da Valencia - Tra grandi speranze e l’entusiasmo della ricerca, l'incertezza del contesto politico globale mette a dura prova l'evoluzione del mercato e della ricerca sulle biomasse. Dall'8 al 12 giugno a Valencia, in Spagna, oltre 1.200 partecipanti tra università, industrie e istituti di ricerca provenienti da 55 nazioni diverse si sono riuniti per l'annuale EUBCE, la principale fiera europea dedicata allo sviluppo di biomasse, biocircolarità e bioeconomia.

L’instabilità che si respira in Est Europa e oltre Oceano si ripercuote sul contesto UE. Costretta tra rischi geopolitici, ambientali e nuove sfide ecologiche, la comunità scientifica europea è unita nel riconoscere la necessità di raggiungere l’indipendenza energetica – dall’extra-EU e dal fossile − che non può prescindere dalle biomasse, come evidenziato dai dati della IEA Bioenergy, secondo cui senza bioenergia la transizione costerà il 20% in più e sarà più difficile da raggiungere.

Messaggio sottolineato anche durante la cerimonia di apertura dalla chair-woman Margarita de Gregorio, Secretary General, Bioplat, Spanish Technology and Innovation Platform on Biocircularity e CEO di Biocirc - Spanish Biocircularity Association: “L’obiettivo comune dei partecipanti all’evento è di creare le fondamenta per un'Europa più resiliente, indipendente dal punto di vista energetico, economicamente dinamica, e attenta alla sostenibilità”.

A EUBCE 2025 l’importanza dell’indipendenza energetica europea

Giunta alla sua 33ª edizione, la fiera ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da tutta Europa, India, Cina, Canada e Stati Uniti. Tra sessioni plenarie, incontri paralleli e presentazioni, non sono mancati spunti e occasioni di confronto su progetti, obiettivi raggiunti e sfide comuni. Tra le molteplici declinazioni del tema biomasse, hanno trovato ampio spazio il biometano, le alghe e le loro applicazioni biobased, oltre ai carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF).

Nella giornata di apertura gli speaker hanno presentato una panoramica della situazione globale su biomasse e bioenergia. Tra essi Eric van den Heuvel, Technical Coordinator di IEA Bioenergy, che ha sottolineano l'urgente necessità di una transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Nei 25 paesi membri della IEA Bioenergy, i combustibili fossili rimangono dominanti, mentre le bioenergie rappresentano solo circa il 7% del consumo energetico totale.

Critico soprattutto nell'UE il settore dei trasporti, che consuma oltre il 90% di combustibili liquidi di origine fossile, mentre l'elettricità rinnovabile è ancora scarsamente presente nella mobilità stradale. Guardando al futuro, per raggiungere l'obiettivo Net Zero Emission, “l'uso di combustibili sostenibili deve aumentare, ma i progressi attuali sono ancora inferiori agli obiettivi del 2030”.

Biomasse: investimenti e obiettivi 2030

La collaborazione è emersa come un filo conduttore trasversale a tutti i panel, non solo tra paesi ma soprattutto tra istituzioni pubbliche, centri di ricerca e aziende. Un concetto ribadito più volte nel corso della fiera, dove è stato evidenziato come l’assenza di sussidi statali e di politiche chiare a supporto del settore renda l’investimento nel biogas un’operazione incerta e ad alto rischio per le imprese. Anche nel comparto del biometano, questa instabilità normativa è percepita con forza, come sottolineato anche dai dati presentati dalla European Biogas Association.

In Europa, paesi come Spagna, Italia e Grecia giocano un ruolo chiave nel mercato delle biomasse. Tuttavia, la mancanza di incentivi economici ha spesso rallentato lo sviluppo di nuovi progetti. La forte volatilità dei prezzi delle materie prime (feedstock) rappresenta un ulteriore ostacolo, riducendo l’attrattività degli investimenti in impianti per la produzione di biogas e biomasse. Un maggiore sostegno pubblico, anche a favore dei soggetti privati, potrebbe fare la differenza, stimolando nuovi investimenti e accelerando la transizione energetica.

Il punto sulle biomasse oltre oceano: il caso dell’India

Tra i mercati in cui l’industria del biogas sta registrando una crescita particolarmente rapida c’è l’India. La National Bioenergy Mission, avviata nel 2018, ha giocato un ruolo chiave nel definire la strategia energetica del paese, puntando a una miscelazione del 20% di etanolo nei carburanti, con l’ambizione di arrivare al 25-30% nei prossimi anni.

