Tra i numerosi miti che aleggiano intorno alla realizzazione dei parchi eolici ce n’è uno in particolare che risulta ancora difficile sfatare: davvero le pale eoliche rendono le aree circostanti inadatte alla coltivazione, occupando troppo suolo? Il quesito non è certo banale, considerando la misura delle lame rotanti, il cui diametro può toccare anche i 125 metri.

Grazie a uno studio pionieristico, i ricercatori della John Hopkins University e McGill University una risposta quantificabile sembrano averla trovata, proponendo un metodo di misurazione del consumo di suolo basato sul machine learning. I risultati della ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica Environmental Science and Technology, mostrano come nella maggior parte dei casi i parchi eolici non ostacolano le attività agricole. Ciò smonta la percezione da sindrome NIMBY (Not In My Back Yard), molto presente anche in Italia, secondo cui l’energia eolica, richiedendo grandi superfici, impedirebbe la coltivazione di terreni agricoli adiacenti.

Combinando l'analisi delle immagini basata su machine learning e sistemi di informazione geografica, i ricercatori hanno analizzato oltre 300 parchi eolici per un totale di oltre 15.000 turbine che forniscono elettricità a 80 milioni di persone sparse tra Stati Uniti, Canada e Messico. “Il nostro studio evidenzia che le turbine e lo sviluppo umano esistente, come l’agricoltura, possono coesistere2, ha dichiarato al Washington Post Sarah Jordaan, autrice principale dello studio. "Inoltre la realizzazione di parchi eolici su infrastrutture già esistenti potrebbe aiutare a ridurre gli impatti sul territorio e convincere la popolazione locale.” Secondo lo studio, costruire le turbine accanto alle strade occuperebbe meno suolo e sarebbe circa sette volte più efficiente.

Pale eoliche e agricoltura: una convivenza possibile

Un sondaggio, condotto l’anno scorso dall’Università del Maryland, ha rivelato che una maggioranza ampia e bipartisan di americani non si opporrebbe all’installazione di pannelli solari e turbine eoliche nelle proprie comunità. Una buona notizia per l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha bisogno di consenso per accelerare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili e decarbonizzare la rete elettrica entro il 2035. Diffondere buona informazione è sicuramente una delle vie per superare certe impasse. Lo sa bene il Sabin Center for Climate Change della Columbia Law School, che ha raccolto, nel documento Rebutting 33 False Claims About Solar, Wind, and Electric Vehicles, 14 affermazioni false che solitamente inquinano il dibattito sulle rinnovabili.

Tra queste si registra anche l’idea per cui le turbine eoliche occuperebbero troppo suolo. La Columbia Law School smonta l’affermazione citando due studi in particolare. Il primo è una ricerca della Princeton University del 2021, che ha calcolato che la realizzazione degli impianti eolici necessari agli Stati Uniti per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 coprirà una superficie massima di 2,5 milioni di acri. Si tratta di una cifra notevolmente inferiore rispetto ai 4,4 milioni di acri attualmente occupati per l’estrazione di gas naturale, oppure di petrolio (3,5 milioni). L’altro studio, pubblicato dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), mette a confronto invece biomassa ed energia eolica, rilevando che, se si include lo spazio tra le turbine, l’intensità di utilizzo del suolo dei parchi eolici è 15.000 ettari per terawattora all’anno. Considerevolmente meno rispetto ai 160.000 ettari per terawattora consumati dalla produzione di energia tramite biomassa.

Infine, il documento cita una stima del Laboratorio nazionale per le energie rinnovabili secondo il quale circa il 98% dell’area di un parco eolico sarebbe disponibile per pratiche agricole e altri usi. Inoltre le specie vegetali e animali possono crescere e muoversi in sicurezza anche fino alla base di una turbina. Ciò consente loro di prosperare, permettendo agli agricoltori di continuare a lavorare i raccolti e far pascolare gli animali.

Il rumore delle pale eoliche è davvero un problema?

Un altro elemento che causa spesso discordia tra la comunità e gli operatori energetici è il rumore generato dalle turbine. La Columbia Law SchooI risponde citando una dichiarazione d'impatto ambientale del 2021, realizzata per il progetto eolico Rail Tie da 120 turbine e 500 megawatt, operativo nello Stato del Wyoming. Nel documento il Dipartimento dell'energia statunitense specifica che il rumore generato dall’impianto non supera i 55 decibel. Inferiori per esempio ai 60 decibel di un condizionatore d'aria percepiti a 6 metri di distanza. A 15 metri, invece, i suoni del condizionatore toccano i 50 decibel, molto vicini a quelli di una turbina.

Secondo la legge italiana le pale vanno installate a una certa distanza dall’abitato, pari a sei volte l'altezza della torre che sorregge le pale. Nel web si trovano segnalazioni di una serie di disturbi psicosomatici dovuti alla vicinanza alle turbine: ansia, panico, ronzii auricolari, vertigini, nausea, problemi alla vista, tachicardie, emicranie e altri disturbi. Ma nessuna di queste osservazioni è confermata da studi approvati dalla comunità scientifica.

 

Immagine: Envato Elements