È una vera e propria ecatombe, di proporzioni impressionanti. Finora sono oltre mille − ma un conteggio ufficiale non c’è, e ora dopo ora i numeri devono essere rivisti al rialzo − le vittime del caldo a La Mecca, nel tradizionale pellegrinaggio dell’Haji nei luoghi santi della religione musulmana, a La Mecca e Medina. Mentre sono quasi due milioni i credenti che termineranno questa settimana il pellegrinaggio, il caldo estremo di questi giorni si è rivelato fatale per oltre mille persone, di cui almeno la metà provenienti dall’Egitto.

Un testimone oculare ha riferito che i cadaveri delle persone morte per il caldo erano visibili sul lato della strada vicino a Mina, appena fuori dalla Mecca, coperti con il semplice abito indossato dai pellegrini, l’Ihram, fino all'arrivo dei veicoli medici. Tanti sono i dispersi, e innumerevoli i pellegrini che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Si parla di oltre 3.000 pazienti curati per colpi di calore.

Il bilancio delle vittime è destinato a salire, poiché l'Arabia Saudita o gli stati di provenienza dei pellegrini non rilasciano cifre ufficiali. A complicare la situazione il fatto che l'Arabia Saudita approva annualmente un numero stabilito di visti per i pellegrini, con quote per ogni paese a maggioranza musulmana (un pellegrino ogni mille residenti). I viaggiatori “ufficiali” sono registrati, hanno un apposito permesso, e possono accedere a una serie di servizi e strutture, come i tendoni climatizzati. Ma è noto a tutti che annualmente centinaia di migliaia di credenti compiano il viaggio senza registrazione, con normali visti turistici. Persone che non possono usufruire spesso delle misure preventive contro il caldo, e tra cui pare si concentrino i decessi.

Alla Mecca la temperatura ha superato i 51 gradi

In quest’area dell’Arabia Saudita, nella parte occidentale rivolta verso il Mar Rosso, ha sempre fatto caldo in questa stagione. E la secolare tradizione del viaggio ai luoghi santi si è sempre accompagnata con il problema dei colpi di calore, con decessi registrati sin dal lontano 1400. Soltanto che con ogni evidenza il fenomeno del riscaldamento globale sta facendo sentire tutto il suo peso sul piatto della bilancia, creando condizioni climatiche difficilmente sopportabili, e pericolose per i soggetti più anziani, vulnerabili, o soltanto meno prudenti.

In questi giorni, dicono le autorità, le temperature hanno diverse volte superato i 51 gradi centigradi. Gli scienziati del clima dicono che tali morti per il caldo offrono un'anteprima di ciò che accadrà per le decine di milioni di musulmani che nei prossimi decenni intraprenderanno l’Hajj.

Il significato del pellegrinaggio alla Mecca

L’Haji è il quinto “pilastro” dell’Islam. È obbligatorio una volta nella vita per ogni musulmano fisicamente abile e in grado di permetterselo, ed è la manifestazione più significativa della fede e dell'unità islamica. Il pellegrinaggio comprende numerosi rituali dettagliati, tra cui l'indossare un indumento speciale, che simboleggia l'uguaglianza e l'unità umana davanti a Dio, una processione circolare in senso antiorario intorno all'edificio cubico della Kaaba, la pietra cubica nella Grande Moschea della Mecca. L'evento di quest'anno, iniziato venerdì 14 giugno, dovrebbe aver attirato quasi 2 milioni di pellegrini.

Prevede, oltre al giro attorno alla Kaaba, anche la preghiera sul monte Arafat e la cosiddetta “lapidazione del diavolo”, in cui i fedeli lanciano con tutte le loro forze delle pietre contro tre enormi muri di cemento, che rappresentano Satana e per estensione il male. Proprio l’ascensione rituale del monte Arafat, condotta a piedi su una strada assolata, e la “lapidazione”, anch’essa svolta in luoghi battuti dal sole cocente, si sono rivelati gli eventi causa della maggior parte dei decessi. La mancanza di acclimatazione alle alte temperature, l'intensa attività fisica, gli spazi esposti e l’anzianità mediamente alta dei partecipanti rendono i pellegrini tragicamente vulnerabili.

