Quando il mondo del luxury elabora idee, modella spazi, dà forma a concetti, spesso ha l’obiettivo di esibire, affascinare, stupire. Il rischio, tuttavia, è che nella valutazione di un progetto di lusso si considerino esclusivamente le variabili economiche, perché la consapevolezza degli impatti ambientali e sociali è ancora limitata, sia per la complessità intrinseca del tema, sia per la mancanza di strumenti efficaci per la misurazione.

La vera sfida è, quindi, coniugare bellezza e sostenibilità, partendo proprio dalla necessità di comprendere e quantificare tali aspetti. Su questo punto interviene Zordan, storica azienda veneta, punto di riferimento per i brand di lusso che devono progettare e creare spazi retail sartoriali, di grande effetto, ma nel rispetto delle logiche di sostenibilità.

Cultura d’impresa contemporanea

Nata nel 1965 a Valdagno, in provincia di Vicenza, con 60 anni di know-how alle spalle, Zordan è stata una delle prime aziende in Italia a essere annoverata tra le B Corp, imprese che guidano un movimento globale a favore di un paradigma economico inclusivo, equo e rigenerativo.

Nel 2016 si è trasformata in Società Benefit, poi nel 2017 la decisione di acquisire una sede produttiva negli USA, oggi sitata a Holland, nel Michigan, per assicurare assistenza tempestiva, controllo sulla qualità dei manufatti e sviluppo di competenze site-specific ai clienti al di là dell’oceano.

L’impegno dell’azienda, associata di Assarredo di FederlegnoArredo, è quello di diffondere una cultura d’impresa contemporanea, orientata a generare profitto e allo stesso tempo ad avere un impatto positivo sulla comunità e sul pianeta, come racconta il Museo all’interno della sede.

Progetti a basso impatto ambientale

Uno degli allestimenti più recenti firmati Zordan è Crafting ATMOSPHERE: un progetto espositivo realizzato da MATERIA, studio di architettura internazionale con sede a Città del Messico, come evento concomitante alla Biennale di architettura di Venezia, all’interno del programma Time Space Existence, promosso e curato dallo European Cultural Centre presso Palazzo Mora (visitabile fino al 23 novembre 2025).

Un invito a riflettere su come le scelte progettuali generino un’impronta spesso trascurata sul cambiamento climatico e su come l’architettura possa integrare pratiche di riuso, riparazione e rigenerazione.

Nel realizzare questo progetto è stato adottato un approccio responsabile, fondato su princìpi di basso impatto in termini di emissioni di gas serra durante l’intero ciclo di vita dell’installazione. Valutando ogni aspetto attraverso la lente della sostenibilità, Zordan ha calcolato l’impronta carbonica complessiva della mostra, seguendo lo standard UNI EN ISO 14067:2018, e articolando di conseguenza le varie scelte, suddivise in tre fasi.

Per l’approvvigionamento delle materie prime, sono stati selezionati pannelli di truciolare riciclato al 100% e vernici a basse emissioni VOC (classe A+), il tutto reperito entro un raggio di 50 km dallo stabilimento produttivo. Per quanto riguarda i processi di trasformazione, l’allestimento è stato realizzato nello stabilimento produttivo Zordan, certificato LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) Gold e alimentato al 100% da energia rinnovabile, di cui circa il 45% autoprodotta. Per la terza fase (trasporto, installazione, fine vita) la vicinanza del sito produttivo, a meno di 150 km da Venezia, ha consentito di ridurre drasticamente l’impatto del trasporto in termini di emissioni. Inoltre, l’allestimento è stato progettato per essere interamente riciclabile a fine mostra.

Sedi certificate LEED Gold

La certificazione LEED Gold, ottenuta sia dalla sede italiana che da quella statunitense, prevede il rispetto di un framework di criteri per la realizzazione di edifici con ambienti confortevoli e salubri, oltre che ad alta efficienza, che integrano gli obiettivi della governance aziendale con quelli sociali e ambientali.

Nello specifico lo stabilimento di Valdagno, che occupa una superficie di circa 6.000 mq, è progettato per essere inserito in armonia con l’ambiente circostante. L’applicazione dei criteri LEED nelle fasi di progettazione e costruzione ha consentito di ridurre i consumi di acqua indoor del 45% e quelli energetici del 74,6% rispetto ai valori della baseline di riferimento.

Inoltre, si ricrea una naturale idrologia del sito, si preserva e rigenera l’habitat, si riducono le emissioni, rispondendo al fabbisogno energetico con fonti rinnovabili, si utilizzano materiali con informazioni trasparenti sugli impatti nel ciclo di vita e si creano spazi interni salubri e declinati per favorire il comfort. 

La filosofia in azienda 

In uno scenario economico segnato da crescente complessità, “Zordan deve il suo successo all’impostazione di un efficace modello di business, fondato non solo su un rigoroso controllo di gestione, ma anche sullo humanistic management, che, mantenendo la persona al centro, favorisce lo sviluppo della comunità locale attraverso l’educazione e la bellezza”, spiega Giuseppe Caruso, amministratore delegato di Zordan.

Una visione innovativa, che ha visto anche l’introduzione della filosofia in azienda grazie alla collaborazione con Keren Ponzo, counselor filosofica e formatrice, come una pratica concreta capace di generare valore: un progetto pilota di riflessione e sperimentazione, che ha coinvolto i team leader in laboratori esperienziali, momenti ludici e confronti profondi.

“Abbiamo scelto di sperimentare la filosofia come pratica trasformativa all’interno dei processi organizzativi, perché crediamo che la crescita delle persone sia il presupposto imprescindibile per uno sviluppo imprenditoriale sostenibile e generativo”, conclude Caruso. “Un’esperienza pilota profondamente arricchente, che ha lasciato un’impronta concreta nella cultura aziendale e nel sentire quotidiano di chi, ogni giorno, costruisce valore con noi.”

 

In copertina: foto Zordan