagonista di questa rivoluzione energetica. Il settore delle rinnovabili ha già dimostrato, negli ultimi anni, di offrire concrete opportunità di lavoro e crescita professionale per migliaia di giovani. Ora è il momento di fare il salto di qualità. L'obiettivo è ambizioso ma raggiungibile: costruire entro il 2050 un paese energeticamente indipendente, più sicuro e in piena sintonia con gli obiettivi ambientali europei. Nonostante le incertezze internazionali, il percorso verso le energie pulite non può fermarsi. Combinando le potenzialità industriali dei nostri porti con l'energia del vento marino possiamo creare quel mix energetico che ci libererà dalla dipendenza da altri paesi. Questo traguardo è alla nostra portata.

 

In copertina: immagine Envato