Il periodo dell’Hajj − cinque o sei giorni nel dodicesimo mese dell’anno lunare − è determinato dal calendario lunare, dunque è variabile nel corso dell’anno. In questa fase si va “indietro”, il che farà sì che l’anno venturo il pellegrinaggio si svolgerà all’inizio di giugno. Ma tra il 2047 e il 2052, avvertono gli scienziati, l’Haji coinciderà con il picco dell'estate in Arabia Saudita. Alla Mecca, come in gran parte del mondo, il numero di giornate pericolosamente calde sta aumentando. Entro il 2050, la Mecca avrà un numero stimato di 182 giorni di caldo pericoloso per chi sta all'aperto sotto il sole, secondo un'analisi condotta l'anno scorso dal Washington Post e dalla non profit CarbonPlan, e saranno 54 i giorni in cui il caldo sarà pericoloso anche all’ombra (erano quasi zero all'inizio del Ventunesimo secolo). Secondo questi calcoli, la Mecca sarà uno dei luoghi meno ospitali sulla Terra.

Pellegrinaggio alla Mecca, 30 miliardi di ricavi per l’Arabia Saudita

L'Hajj è una fonte di prestigio per il regno Saudita. Il monarca detiene il titolo di Custode delle Due Sacre Moschee, come guardiano dei luoghi più sacri dell'Islam. Ma è anche una fonte significativa di ricavi per l'economia del Paese. In media sono 30 miliardi di dollari l’anno i ricavi stimati, e 100.000 i posti di lavoro generati, per 21 milioni di fedeli che si recano nel regno in media ogni anno.

Il governo punta a 30 milioni di pellegrini entro il 2030, e dal 2015 l'Arabia Saudita ha lanciato un progetto da 21 miliardi di dollari per consentire alla Grande Moschea della Mecca di ospitare ulteriori 300.000 fedeli. Anche per questa ragione le autorità stanno minimizzando le notizie su questa ecatombe. Mercoledì l'agenzia di stampa statale ha detto che l’Hajj è stato un “successo,” citando un'esecuzione efficace di “tutti i piani relativi alla sicurezza, alla prevenzione, all'organizzazione, alla salute, ai servizi e alla gestione del traffico.”

Va detto che a partire dal primo Hajj, che ebbe luogo nel 632, nel corso dei secoli non sono mancati disastri, incidenti, epidemie e affini. Nel 1985, un anno di particolare caldo torrido, morirono più di 1.000 persone, secondo uno studio pubblicato negli Annals of Saudi Medicine. Nel 2006 un calpestìo di massa causato da un ingorgo di folla su di un ponte provocò più di 300 morti; addirittura 2.200 quelli per un incidente analogo nel 2015.

Dal 2016 l'Arabia Saudita ha avviato una strategia anticalore che include la costruzione di aree ombreggiate, l’erezione di tendoni climatizzati, l’istituzione di punti di distribuzione dell'acqua ogni 500 metri, acqua spruzzata sulla folla e il miglioramento della capacità sanitaria. Le autorità sanitarie saudite avvertono inoltre i pellegrini di rimanere idratati ed evitare di stare all'aperto tra le 11:00 e le 15:00. L'Arabia Saudita ha inoltre cercato di adottare misure per ridurre i rischi, distribuendo acqua e ombrelli, piantando alberi e preparando strutture per rispondere alle malattie legate al caldo, schierando più di 1.600 persone dell'esercito saudita con unità mediche specifiche per il colpo di calore, 30 squadre di risposta rapida e 5.000 volontari per il pronto soccorso. Evidentemente non è sufficiente.

 

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Immagine: Ekrem Osmanoglu, Unsplash