La rigenerazione naturale guadagna sempre più terreno tra le aziende che hanno integrato il valore di capitale naturale negli assesment strategici. Riportare allo stato di piena salute fonti d’acqua, ripristinare i servizi ecosistemici di argini, rafforzare la biodiversità di un’area agricola, ricostituire un suolo sano e fertile. Sono tanti i servizi che diventano strategici per un’azienda che deriva la propria stabilità dalla natura. Ma come fare a scegliere un progetto di rigenerazione? Ne abbiamo parlato con Niccolò Calandri, CEO e CTO di XNatura e 3Bee.
Quali sono le caratteristiche che fanno di un progetto un “progetto di rigenerazione ambientale meritevole” e dunque di impatto?
Un progetto di rigenerazione ambientale meritevole deve possedere una serie di caratteristiche fondamentali: deve partire da un terreno precedentemente danneggiato, dove la biodiversità originale è stata compromessa. È importante che abbia una durata pluriennale, con un impegno iniziale di almeno 5 anni, estendibile fino a 20 anni. La dimensione minima ideale è di almeno 1 ettaro. La progettazione deve essere autoctona, combinando arbusti e alberi, con almeno 50 specie differenti, per garantire una ricca diversità. Ogni pianta va scelta considerando i servizi ecosistemici che può offrire. Il sito deve essere facilmente accessibile per le operazioni di manutenzione iniziale e il progetto deve essere economicamente sostenibile. Inoltre, lo sviluppo deve rispettare i ritmi naturali, evitando interventi artificiali. Infine, è fondamentale che il progetto sia monitorabile sia tramite satellite sia attraverso sensori sul campo, per garantirne il successo nel tempo.
Come si misura il grado di rigenerazione della natura, sia da un punto di vista empirico che tramite analisi scientifica?
Misurare il grado di rigenerazione della natura non è semplice, ma oggi finalmente abbiamo strumenti concreti e scientifici per farlo. In 3Bee ci basiamo sulla nuova prassi di riferimento UNI sulla biodiversità, una linea guida italiana che presto diventerà un riferimento europeo. È una svolta, perché per la prima volta si introduce uno standard oggettivo per misurare il valore naturale di un territorio e, soprattutto, per generare crediti di biodiversità. L’indicatore chiave è l’MSA (Mean Species Abundance), implementato attraverso il modello GLOBIO, sviluppato da istituzioni scientifiche di primo livello. In parole semplici: valutiamo quanto un ecosistema si avvicina al suo stato originale, sano e rigoglioso, confrontandolo con uno scenario privo di impatto umano. Più è alto l’MSA, più l’ambiente è in salute. Questo approccio mette insieme dati satellitari e analisi in campo. È un mix tra scienza e tecnologia che ci permette di fare quello che finora sembrava impossibile: quantificare la rigenerazione della biodiversità. L’Italia, con questa prassi, ha l’occasione di diventare leader mondiale nella tutela della biodiversità. E noi, con XNatura, siamo in prima linea. Abbiamo creduto fin dall’inizio nel creare un indicatore di Footprint di Biodiversità e possiamo dirlo con orgoglio: è stata un’azienda italiana, 3Bee, a standardizzare e divulgare. Ora vogliamo portare questa innovazione in tutta Europa.
Perché è importante la partecipazione civica, cioè di tutti e tutte i cittadini e le cittadine nel realizzare nuovi progetti di rigenerazione?
