“Non solo recupero, ma trasformazione: perché ogni materia porta in sé una seconda vita, capace di generare valore in modi inaspettati.” Questa la filosofia che ispira Vaia, startup trentina, dal 2024 certificata B Corp, che prende il nome dalla tempesta che si abbatté sul Triveneto nel 2018. Mentre prosegue l’attività di riforestazione e recupero del legname degli alberi abbattuti, si apre una nuova fase: ridare una seconda vita agli uliveti salentini, fiaccati dalla Xylella.

“È il segno che la nostra idea di rigenerazione di territori e comunità può essere esportata anche altrove, la prova che un modello produttivo diverso è possibile”, ha annunciato Federico Stefani, uno dei cofondatori, durante la quarta edizione de La foresta degli innovatori, il festival annuale di Vaia, che si è tenuto il 6 settembre a Passo Vezzena, nel comune di Levico, sulle Prealpi Vicentine.

Come trasformare la tempesta in rinascita

Era il 28 ottobre di sette anni fa quando venti a più di 200 chilometri orari distrussero oltre 40 milioni di alberi sulle Dolomiti. Un evento drammatico, da cui è nato un progetto di rigenerazione ambientale e sociale, grazie a un’idea semplice quanto potente: sottrarre all’abbandono il legname schiantato, trasformandolo in oggetti di design sostenibile. Così è nato Vaia Cube, un amplificatore naturale per smartphone, simbolo di un approccio che unisce artigianato, innovazione e sensibilità ecologica. Poi è stata la volta dell’amplificatore per lo schermo Vaia Focus, quindi della docking station Vaia People.

I prodotti vengono venduti e spediti in 38 paesi del mondo: ogni acquisto contribuisce alla piantumazione di nuovi alberi, con l’obiettivo di tagliare il traguardo dei 200.000 entro il 2025, ma sostiene anche altri progetti, come il ripristino delle foreste colpite dal bostrico, un insetto che sta attaccando gli abeti rossi, e la salvaguardia dei ghiacciai.

Grazie a questo circolo virtuoso di consumo responsabile, finora sono stati recuperati 600 metri cubi di legno danneggiato dalla tempesta Vaia, 9 metri cubi di legno bostricato e 4.000 metri quadri di telo geotessile in disuso, proveniente dal ghiacciaio Presena. Oltre a coinvolgere falegnami e artigiani locali, promuovendo filiere corte e valorizzando il lavoro manuale, l’iniziativa ha favorito la partecipazione di cittadini, enti e associazioni. Nel corso del tempo sono state promosse anche installazioni artistiche, progetti educativi con scuole e università, collaborazioni con aziende e istituzioni.

Nuova vita per le radici degli ulivi uccisi dalla Xylella

Sempre con l’obiettivo di restituire valore a ciò che sembra perduto, da due anni Vaia ha iniziato a lavorare a un nuovo progetto, in collaborazione con l’Università di Trento e il CNR: trasformare in un innovativo materiale sostenibile il legno degli ulivi secolari colpiti dalla Xylella fastidiosa. Questo batterio fitopatogeno, in grado di indurre pesantissime alterazioni, spesso letali, alla pianta ospite, dal 2013 ha ucciso circa 20 milioni di piante secolari: un disastro che ha messo in difficoltà famiglie, aziende e un intero sistema economico.

La B Corp trentina riutilizzerà il legno che attualmente viene destinato all’inceneritore, aprendo un’altra strada. “Stiamo testando un materiale bio-composito, innovativo e sostenibile, che potrà essere riciclato all'infinito, preservando l’energia utilizzata nella sua produzione: sarà costituito per il 70% da polvere ricavata dagli ulivi e per il 30% da polimeri derivanti da scarti alimentari. A essere recuperate saranno in particolare le radici, perché gli ulivi, con i loro tronchi tortuosi, sono più difficili da lavorare, a differenza degli abeti che hanno invece forme lineari”, ha spiegato Federico Stefani.

