“Rappresenterò tutti coloro che chiamano il Canada casa”: così il primo ministro Mark Carney, leader dei Liberali, ha commentato la vittoria del suo partito alle elezioni federali. Un risultato che sta facendo riflettere il mondo intero, perché nasce da un clamoroso ribaltone legato a quello che viene definito “effetto Trump”.

Con le sue continue provocazioni e la sua aggressiva politica dei dazi, il Tycoon ha infatti rafforzato l’orgoglio nazionale canadese e ha spinto il paese a compattarsi in vista di importanti sfide, come la gestione della guerra commerciale, la ricerca di alleati diversi dagli Stati Uniti e la tutela dell’ambiente.

In Canada la rimonta del partito liberale

Carney è entrato in carica soltanto da un mese, dopo le dimissioni a sorpresa del suo predecessore, Justin Trudeau, lo scorso gennaio. Il Partito liberale, da tempo al centro di una profonda crisi, sembrava spacciato, con i sondaggi che da inizio anno lo davano sotto ai Conservatori di circa 20 punti percentuali.

Poi è iniziata un’incredibile rimonta, che martedì ha portato i liberali, alla guida del governo ininterrottamente dal 2015, a ottenere il quarto mandato consecutivo, conquistando 169 seggi (il numero definitivo sarà comunicato nei prossimi giorni) contro i 144 dei conservatori. Questo, però, non garantisce loro la maggioranza, che avrebbe richiesto almeno 172 dei 343 seggi della Camera dei Comuni, per cui sarà necessario cercare il sostegno di partiti minori, come New Democrat e Bloc Québecois.

Mark Carney, ex banchiere che non aveva mai ricoperto cariche politiche in precedenza, oltre a essere confermato premier è stato anche eletto per la prima volta alla Camera dei Comuni, dopo aver conquistato il seggio di Nepean, a Ottawa.

Sconfitto di misura il leader dell’opposizione Pierre Poilievre, che ha invece perso il suo seggio di Carleton, nei sobborghi di Ottawa, che deteneva da vent’anni, anche se va detto che il partito conservatore ha ottenuto un record di voti rispetto al passato. 

L’ex banchiere Mark Carney e l’effetto Trump

Sessant’anni, nato a Fort Smith, nei territori del Nord-Ovest, il “pragmatico” Carney, come si descrive lui stesso, ha nella sua carriera, più che la politica, l’economia e la finanza. Un background che i canadesi hanno probabilmente ritenuto importante per tenere testa all’imprevedibile politica economica di Trump.

Nel 2008, durante la crisi finanziaria globale, è stato nominato governatore della Banca del Canada, poi è stato il primo straniero a diventare governatore della Banca d’Inghilterra, aiutando il Regno Unito a gestire la Brexit.

Subito dopo essere sceso in campo in Canada si è trovato ad affrontare una bella prova e da neopremier ha convocato le elezioni anticipate, sapendo ben interpretare il momento a suo favore, mentre Trump e il suo sovranismo nel frattempo distruggevano la destra canadese.

“Come ho avvertito per mesi, l'America vuole la nostra terra, le nostre risorse, la nostra acqua, il nostro paese. Ma queste non sono minacce vane. Il presidente Trump sta cercando di spezzarci affinché l'America possa possederci”, ha dichiarato Carney, invitando a “restare uniti” contro il tentativo del Tycoon, che “vuole spezzarci, ma non ci riuscirà”. 

“Abbiamo superato lo shock del tradimento americano, ma non dovremmo mai dimenticare la lezione. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi. E soprattutto dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri”, ha affermato.

Ambiente ed energia, il programma di Carney

Che cosa farà ora Mark Carney come primo inistro? Una delle maggiori priorità sarà gestire il rapporto con Trump, cercando di proteggere l’economia canadese. A fine marzo, in un incontro, i due leader si sono accordati per avviare i negoziati per un nuovo rapporto economico e di sicurezza subito dopo il voto, ma Carney probabilmente si muoverà anche alla ricerca di alleati più “affidabili” (non a caso il suo primo viaggio all'estero da primo ministro è stato in Europa).

Ha poi annunciato che raddoppierà il ritmo di costruzione delle case, i cui prezzi sono saliti alle stelle nell’ultimo decennio, ridurrà le tasse per alleviare il costo della vita, aumenterà la spesa per la difesa al 2% del PIL canadese e promuoverà il commercio interno e la produzione automobilistica.

Un capitolo importante sarà quello dell’ambiente, anche perché lo stesso Carney già in passato si è impegnato nella lotta al climate change. Nel 2019 è diventato Inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione e la finanza per il clima, e nel 2021 ha lanciato la Glasgow Financial Alliance for Net Zero, un’iniziativa volta a riunire le istituzioni finanziarie per sostenere la transizione verso un'economia a zero emissioni nette.

“La natura è parte integrante della nostra identità di canadesi”, ha affermato Mark Carney nel presentare il piano lo scorso 7 aprile. “In questo momento di crisi, abbiamo bisogno di nuovi approcci coraggiosi per proteggere il patrimonio naturale canadese e difenderlo per le generazioni future.”

Tra gli obiettivi, la creazione di almeno 10 nuovi parchi nazionali e aree di conservazione marina e 15 nuovi parchi urbani; la protezione dell’acqua dolce, anche investendo 100 milioni di dollari in un fondo strategico per la tecnologia della sicurezza idrica allo scopo di promuovere la ricerca e lo sviluppo canadesi, l’intelligenza artificiale, il monitoraggio e gli strumenti di dati; l’implementazione di soluzioni climatiche basate sulla natura che offrano benefici misurabili in termini di sequestro del carbonio e di biodiversità, sostenendo al contempo la resilienza della comunità; il rafforzamento della tutela delle popolazioni indigene.

Poi c’è tutto il capitolo energia. “Il Canada ha una straordinaria opportunità di diventare la principale superpotenza energetica mondiale, sia nel settore dell’energia pulita che in quello convenzionale”, ha dichiarato Mark Carney. “Svilupperemo con decisione progetti di interesse nazionale per proteggere la nostra sicurezza energetica, diversificare i nostri scambi commerciali e migliorare la nostra competitività a lungo termine, il tutto riducendo le emissioni. Possiamo guidare la transizione energetica, garantendo al contempo energia a prezzi accessibili in patria e costruendo l’economia più forte del G7.”

Infine, la controversa questione della carbon tax per i consumatori, ovvero la “tassa sul carburante”. Una delle prime decisioni di Carney, non appena preso il posto di Trudeau, è stata quella di firmare il decreto per eliminarla, con effetto dal 1° aprile 2025, in quanto a suo avviso “non stava funzionando”, pesando direttamente sulle tasche dei cittadini.

Non si tratta di un segno che Carney abbia abbandonato le proprie convinzioni a difesa del clima, ma va vista nell’ambito di un piano complessivo, che prevede il rafforzamento dell’Output-Based Pricing System (OBPS) per i grandi emettitori industriali e l’introduzione di un Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM) per evitare vantaggi nel trasferire la produzione dove si può maggiormente inquinare.

“La misura farà la differenza per i canadesi in difficoltà, ma è solo una parte di un pacchetto più ampio che il governo adotterà per combattere il cambiamento climatico, garantire la competitività delle nostre aziende e far progredire il paese”, aveva detto Carney. Non resta che vedere come l’ex banchiere porterà ora avanti il suo mandato.

 

In copertina: Mark Carney alla conferenza stampa di presentazione del Financial Stability Report, 2014 © Chris Ratcliffe, Bloomberg, via Flickr