Nonostante tecnologie efficaci e a basso costo siano già disponibili, le emissioni globali di metano restano pericolosamente elevate. A dirlo è il rapporto Global Methane Tracker 2025, pubblicato il 7 maggio dall’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), che evidenzia come governi e industrie continuino a ignorare una delle leve più immediate e decisive per contenere la crisi climatica.

Il metano, responsabile di circa il 30% dell'aumento della temperatura globale a partire dalla rivoluzione industriale, è infatti uno dei gas serra più potenti: in atmosfera un chilogrammo di CH₄ ha un effetto climalterante 84-86 volte superiore a quello della CO₂ su un periodo di 20 anni.

Metano, il 70% delle emissioni è già evitabile

Il settore dei combustibili fossili è attualmente responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di metano derivanti dalle attività umane. Stando al rapporto, la produzione record di petrolio, gas e carbone, unita agli scarsi sforzi di mitigazione finora adottati, ha fatto sì che le emissioni di metano nel settore energetico a livello globale restassero superiori a 120 milioni di tonnellate annuali.

Eppure, secondo l’Agenzia, nel solo 2024 interventi mirati avrebbero permesso di recuperare e destinare ai mercati fino a 100 miliardi di metri cubi di metano, un volume pari alle esportazioni annuali di gas della Norvegia.

Ogni anno, inoltre, vengono bruciati inutilmente circa 150 miliardi di metri cubi di gas naturale. Si tratta per lo più del cosiddetto flaring di routine, cioè la combustione del gas naturale in eccesso durante l'estrazione di petrolio, pratica ancora tollerata ma tecnicamente evitabile.

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La IEA aggiunge che se si intervenisse subito, anche con le sole politiche attuali, la riduzione delle emissioni di metano dai combustibili fossili eviterebbe un riscaldamento di 0,1°C entro il 2050. Un impatto climatico paragonabile all’azzeramento globale delle emissioni di CO₂ dell’intera industria pesante.

Secondo il rapporto, circa il 70% delle emissioni annuali di metano del settore energetico potrebbe essere evitato con le tecnologie esistenti. Investimenti che si potrebbero ripagare nel giro di un anno, poiché il gas catturato può essere rivenduto.

“Affrontare le perdite di metano e il flaring offre un doppio dividendo: allevia la pressione sui mercati del gas in molte parti del mondo, migliorando la sicurezza energetica, e allo stesso tempo riduce le emissioni”, ha dichiarato il direttore esecutivo della IEA Fatih Birol. “Tuttavia, i dati più recenti indicano che l'attuazione del metano ha continuato a non essere all'altezza delle ambizioni. La IEA sta lavorando per garantire che i governi e l'industria abbiano gli strumenti e le conoscenze necessarie per mantenere gli impegni presi e raggiungere gli obiettivi prefissati.”

Emissioni di metano legate all'energia comunicate all'UNFCCC e stime della IEA, 2025

Dati storici a livello nazionale e siti abbandonati

La trasparenza dei dati sta migliorando, con più di 25 satelliti in orbita come i nuovi MethanSAT e Tanager-1, che possono fornire informazioni su fughe di grandi dimensioni da impianti petroliferi e di gas.

Tuttavia, gli attuali impegni da parte di aziende e paesi coprono l'80% della produzione globale di petrolio e gas. Al momento, però, “solo il 5% circa della produzione globale di petrolio e gas soddisfa in modo dimostrabile uno standard di emissioni di metano prossimo allo zero”, si legge in un comunicato.

La lettura di questo documento, quest’anno, è ancora più importante. Per la prima volta la IEA ha presentato i dati storici sulle emissioni a livello nazionale, oltre a mettere a disposizione uno strumento interattivo per esplorare le iniziative internazionali sul metano e le stime sulle emissioni di siti abbandonati di estrazione di petrolio, gas e miniere di carbone, che hanno contribuito insieme a circa 8 milioni di tonnellate alle emissioni globali di metano dello scorso anno. Così calcolate, queste fonti sarebbero il quarto maggior emettitore mondiale di metano da combustibili fossili.

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In copertina: foto di Yerevan Malerva, Pexels