Perché senza le persone la rigenerazione non esiste. Non possiamo pensare di proteggere la biodiversità lasciando tutto in mano agli “altri”. Serve un movimento collettivo, dove ognuno fa la sua parte: imprese, municipalità e cittadini. È da qui che nasce il nostro progetto Biodiversa. Biodiversa è l’app gioco gratuita che permette a chiunque – anche a chi non è esperto – di riconoscere e catalogare piante, fiori, specie vegetali durante una passeggiata all’aria aperta. Funziona con tecnologie avanzate di riconoscimento fotografico e intelligenza artificiale, ma dietro ha una missione molto concreta: creare il primo archivio europeo collaborativo sulla flora. Ogni osservazione conta, perché costruisce un’enorme banca dati utile alla definizione dell’uso del suolo in Europa. La vera rivoluzione è il coinvolgimento. Biodiversa trasforma la citizen science in qualcosa di accessibile e divertente. Monitorare la biodiversità non è più una cosa da addetti ai lavori: è un gioco dove chi partecipa diventa protagonista della rigenerazione. E poi ci sono gli agricoltori, spesso visti come “colpevoli” quando in realtà possono diventare alleati fondamentali. Rigenerare significa anche coltivare in modo diverso, senza impoverire la terra ma rispettandola, ascoltando i cicli naturali, integrando tecnologie che possano monitorare i progressi nel tempo. In 3Bee lavoriamo proprio con loro, ogni giorno, per dimostrare che possiamo prenderci cura della natura che ci circonda partendo proprio dalla terra. La partecipazione civica è fondamentale perché la natura è un bene comune, e proteggerla deve essere un gesto quotidiano. Conoscere è il primo passo per proteggere e oggi, grazie alla tecnologia, farlo è alla portata di tutti.
Può un gruppo di cittadini e cittadine acquisire un terreno e fare un esperimento collettivo di rigenerazione ambientale?
È un’idea geniale. Immaginiamola insieme: un gruppo di cittadini decide di comprare un pezzo di terra – diciamo un ettaro – magari in un’area periferica di una grande città. A quel punto, con l’aiuto della piattaforma di monitoraggio ambientale di XNatura, si costruisce il progetto di rigenerazione. Quali specie autoctone nettarifere piantare? Che indicatori monitorare per far sì che il progetto sia misurabile, riconosciuto e quindi anche valorizzabile? In pratica, si crea un piano scientifico di rigenerazione ambientale. E c’è di più: se fatto bene, per i primi tre anni il progetto può ricevere 5.000 euro l’anno per trasformarlo in realtà. Questo vuol dire che il gruppo non solo fa un gesto virtuoso per il territorio, ma costruisce un micro-ecosistema sostenibile anche dal punto di vista economico.
Come?
Per esempio, dopo questa prima fase, l’oasi creata comincia a vivere di vita propria. Si può aprire al pubblico, con visite guidate, attività di citizen science con le scuole, giornate dedicate alla catalogazione di specie con l’app Biodiversa. E chiedere un ticket di ingresso, reinvestito nella manutenzione dell’area, rientrando nel costo del terreno. Il risultato? Un giardino di biodiversità autoctona, bello da vedere, utile da studiare e completamente autosufficiente. Un modello replicabile ovunque, capace di trasformare cittadini in custodi della natura, e territori marginali in laboratori di rigenerazione concreta.
Esistono dei progetti di rigenerazione ambientale che possono avere anche impatti sociali?
Assolutamente sì. E anzi, è proprio questa la direzione più interessante e urgente: unire rigenerazione ambientale e impatto sociale. Perché, se vuoi ricostruire un ecosistema, devi ricostruire anche il tessuto umano che lo abita. Con gli XNatura Regeneration Awards, stiamo costruendo un modello in cui i progetti di tutela della biodiversità non sono solo oasi isolate, ma veri e propri luoghi di inclusione. Per esempio, verranno date premialità ai progetti sviluppati da cooperative che includono minoranze e persone in condizioni di fragilità. È un modo concreto per far sì che la rigenerazione non sia solo ambientale, ma anche sociale. La biodiversità non è solo una questione di impollinatori, alberi e fiori. È una rete complessa dove ambiente e società si intrecciano. E se vogliamo davvero rigenerare, dobbiamo farlo insieme.
Questo contenuto è realizzato grazie al supporto degli sponsor
In copertina: foto di 3Bee