Il 30 aprile si è svolto un importante referendum costituzionale che tenta di riscrivere il volto economico e sociale dell’Uzbekistan. Tra i vari dossier che il referendum ha trattato, particolarmente interessanti sono quelli legati alle prospettive economiche e di cooperazione tra le imprese estere e quelle del Paese centro asiatico per uno sviluppo sostenibile, innovativo e tecnologico.
Per la regione del Lago d’Aral un grande dibattito è stato innescato dalla “Legge 49” che con l’approvazione referendaria diventa effettiva e che riguarderà il futuro di centinaia di migliaia di persone che vivono nella regione.

Il disastro ecologico del Lago d’Aral

Il Lago d’Aral veniva considerato uno dei quattro laghi più estesi del Pianeta, al confine tra Uzbekistan e Kazakistan: un lago salato di origine oceanica, che negli anni Sessanta aveva una superficie di 68.000 chilometri quadrati, mentre adesso la sua grandezza si è ridotta del 75% a causa di un vero disastro ambientale provocato dalle attività umane. Le autorità del passato regime sovietico, durante la Guerra Fredda, misero a punto un progetto per deviare, con apposite canalizzazioni, le acque dei fiumi immissari del lago, Syr Darya e Amu Darya, con l’obiettivo di intensificare le irrigazioni delle piantagioni di cotone impiantate nella regione vicina. Canalizzazioni che risultarono poco efficienti poiché nel transito disperdevano una parte consistente della preziosa risorsa. L’esperimento generò un disastro naturale con la scomparsa di una grande superficie del Lago e la crescita di polveri inquinanti mescolate alla sabbia. Oggi, resta una distesa sterile di sabbia con una elevata evaporazione della poca acqua residua. Le tempeste di sabbia diffondono le polveri inquinanti a centinaia di chilometri di distanza, compromettendo anche il terreno su cui si depositano.

Otto zone green e un fondo di investimento per rigenerare il territorio

A ribadire l’importanza della “Legge 49” per la popolazione locale è Ulmas Sobirov, esperto del Ministero delle risorse naturali dell’Uzbekistan, che ha commentato a Materia Rinnovabile: “Ogni anno circa 100.000 tonnellate di polvere tossica, proveniente dai resti del Lago d’Aral, vengono diffuse in tutto il mondo a causa del vento e delle tempeste. Tali polveri sono state registrate anche in Norvegia e numerosi esperti ritengono che influenzano anche la zona artica, accelerando lo scioglimento dei ghiacciai. Nel 2018, il Presidente dell’Uzbekistan ha portato la tematica alle Nazioni Unite chiedendo aiuto alla comunità internazionale per salvare la fauna, la flora locale e la vita delle persone che vivono nella regione. La legge 49 consente al governo di investire nel territorio con la creazione di otto zone green dove verranno realizzati degli impianti di irrigazione innovativi con la creazione di nuovi pozzi d’acqua per garantire acqua potabile e sicura all’agricoltura e alla cittadinanza”.
In aggiunta, il governo dell’Uzbekistan ha presentato anche un fondo d’investimento, per raccogliere dei fondi istituzionali internazionali, nel tentativo di risolvere le problematiche ambientali e rilanciando la cooperazione scientifica e ambientale con il Kazakistan.

Il fondo nel solo 2022 ha raccolto 15,2 milioni di dollari da investire nella zona. “Grazie al fondo e alla Legge 49 saranno create delle zone green dove verranno impiantate alcune tipologie di piante che bloccano il sale nelle radici e rendono il terreno fertile - continua Sobirov - Queste tipologie di piante, appartenenti alla famiglia dei sorghi, dei dicotiledoni e dei garofani, consentono di ottimizzare l’uso dell’acqua, contribuendo a fertilizzare i terreni. Nel corso del 2023 e con l’approvazione del referendum, il governo vuole ampliare lo spazio della zona green di ulteriori 100.000 ettari”.
Il grande progetto di riqualificazione del territorio del Lago d’Aral vede coinvolti 635 esperti, più di 200 macchinari tecnologici per l’irrigazione e la bonifica del territorio e due aeroplani che lanciano dall’alto i semi adatti alla fertilizzazione del territorio. “Nel solo 2023, con i due aeroplani, abbiamo lanciato circa 250 tonnellate di semi e speriamo di vedere i risultati nell’immediato futuro”, rilancia Sobirov. Inoltre, le istituzioni nazionali sono consapevoli dell’importanza dell’acqua per la vita della regione e il governo è impegnato nella creazione di particolari canali che sul fondo sono costituiti con un cemento speciale che non spreca l’acqua e consente di poter riprendere le attività legate all’agricoltura. “Con tali iniziative, il governo sta esercitando il proprio dovere nei confronti della cittadinanza e delle periferie e abbiamo attivato anche dei dissalatori per l’acqua potabile. Tuttavia, prendiamo l’acqua di mare altrove e la dissaliamo successivamente, poiché oramai il Lago d’Aral è davvero ad un punto critico e necessita subito di importanti interventi di ripristino ecologico. Nella regione – conclude l’esperto - sono molti i morti causati da questo disastro naturale e dobbiamo intervenire il prima possibile”.

La storia della città di Moynaq, in passato attivo centro costiero e ittico, risulta davvero emblematica. Attualmente, le rive del lago si sono allontanate di circa 50 chilometri dalla cittadina e gli abitanti hanno perso la loro fonte di sussistenza e, a causa del dilagante inquinamento, sono vittime di gravi malattie quali epatiti, tubercolosi e cancro alla gola. Una situazione che il governo vuole affrontare con un attento e impegnativo programma economico e agricolo e con numerosi sussidi ai contadini locali che intendono riprendere l’agricoltura con impianti goccia a goccia. L’obiettivo degli esperti è quello di umidificare l’area in modo da preservare la salute della regione e tentare di recuperare l’antica tradizione agricola dei territori vicini al Lago d’Aral.

Immagine: Artem Asset (Unsplash)