Il 23 e 24 ottobre si terrà la votazione nella Commissione per l’ambiente (ENVI) del Parlamento europeo sulla bozza di Regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggi (Packaging and Packaging Waste Regulation, PPWR) presentata dalla Commissione europea nel novembre 2022, un’opportunità per affrontare, tra gli altri, il problema dell’inquinamento da plastica. Da una parte ci sono Paesi come la Francia che spingono per misure più restrittive rispetto a quelle proposte, dall’altra Paesi come l’Italia che cercano invece di mantenere lo status quo sulla plastica monouso.

La votazione sul Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggi

I risultati di tale votazione sono importanti perché la Commissione ENVI è titolare del dossier e di solito le decisioni prese nell’ambito delle commissioni titolari di dossier sono poi confermate a livello della plenaria del Parlamento europeo, indicando il mandato per le negoziazioni nell’ambito della Trilaterazione delle decisioni con il Consiglio e la Commissione europea.

Tuttavia ancora niente è certo e le principali misure incluse nella proposta della Commissione (obiettivi minimi di ricarica, riciclabilità, divieto di immissione sul mercato di prodotti monouso in plastica, sistemi di deposito cauzionale) dividono gli europarlamentari.

Questi, come mostrato da un’analisi del giornale di informazione politica Contexte, tentano di difendere le specificità della gestione dei rifiuti nei loro Paesi e le industrie nazionali al di là dei gruppi politici a cui appartengono nell’Europarlamento. Tra gli europarlamentari più attivi per depotenziare la proposta della commissione, soprattutto per quello che riguarda gli imballaggi in plastica, gli italiani.

Marco Musso: “Obiettivi minati senza soluzioni credibili”

“L'Italia ha agito finora come uno dei principali ostacoli al reale progresso del regolamento UE per affrontare la crescita incontrollata dei rifiuti di imballaggio, determinata dalla nostra eccessiva dipendenza da soluzioni usa e getta”, spiega a Materia Rinnovabile Marco Musso, senior Policy Officer for Circular Economy and Fiscal Reform allo European Environmental Bureau.

“Questo purtroppo è avvenuto sia in sede di Consiglio europeo che di Parlamento europeo. Rispecchiando le richieste […] dell'industria degli imballaggi monouso, alcuni degli europarlamentari italiani più influenti su questo dossier hanno lavorato per ridurre le ambizioni sul riutilizzo e sulla prevenzione dei rifiuti, difendendo le pratiche dispendiose che hanno portato a livelli record di rifiuti di imballaggio e di inquinamento. Queste posizioni si sono purtroppo riflesse nei pareri adottati dalle Commissioni industria e agricoltura, che [se presi in considerazione, ndr] minerebbero gli obiettivi del regolamento senza offrire soluzioni credibili per ridurre i rifiuti di imballaggio.”

Emendamenti che rivedono al ribasso gli obiettivi

Nel mese di luglio, infatti, si sono tenute al Parlamento europeo tre votazioni sugli emendamenti alla proposta del Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggio nella Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE), la Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI) e la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO).

Nel caso di ITRE e AGRI i relatori erano gli italiani Patrizia Toia e Salvatore de Meo, rispettivamente, che hanno presentato e sono riusciti a fare votare relazioni con emendamenti che hanno indebolito la proposta della Commissione europea.

Il voto nella commissione ITRE, in particolare, ha eliminato tutti gli obiettivi di riutilizzo per il settore HORECA (contenitori da asporto per alimenti e bevande) e tutti gli obiettivi di riutilizzo per il 2040 per tutti i settori (commercio online, imballaggi industriali, bevande), oltre a eliminare l’implementazione obbligatoria dei sistemi di deposito cauzionale per i contenitori di bevande in plastica e alluminio e la maggior parte delle misure volte a contrastare gli imballaggi superflui in plastica monouso.

A causa della competenza condivisa con la Commissione ENVI su aspetti quali il riutilizzo e gli obiettivi di riempimento, l’European Environmental Bureau avverte che il risultato dell’ITRE potrebbe mettere a rischio disposizioni chiave fino al voto in plenaria previsto per l’autunno 2023.

