La stagione invernale 2025-2026 si apre con indicazioni contrastanti per la risorsa idrica nivale. Dopo un avvio incoraggiante a fine novembre, il caldo anomalo e la scarsità di precipitazioni registrati nella prima parte di dicembre hanno infatti rallentato in modo significativo l’accumulo di neve sulle montagne italiane. A dirlo sono i dati di Fondazione CIMA, che ha ripreso il suo monitoraggio stagionale in una fase cruciale per la formazione delle riserve idriche invernali.

Bisogna subito precisare che nonostante il quadro attuale, aggiornato al 13 dicembre 2025, la stagione è ancora nelle sue fasi iniziali e l’evoluzione del manto nevoso resta fortemente dinamica. Episodi nevosi anche intensi possono temporaneamente migliorare la situazione, ma al momento non risultano sufficienti a colmare il deficit accumulato a livello nazionale. Secondo la Fondazione CIMA, la seconda metà del mese di dicembre sarà quindi determinante per capire se la stagione riuscirà a recuperare.

Fondazione CIMA riprende il monitoraggio sulla risorsa idrica nivale

Il nuovo ciclo di monitoraggio di Fondazione CIMA si inserisce in un momento chiave per l’avvio dell’accumulo invernale. La stagione 2025-2026 si era infatti aperta con condizioni favorevoli alla fine di novembre, quando temperature lievemente inferiori alla media e alcune precipitazioni avevano consentito le prime nevicate diffuse sulle principali catene montuose. Un segnale positivo, che lasciava intravedere una possibile inversione di tendenza rispetto alle difficoltà degli ultimi anni.

Il quadro è però mutato rapidamente con l’arrivo di una marcata fase mite nei primi giorni di dicembre. Le temperature sopra la media hanno inciso in modo significativo sull’accumulo e sulla tenuta del manto nevoso, soprattutto alle quote medio-basse. Nonostante le nevicate in corso sul Nord-Ovest, a scala nazionale l’equivalente idrico nivale registra oggi un deficit del 61% rispetto ai valori medi climatici (dati aggiornati al 17 dicembre 2025), segnalando una situazione ancora lontana dall’equilibrio.

Poche precipitazioni, soprattutto al Nord-Ovest

Alla base di ogni stagione nivale resta una dinamica consolidata: l’accumulo efficace richiede la combinazione di temperature sotto lo zero e precipitazioni sufficienti sotto forma di neve. Nel corso di novembre, le temperature sulle montagne italiane sono state in molti casi favorevoli, in particolare nella parte finale del mese. Questo ha permesso una prima crescita del manto nevoso, che tuttavia non è stata accompagnata da apporti pluviometrici adeguati.

Il limite principale di questa prima fase stagionale è stato proprio la scarsità delle precipitazioni, con effetti evidenti su aree strategiche. In particolare, il Nord-Ovest, cuore della risorsa idrica nivale del bacino del Po, e gli Appennini centrali hanno registrato quantitativi di pioggia e neve ben al di sotto della norma.

Nel bacino del Po, in particolare, l’incremento registrato a novembre è stato seguito da una fase di sostanziale stagnazione nelle prime due settimane di dicembre. Un rallentamento di questo tipo all’inizio della stagione, si legge in un comunicato di CIMA, rappresenta un elemento critico perché introduce un ritardo che, se non recuperato nei mesi successivi, può riflettersi sull’intero bilancio idrico invernale. Al 13 dicembre, il deficit nel bacino del Po era pari a -48%.

Il limite principale di questa prima fase stagionale è stato infatti rappresentato dalla scarsità delle precipitazioni. “Su molte aree del paese, e in particolare sul Nord-Ovest e sugli Appennini centrali, novembre ha registrato quantitativi sensibilmente inferiori alla norma, con anomalie negative di precipitazione che hanno raggiunto anche il -60% rispetto ai valori medi”, dichiara Francesco Avanzi, ricercatore di Fondazione CIMA. “In assenza di apporti significativi, il potenziale offerto dalle basse temperature non si è quindi ancora tradotto in un accumulo duraturo e consistente.”

Gennaio come snodo chiave, anche verso Cortina 2026

Le previsioni stagionali elaborate da ItaliaMeteo indicano per il mese di dicembre precipitazioni sopra la media sul Nord-Ovest e sotto la media sul resto del territorio italiano. Le temperature sono invece attese diffusamente al di sopra dei valori climatici di riferimento. Uno scenario che secondo Fondazione CIMA conferma le criticità già osservate nella prima decade del mese, segnata da un’ondata di calore che ha favorito una fusione accelerata del manto nevoso.

Il prossimo aggiornamento del monitoraggio, previsto a metà gennaio, sarà decisivo per valutare l’esito di questo primo tratto della stagione invernale. Un passaggio particolarmente rilevante anche in vista delle Olimpiadi invernali di Cortina, in programma dal 6 al 22 febbraio 2026, e più in generale per la gestione delle risorse idriche nei mesi successivi, sempre più dipendenti dalla capacità della neve di accumularsi e resistere in un contesto climatico in rapido cambiamento.

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In copertina: Pecol di Val di Zoldo, Belluno, foto Envato