Il nuovo materiale servirà per la produzione di oggetti da parte di Vaia, ma potrà anche essere messo a disposizione delle industrie. “Per ogni tonnellata di materiale utilizzato, le aziende dovranno impegnarsi a rigenerare una porzione di territorio, così come noi, per ogni prodotto venduto, ci impegneremo a rigenerare un metro quadro di territorio, ricostruendo la macchia mediterranea, in modo da contrastare la desertificazione nelle aree colpite dalla Xylella.”

La Foresta degli innovatori 2025

Questo nuovo materiale è l’esemplificazione perfetta del tema scelto per la Foresta degli innovatori 2025, ovvero “Materia futuro”. Come ogni anno, accanto all’importante attività della riforestazione (sono stati piantumati mille alberi di diverse varietà), e ai laboratori organizzati per i più piccoli, in collaborazione con il MUSE, UX For Kids e i Custodi forestali, l’evento è stato un’occasione di riflessione e di confronto, oltre che di festa, conclusa dal concerto di Chiara Galiazzo, vincitrice di X-Factor 2012.

Momento centrale della giornata sono stati i Vaia Talk, durante i quali gli ospiti, provenienti da ambiti diversi e con storie differenti alle spalle, hanno condiviso le proprie visioni, accomunate dagli stessi valori e dal desiderio di voler costruire un presente e un futuro diverso.

Se Elisabetta Durante, influencer, food blogger e scrittrice, ha sottolineato l’importanza di “essere consapevoli dell’ecosistema generale a cui apparteniamo, che dobbiamo preservare”, Martina Liviero ha raccontato la realtà di Progetto Quid, impresa di moda che dà impiego a chi è maggiormente a rischio esclusione lavorativa, in particolare le donne, e per le sue creazioni riutilizza le eccedenze di tessuti, dando vita a un processo di recupero, design e produzione ethically Made in Italy ad alto impatto sociale.

Come ha suggerito l’ultracyclist Nico Valsesia, noto per le sue imprese sportive estreme, quando si dà vita a un nuovo progetto “l’importante è non accontentarsi mai, ma ogni giorno spingere un po’ più in là il proprio pensiero, innovandosi e rinnovandosi costantemente”. Che si tratti di una startup o di una squadra di calcio, “la forza di ogni impresa è il capitale umano, la complicità tra le persone, la capacità di fare team”, ha aggiunto Francesco Toldo, ex portiere di Inter, Fiorentina e della Nazionale.

Non ha invece parlato di alberi e di foreste ma di oceani l’esploratore, fotografo e documentarista Niccolò Banfi, che con la sua attività dà voce alle comunità delle isole più sperdute del mondo. “L’oceano è interconnessione, materia viva e futuro, perché produce il 50/70% dell’ossigeno che respiriamo, come fanno anche le foreste.”

Infine, a dialogare con Federico Stefani, in un confronto moderato dalla giornalista Viviana Musumeci, è stata la cantante Elisa Toffoli, che, accanto alla sua attività artistica, ha dato vita alla Fondazione Lotus, con cui promuove la sostenibilità ambientale e la tutela della biodiversità: “È necessario un cambio di paradigma dall’antropocentrismo verso l’ecocentrismo”, ha detto. “Dobbiamo coltivare un nuovo equilibrio tra esseri umani, natura e vita in ogni sua forma, perché siamo parte di un ecosistema universale, in cui l’uomo non può fare da padrone.”

Rigenerare, riconciliare, creare bellezza a partire dalle ferite del territorio: “Mettiamoci in ascolto l’uno dell’altro e lasciamo che la sostenibilità sia un ponte di emozioni tra le persone”, ha concluso il fondatore di Vaia. Un progetto nato da una tempesta, ma diventato seme di rinascita collettiva.

 

In copertina: foto Vaia