Italia sempre più isolata sulle questioni ambientali

“Tra i vari paesi c’è chi ha fatto proposte al ribasso, chi invece chiede obiettivi al rialzo, ma l’Italia è l’unico paese con contrapposizione formale alla bozza della commissione sul Regolamento”, ha confidato a Materia Rinnovabile una fonte vicina a Bruxelles che preferisce rimanere anonima, aggiungendo che spesso le argomentazioni italiane sono “talmente ridicole” che non vengono prese in considerazione e che “ci sono evidenze che tutte le volte che ci sono discussioni su temi ambientali nell’ambito del Consiglio dei Ministri sono fatte lasciando l’Italia in disparte.

Questa estate il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana ha inviato alla Commissione europea una lettera di opposizione formale alla proposta di regolamento basata sul parere negativo espresso a fine giugno dalle Commissioni riunite ambiente e territorio e attività produttive della Camera dei Deputati.

A metà settembre è arrivata la risposta della Commissione europea, che ribatte punto per punto alle critiche mosse dall’Italia. Tra queste: che le misure e gli obiettivi proposti in materia di riutilizzo non siano stati attentamente valutati, le preoccupazioni legate alla sicurezza alimentare che deriverebbero dal divieto di imballaggi monouso non necessari, l’opposizione a un sistema di deposito cauzionale e il fatto che sarebbe meglio una direttiva rispetto a un regolamento.

La risposta di Mare Vivo e Zero Waste Italy

Le associazioni Mare Vivo e Zero Waste Italy, presenti durante le discussioni delle commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, hanno dal canto loro prodotto un fact checking per rispondere alle critiche da parte del Governo e dell’industria italiani sulle disposizioni incluse nella proposta di Regolamento.

Tra le varie cose, spiegano, “la Commissione ha scelto la formula del regolamento proprio perché́ in questo comparto le direttive, in particolare quella recente sulle plastiche monouso, sono spesso state recepite con grandi variazioni di interpretazione e applicazione tra i diversi Paesi UE, andando a inficiare il conseguimento degli obiettivi dichiarati”. Un esempio è quello dell’Italia, che ha recepito in maniera difforme la direttiva SUP permettendo il commercio di prodotti in plastica monouso vietati dalla direttiva.

La doppia base giuridica

Al fine di armonizzare le norme tra gli Stati membri, la proposta di Regolamento della Commissione si basa sull’articolo del Trattato del funzionamento dell’Ue relativo al mercato interno. Tuttavia alcuni paesi che hanno già adottato misure più stringenti di quelle che saranno probabilmente contenute nel Regolamento (ad esempio la Francia vuole eliminare le plastiche monouso entro il 2040) hanno paura che la sola base giuridica “mercato interno” li obbligherà a vedere al ribasso le proprie ambizioni.

Per questo motivo, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e Spagna chiedono una doppia base giuridica, “mercato interno” e “ambiente”: quest’ultima consentirà infatti di introdurre (o mantenere le preesistenti) disposizioni nazionali più ambiziose.  

“Non c'è tempo da perdere per fermare la continua crescita dei rifiuti di imballaggio”

“La Commissione ambiente e l'intero Parlamento hanno la possibilità […] di adottare norme ambiziose per ridurre i rifiuti e rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili e riciclabili entro il 2030. Poiché non c'è tempo da perdere per fermare la continua crescita dei rifiuti di imballaggio, è fondamentale che questo processo legislativo si concluda entro l’attuale legislatura, prima delle elezioni europee della primavera del 2023”, ha spiegato a Materia Rinnovabile Marco Musso.

La relatrice nella Commissione ambiente (ENVI) al Parlamento europeo è la belga Frédérique Ries del gruppo dei liberali. Enzo Favoino, coordinatore del comitato scientifico di Zero Waste Europe, spiega a Materia Rinnovabile che il rapporto preparato da Ries “è allineato alla proposta della Commissione europea al 95%, mentre per il restante 5% alcuni emendamenti sono migliorativi, altri peggiorativi”.

Favoino aggiunge che fino adesso c’è stato solo un ritardo di circa un mese in commissione ENVI: “È probabile che riescano ad approvare il regolamento prima delle prossime elezioni europee. Allo stato attuale mi sentirei di scommettere che si farà”.

 

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