Un’adorabile coppietta borghese, vestita di tutto punto, è in posa per uno scatto: tutto normale, tranne che i due sono robot e stanno in piedi sotto il sole cocente su una distesa desertica. La distopia è servita. Si presenta così, senza il tradizionale slogan ma con un’immagine “parlante”, la 28^ edizione di CinemAmbiente, il primo e più importante festival italiano di film a tematica ambientale, che torna a Torino dal 5 al 10 giugno 2025.
La locandina è un suggerimento abbastanza chiaro su quale sarà il filo conduttore di quest’anno: il futuro, o meglio i futuri possibili. Quelli distopici, apocalittici, funesti, oppure le loro più auspicabili alternative, che siamo ancora in tempo (forse) per costruire.
Ecco, quindi, che i 77 film di CinemAmbiente 2025, in arrivo da 26 Paesi in rappresentanza di cinque continenti, hanno come sempre lo scopo di “innescare il cambiamento sociale e proporre nuove visioni per affrontare la crescente complessità del mondo”, come scrive la direttrice Lia Furxhi, che ormai da due anni ha raccolto il testimone del fondatore Gaetano Capizzi.
Così, ai temi che da anni sono al centro del dibattiti ambientale internazionale – la crisi climatica, l’antropizzazione e la perdita di biodiversità, lo sfruttamento delle risorse naturali – se ne affiancano alcuni emergenti che avranno sempre più spazio nel prossimo futuro, come l’energia nucleare, l’esplorazione spaziale, l’ecocidio come strumento di guerra.
“In un momento storico in cui le emergenze ambientali, sociali, economiche si fondono in una policrisi sempre più globalizzata – conclude Furxhi – i film proposti esplorano storie mai raccontate, amplificano le voci ai margini , offrono prospettive non sempre facilmente accessibili altrove, soprattutto in panorama mediatico che tende a semplificare questioni complesse in brevi pezzi sensazionalistici”.
Il grande cinema per l’ambiente
Il bello di CinemAmbiente è da sempre l’impegno che i suoi organizzatori mettono nel conciliare il valore informativo e scientifico dei film con il loro contenuto artistico. Impegno che negli anni, da quando nel 1998 il festival nacque da un’intuizione di Gaetano Capizzi, ha contribuito a creare un vero e proprio genere cinematografico, quello del “cinema ambientale”.
All’anima più puramente “cinefila” del festival sono perciò dedicate le serate di apertura e chiusura. Giovedì 5 giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente, l’inaugurazione è affidata al film muto Wonders of the Sea di John Ernest Williamson, musicato dal vivo dai Perturbazione. La pellicola., girata nel 1922, è una delle prime della storia del cinema con riprese subacquee dal vero ed è stata scelta in onore della terza Conferenza sugli Oceani delle Nazioni Unite, che si svolge proprio in questi giorni a Nizza.
Per la chiusura del festival, martedì 10 giugno, sarà invece proiettato in anteprima il nuovo lavoro del regista premio Oscar Asif Kapadia, che con 2073 - Ultima chiamata ha realizzato un anomalo documentario, tra finzione e inchiesta giornalistica, su un futuro che, si spera, non verrà.
Il programma di CinemAmbiente 2025
I numeri dell’edizione 2025 si mantengono costanti e il programma è come al solito ricchissimo, con 77 pellicole fra lungometraggi e cortometraggi, in arrivi da 26 Paesi da ogni parte del mondo. I lavori sono suddivisi in quattro sezioni: il Concorso documentari, il Concorso cortometraggi (da non sottovalutare, perché spesso vi si trovano dei gioielli) e le due sezioni non competitive Made in Italy e Panorama, a cui si aggiungono alcune proiezioni speciali. Novità di quest’anno: la sezione Panorama è articolata in tre focus tematici, introdotti da incontri con esperti e dedicati agli immaginari eco-distopici, al rapporto tra ambiente e guerra e alla difficile convivenza tra uomo e fauna selvatica.