“L’India consuma circa 25 milioni di tonnellate di benzina all’anno e la miscelazione rappresenta un'opportunità concreta per ridurre in modo significativo questa dipendenza”, spiega il dottor SSV Ramakumar, CTO e EVP di AM Green - Greenko.

Dal punto di vista delle materie prime, il paese dispone di un’enorme eccedenza di biomassa, stimata tra 200 e 400 milioni di tonnellate annue. Una risorsa che comprende residui agricoli, sottoprodotti della lavorazione della canna da zucchero, rifiuti solidi urbani e letame. Tuttavia, uno degli ostacoli principali alla realizzazione degli impianti è spesso la mancanza di un mercato per i prodotti finali e l’assenza di infrastrutture adeguate per il trasporto.

Proprio per questo, tutti i partecipanti al panel hanno sottolineato la necessità di rafforzare la cooperazione intersettoriale e internazionale, oltre a promuovere tecnologie innovative e politiche di incentivo. Una strategia che non solo può contribuire ad affrontare le sfide climatiche e di sicurezza energetica, ma anche a generare nuove opportunità di sviluppo economico e inclusione nelle aree rurali.

BDO Zones, dal Canada maggiori sicurezze per gli investimenti in bioeconomia

Dal Canada invece arriva il sistema delle BDO Zones, presentate da Jordan Solomon, Chairman di BDO Zone Initiative e presidente di Ecostrat. Tramite un meccanismo di classificazione di zone ad alto potenziale di sviluppo di progetti di bioeconomia (Bioeconomy Development Opportunity Zone) diventa possibile agevolare la creazione di progetti e nuovi cantieri che altrimenti, visti i limiti geografici e di conoscenze, non sarebbero possibili.

Avere un sistema centralizzato di classificazione anche per i finanziatori è una maggiore assicurazione per l’investimento. Infatti, come in Canada così anche in Europa, gli investitori in progetti basati sulle biotecnologie si trovano ad affrontare tre rischi principali: l'offerta di materie prime, l'affidabilità della tecnologia e la domanda di mercato.

Gli esperti del Canadian Bioeconomy Congress hanno evidenziato nuovi strumenti, come l'assicurazione sul prezzo delle materie prime e gli impianti dimostrativi modulari, fondamentali per ridurre l'incertezza. Anche la diversificazione dei prodotti e l'allineamento alle esigenze locali contribuiscono a garantire i finanziamenti, mentre un'efficace mitigazione del rischio è considerata essenziale per espandere la bioeconomia globale.

Biomasse, rendere l’Unione Europea più competitiva

I benefici legati all’uso delle biomasse sono ampiamente riconosciuti: maggiore sicurezza energetica, valorizzazione e recupero delle aree rurali e marginali, rafforzamento della resilienza degli ecosistemi e rigenerazione dei suoli. Proprio per questo, è fondamentale comprendere quali siano i principali ostacoli che ne frenano l’adozione su larga scala. Tra questi, spiccano ancora le lacune nelle politiche nazionali ed europee, insieme alla carenza di finanziamenti adeguati, sia pubblici che privati.

“La biocircolarità deve essere sostenuta dalle politiche”, spiega Margarita de Gregorio. “È ora di dare impulso al settore prima che sia troppo tardi. È necessario passare alla fase di scale up, sarà un investimento per rendere l'Europa più autonoma. Perché il punto di svolta è adesso.”

Sul fronte tecnologico sono evidenti i progressi e i traguardi raggiunti, molte soluzioni infatti hanno raggiunto la maturità ma su scala ridotta, e questo comporta rischi per il raggiungimento degli obiettivi 2030, come sottolinea Kyriakos Maniatis, il Principal Administrator in Unit C2 – Directorate General for Energy della Commissione europea: “Visti anche i tempi di costruzione di un impianto (3 anni almeno) bisogna chiedersi se, come sembrerebbe volere l’UE, abbiamo tempo di aspettare la tecnologia perfetta o se invece è il momento di applicare quella più funzionale in questo momento”.

Tutto ciò ricordando sempre come India, Cina e Nord America stanno invece procedendo su questi fronti a ritmi maggiormente sostenuti, con l’evidente rischio per l’Unione Europea di diventare irrilevante e obsoleta nel panorama mondiale.

 

In copertina: © EUBCE