La mandorlicoltura siciliana, un tempo vanto dell'agricoltura regionale, sta affrontando una crisi senza precedenti. Non si tratta solo di una questione agricola ma di un vero e proprio campanello d'allarme per l'economia regionale.
Con un calo produttivo del 70% nell'ultima annata agraria (2023-2024), minacce da importazioni a basso costo e costi di produzione in aumento, il settore rischia il collasso, mettendo a repentaglio un pezzo importante del patrimonio agroalimentare Made in Italy e il reddito di migliaia di produttori, che chiedono un intervento urgente per proteggere questo comparto strategico e rilanciare la competitività delle mandorle siciliane sul mercato globale.
Gli addetti ai lavori sono concordi: bisogna agire, subito. Il settore è in agonia, serve promuovere pratiche agricole sostenibili, proteggendo i produttori dalla concorrenza sleale e valorizzando la qualità delle mandorle siciliane.
“Tra tutte le misure promosse dalla regione siciliana per far fronte alle perdite copiose della produzione agricola e zootecnica in questi lunghi mesi di siccità, non sono presenti interventi diretti sulle coltivazioni arboree, di cui la Sicilia è importante produttrice. Fra queste, la mandorlicoltura”, scrive Giosuè Catania, presidente di Cia Sicilia Orientale.
Catania nelle scorse settimane ha inviato una lettera all’assessore regionale all’agricoltura e alle risorse naturali per sollecitare un incontro con una delegazione di produttori di mandorle, al fine di approfondire criticità e potenzialità del settore. “Qualora perdurasse la situazione climatica riscontrata nelle scorse annate, l’intera produzione potrebbe scomparire, mettendo a rischio anche la redditività dell’intero comparto”, avverte.
Eccellenza Made in Italy
La Sicilia è tra i leader nella produzione di mandorle in Italia. I dati ISMEA parlano chiaro: insieme alla Puglia rappresenta oltre il 95% della produzione italiana (da sola produce il 64,6%, per un totale di 49.558 tonnellate). Nella zona sudorientale si coltivano le varietà Pizzuta, Fascionello e Romana, che costituiscono la denominazione “Mandorla di Avola”, apprezzata per l'elevato livello qualitativo.
Nel 2022, la superficie coltivata a mandorle in Sicilia era di 32.570 ettari, pari al 60,4% della superficie mandorlicola italiana. A livello nazionale, due province siciliane si piazzano sul podio: Agrigento (al primo posto con 10.100 ettari) e Caltanissetta (al terzo posto con 6.000 ettari).
A livello internazionale, invece, la California è la maggior produttrice mondiale, rappresentando circa l’80% della produzione globale, mentre la Spagna è la principale produttrice europea, ma con la Turchia che mostra sempre più interesse nella coltivazione di frutta a guscio.
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Mandorle in Italia: cala l’import del 20%, cresce l’export dell’800%
Negli ultimi anni, il mercato delle mandorle in Italia ha subìto trasformazioni significative, con un impatto notevole su importazioni, esportazioni, prezzi e consumi.
Secondo i dati ISMEA, le importazioni hanno visto una diminuzione del 20% negli ultimi cinque anni, attestandosi su una quantità media di 2 milioni di kg, con un esborso di 8,7 milioni di euro l’anno. Le importazioni di mandorle sgusciate, invece, si attestano su una quantità media di 56 milioni di kg tra il 2018 e il 2022, comportando un esborso medio di 287 milioni di euro l’anno.
L'export ha registrato un aumento del valore dell'800% negli ultimi cinque anni, con una quantità media esportata di 1,7 milioni di kg, equivalenti a 10 milioni di euro l’anno. La quantità media esportata è di 13 milioni di kg tra il 2018 e il 2022, per un valore medio di 99 milioni di euro l’anno.
L’offerta nazionale e mondiale influenza il prezzo alla produzione, con forti oscillazioni annuali. L'aumento dei costi di produzione, pari al 27% tra il 2020 e il 2022, è dovuto all'incremento del prezzo di alcuni mezzi di produzione. Il prezzo medio al dettaglio si aggira così intorno ai 13 euro al kg, mentre cresce il consumo di mandorle (+9% tra il 2020 e il 2022) e la spesa per il loro acquisto rappresenta il 21% del totale della categoria frutta a guscio.
La siccità minaccia le mandorle siciliane
“Si stima che negli ultimi due anni sia andata persa una superficie di mandorleti pari al 30-35% dei 35.000 ettari censiti dall'ISTAT. Praticamente sono rimaste addirittura intere piantagioni non raccolte e si sono seccate piante con tutti i frutti sopra, specie nei terreni che sono detti ‘trubi’, cioè terreni di marna bianca molto permeabili ma poco produttivi poiché dotati di poca sostanza organica.” Queste le parole di Ignazio Vassallo, responsabile Confagricoltura del comparto frutta in guscio per la Sicilia, che descrive una situazione drammatica in cui interi raccolti sono andati perduti a causa della siccità.
Ma parte della colpa può essere attribuita anche alle tecniche di coltivazione. In passato, infatti, per piantare un albero si privilegiava l'utilizzo del seme di mandorlo, che sviluppava una radice principale profonda e robusta, in grado di attingere a risorse idriche più profonde. “Si seminava il seme già germogliato affinché sviluppasse un fittone radicale molto profondo che lo aiutava a resistere meglio alla siccità”, spiega Vassallo. “Questo permetteva all’albero di resistere a periodi di siccità. Oggi, invece, si preferiscono piante innestate, che hanno un apparato radicale più superficiale e meno sviluppato.” Questa transizione verso metodi di coltivazione più intensivi, sebbene vantaggiosa in termini di rapidità di produzione, ha reso quindi il mandorlo più vulnerabile agli stress idrici.
La concorrenza delle mandorle californiane
Oltre alla siccità, la mandorlicoltura siciliana deve fare i conti con la concorrenza aggressiva delle importazioni, in particolare dagli Stati Uniti. L'arrivo di mandorle californiane a prezzi stracciati, spesso inferiori ai costi di produzione locali, ha messo in ginocchio i produttori siciliani.
“Il 2024 è stato un vero e proprio disastro, a maggio-giugno iniziano ad arrivare i container al porto di Gioia Tauro con l’invenduto dello scorso anno delle mandorle californiane a prezzi inimmaginabili, che oscillavano da 3,80 a 4,00 euro al kg”, ricorda Vassallo. “Un prezzo che non copre neanche le spese di produzione dell’agricoltore italiano o spagnolo. Il prezzo delle mandorle convenzionali è sceso a 6,50 euro al kg, mentre quelle biologiche a 7,50 euro.”
Questi prezzi, uniti all'aumento dei costi di produzione, hanno reso la coltivazione del mandorlo sempre meno redditizia. “Sospettiamo che dietro questa strategia commerciale aggressiva ci sia la volontà di eliminare la mandorlicoltura italiana e spagnola, lasciando agli USA il controllo del mercato. La produzione californiana, definita ‘industriale’ e ottenuta con metodi intensivi e discutibili dal punto di vista ambientale, ha invaso il mercato globale, penalizzando le produzioni di qualità come quella siciliana”, conclude Vassallo.
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In copertina: foto di Marcia Cripps, Unsplash