La sezione principale, il Concorso documentari internazionali, vede in gara 8 titoli, tutti onestamente imperdibili, almeno sulla carta.
Si comincia con il poetico Nocturnes, dei registi indiani Anirban Dutta e Anupama Srinivasan: un viaggio immersivo nelle foreste dell’Himalaya orientale alla scoperta del mondo segreto delle falene. Only on Earth della danese Robin Petré è invece girato sulle montagne della Galizia meridionale, regione segnata da caldo estremo e siccità (ovviamente amplificati dal cambiamento climatico) che d’estate portano incendi devastanti.
Ci si sposta poi negli Stati Uniti del sud con il road-movie Les Recommencements delle registe Isabelle Ingold e Vivianne Perelmuter, che seguono Al Moon, nativo americano della tribù degli Yurok, in un viaggio alla ricerca della sua identità. Sempre negli USA è ambientato Middletown di Amanda McBaine e Jesse Moss, un docuthriller di formazione che racconta la storia vera di un gruppo di studenti che scopre una discarica illegale di rifiuti tossici.
Blame. Bats, Politics and a Planet out of Balance del documentarista svizzero Christian Frei ci riporta invece ai tempi del Covid-19, riaprendo il dibattito sulla genesi della pandemia attraverso le testimonianze di vari ricercatori fra Cina, Singapore e Stati Uniti.
The Town that Drove Away dei registi polacchi Natalia Pietsch e Grzegorz Piekarski è girato a Hasankeyf, città turca la cui storia millenaria è condannata a scomparire sotto l’acqua per fare posto a una delle dighe del controverso Southeastern Anatolia Project, attuato da Erdoğan, che interessa prevalentemente le regioni abitate dalle minoranze curde e arabe.
Di conflitto fra comunità e grandi opere parla anche Fission di João Pedro Prado e Anton Yaremchuk, che riapre il dibattito sull’energia nucleare mettendo a confronto due situazioni opposte: da un lato, il piccolo comune bavarese di Gundremmingen, dove nel 2021 è stato chiuso l’ultimo reattore ancora attivo in Germania; dall’altro, la cittadina di Choczewo, destinata a diventare nel 2033 sede della prima centrale nucleare della Polonia.
Infine, offre un assaggio di futuro il film del canadese Julien Elie, Shifting Baselines, girato a Boca Chica, un tempo villaggio appartato all’estremità meridionale del Texas, e oggi sito chiave dei programmi spaziali statunitensi, sia pubblici (della NASA), sia privati (di Elon Musk).
Ecoeventi: proiezioni speciali, masterclass, conferenze, arte, gastronomia
Oltre e intorno ai film, il festival ha costruito negli anni una galassia di eventi collaterali che ormai costituiscono un vero e proprio cartellone a sé stante e che ne fanno, probabilmente, la più grande manifestazione a tema ambientale in Italia (con buona pace dei tanti imitatori).
Troppi per citarli tutti (ma trovate il programma completo sul sito ufficiale), gli Ecoeventi comprendono innanzitutto alcune proiezioni speciali, come il documentario The White House Effect, introdotto da Luca Mercalli, che ricostruisce con materiali d’archivio le politiche anti-clima della Casa Bianca dai tempi di George Bush ad oggi.
Ci sono poi conferenze e panel, come quello sul futuro dei green jobs o la conferenza-spettacolo di Luca Scarlini su Tutti i futuri sbagliati; installazioni artistiche e sonore; cooking show di cucina responsabile e sostenibile. E ancora, una masterclass condotta dal regista Asif Kapadia e un concorso di fotografia per le scuola – Scatti sostenibili – dedicato alla memoria di Gaetano Capizzi.
Tutti i film e gli eventi del Festival sono ad accesso gratuito.
A partire dal giorno successivo alla proiezione in sala, una selezione di film sarà visibile online tramite il sito del Festival, www.festivalcinemambiente.it, fino al 21 giugno, sulla piattaforma OpenDDB.
In copertina: immagine tratta dal film Blame. Bats, Politics and a Planet out of Balance