Nel corso delle ultime settimane, i ricercatori del progetto Laguna Project, esperti di mare, scienziati e biologici che tutelano la laguna di Venezia, hanno verificato la presenza di un ricco popolamento di Pinna nobilis in buono stato di salute nella laguna veneta. Una notizia positiva che riaccende l’attenzione sulla tutela e sulla protezione delle nacchere di mare.

Salvare le nacchere di mare allevandole in cattività

Negli ultimi anni, la morìa di Pinna nobilis, che sta interessando tutto il mar Mediterraneo, ha destato non poca preoccupazione tra gli enti che si occupano di conservazione e tutela della biodiversità marina. Questo bivalve endemico in una manciata di anni è passato dall’essere largamente distribuito in tutto il bacino all’essere “in pericolo critico”, secondo la Red List dell’International Union for Conservation of Nature.

Nel 2021, tentando di recuperare la specie nel Mediterraneo, ha preso il via Life Pinna, il progetto europeo nato per salvare la comunemente nota “nacchera di mare”: la Pinna nobilis. Scopo primario del progetto è monitorare e proteggere gli individui sopravvissuti di Pinna nobilis nel Mediterraneo occidentale e nel mare Adriatico, ma anche mettere a punto tecniche di allevamento in cattività per ripopolare alcune aree specifiche con individui resistenti alle malattie. Questa nuova metodologia operativa potrà poi essere replicata al fine di ripopolare altre zone del Mediterraneo rimaste ormai prive dei grandi bivalvi.

Pinna nobilis e bisso

La Pinna nobilis appare simile a una grande cozza, presenta una conchiglia che arriva a un metro di lunghezza e può vivere fino a 45 anni. In passato questa specie ha attirato l’interesse di numerosi collezionisti di conchiglie e dei raccoglitori di bisso, un insieme di filamenti prodotti dagli individui adulti di Pinna, utilizzato dall’animale per aderire al substrato e dall’uomo per produrre una pregiatissima fibra tessile.

La bava di cheratina che la Pinna nobilis produce per ancorarsi al fondo, una volta seccata, produce un filamento sottile e pregiato con cui una volta si facevano gli abiti della nobilità e i guanti della monarchia italiana. Il filo può essere passato nel telaio a pedale oppure tessuto con le unghie in piccoli telai di legno. Attualmente, il principale responsabile del suo decremento è un’infezione generata da un protozoo parassita del genere Haplosporidium, che provoca al mollusco delle gravi lesioni al tratto digestivo.

Gli obiettivi di Life Pinna

Grazie ai progetti europei di recupero e tutela della specie marina, i molluschi presenti nell’Alto Adriatico sono oggetto di una accurata indagine, anche genetica, in quanto sono risultati essere più resistenti ai patogeni. Il progetto Life sta raccogliendo le larve dei bivalvi resistenti per farle crescere in cattività, con lo scopo di favorire il ripopolamento dei siti più idonei.

Tra gli obiettivi degli esperti e degli scienziati vi è quello di riuscire a riprodurre il mollusco in cattività, attraverso procedure genetiche e scientifiche già sperimentate per altre specie di molluschi ma mai utilizzate con la Pinna nobilis. Il successo della progettualità interessa tutto il Mediterraneo in quanto quelle che verranno registrate come buone pratiche saranno replicate in altri contesti marini, grazie all’innovazione tecnologica, al monitoraggio dell’allevamento in laboratorio e a una grande attenzione alle opportunità di reintroduzione in natura.

A supporto delle attività di ricerca sono state elaborate anche delle idee dal carattere divulgativo e di comunicazione ambientale, con la diffusione di un documentario naturalistico e la disseminazione di iniziative con gli appassionati di subacquea, che possono dare un grande contributo nel monitoraggio a tutela della specie. 

La Pinna nobilis è estremamente importante per il Mediterraneo e per il controllo sulla qualità delle acque essendo dei potenti filtratori che puliscono l’acqua marina da scorie, sporcizie e impurità. Infine, le nacchere di mare sono molto efficaci nel contrastare l’erosione dei fondali marini, arginando un processo che è divenuto sempre più inarrestabile e problematico.

Foto: Marco Colombo/Triton