I droni non sono più solo strumenti per rilievi esterni. Negli ultimi anni sono diventati alleati preziosi nella manutenzione e nel monitoraggio delle infrastrutture anche indoor. In Italia, ACEA, attivo nei settori acqua, energia e ambiente, è tra i gruppi industriali che li sta adottando in modo concreto, combinando così innovazione tecnologica, intelligenza artificiale e uso di modelli predittivi per rendere reti e impianti sempre più sicuri ed efficienti.

Sulle linee elettriche, ARETI, società del gruppo che si occupa di distribuzione elettrica a Roma, li utilizza già dal 2019 per sorvolare tralicci e cavi di media e alta tensione. In pochi minuti coprono centinaia di metri, registrando immagini ad alta definizione e individuando danni o anomalie senza esporre gli operatori a rischi. Nelle discariche gestite da ACEA Ambiente, invece, i droni consentono rilevamenti video, termici, morfologici del terreno, creando mappe precise e monitorando eventuali emissioni di biogas. Ora l’innovazione compie un salto ulteriore.

Nei termovalorizzatori di San Vittore del Lazio e Terni, ACEA Ambiente introdurrà l’utilizzo di un drone indoor. Presentato a Ecomondo 2025, il dispositivo è progettato per muoversi all’interno delle caldaie e di spazi confinati e complessi dove prima entravano solo operatori specializzati, che ora invece potranno effettuare le ispezioni rimanendo all’esterno. Operazioni complesse diventano così più rapide, economiche ma soprattutto più sicure.

Un velivolo progettato per il “cuore” del termovalorizzatore

Il drone scelto da ACEA Ambiente, il Flyability Elios 3, appartiene alla nuova generazione di velivoli “caged”. Si tratta di droni dotati di una struttura protettiva che avvolge completamente il dispositivo e ne assorbe gli urti, permettendo di operare in spazi ristretti. Il modello è inoltre in grado di volare anche in totale assenza di GPS. Anche da spenta, l’interno di una caldaia presenta infatti condizioni proibitive per la maggior parte dei droni commerciali: buio totale, presenza di polveri, superfici irregolari e temperature inizialmente elevate.

“Per lavorare in condizioni di scarsa visibilità il drone è dotato di un sistema di illuminazione molto potente, pari a 16.000 lumen”, spiega a Materia Rinnovabile Gabriele Di Cinto, amministratore delegato di ACEA Ambiente. “Per quanto riguarda la parte tecnica, è equipaggiato con una fotocamera ad alta definizione 4K e con sensori LiDAR che mappano l’ambiente circostante e permettono la ricostruzione tridimensionale degli spazi. Tutto ciò permette di ottenere un quadro dettagliato delle condizioni interne senza dover predisporre ponteggi o entrare fisicamente nella struttura. Il dispositivo è progettato inoltre per volare in condizioni termiche più elevate rispetto all’esterno: è certificato fino a 50° C, che ovviamente non corrispondono alla temperatura di esercizio della caldaia, molto superiore e inadatta a un intervento, ma consente comunque operazioni in scenari impegnativi.”

Safety, drone cambio di paradigma negli spazi confinati

Effettuare ispezioni negli impianti industriali – in particolare all’interno della camera di combustione di un termovalorizzatore – è un’operazione complessa: richiede l’accesso a spazi confinati, lavoro in quota, installazione di ponteggi, monitoraggi atmosferici e l’utilizzo di DPI avanzati. L’introduzione del drone Elios 3 permette di riorganizzare radicalmente questo processo, riducendo tempi, complessità operative ed esposizione ai rischi. “Le caratteristiche tecniche che menzionavo rendono questo drone adatto a sostituire in parte, e in alcuni casi completamente, l’intervento umano”, aggiunge Di Cinto.

Nella maggior parte delle ispezioni il drone effettua infatti la prima mappatura e individua le eventuali criticità, lasciando all’operatore solo interventi mirati. “Un primo effetto è l’efficienza: le caldaie sono ambienti in cui normalmente per un’ispezione dovremmo installare un ponteggio o predisporre un cantiere, mentre il drone elimina questa necessità, permettendo un risparmio di circa ventimila euro annui per singolo impianto, mantenendo una valutazione prudente. Inoltre, i tempi di avvio e di esecuzione delle ispezioni si riducono e, con essi, il fermo impianto.”

Continuità e qualità del dato

Pur operando in spazi chiusi, quindi senza necessità di brevetto ENAC, il drone richiede competenze specifiche. “Si tratta di un mezzo che opera in contesti complessi e, pur essendo molto tecnologico, richiede operatori preparati”, continua Di Cinto. “Abbiamo predisposto un programma di formazione per avere personale in grado di gestirlo, da chi lo pilota a chi con competenze ingegneristiche si occupa dell’elaborazione del dato.” Ne deriva un modello operativo integrato, in cui drone, pilota e data analyst diventano parte della stessa catena di manutenzione infrastrutturale.

“Oltre all’aspetto economico e alla sicurezza, ci aspettiamo un miglioramento nella qualità dei dati raccolti e nella loro integrazione nei nostri sistemi”, conclude Di Cinto. “La telecamera ad altissima definizione, insieme all’illuminazione, consente di individuare con precisione eventuali anomalie, crepe o distacchi all’interno dell’impianto. I sensori LiDAR restituiscono una mappatura estremamente accurata dell’oggetto analizzato, contribuendo allo sviluppo di un digital twin, permettendo di individuare e monitorare deformazioni o segnali che possono anticipare rotture e quindi interventi. Avremo una base storica più completa e integreremo questi dati nei sistemi di manutenzione predittiva. In generale, ci aspettiamo anche un miglioramento dell’efficacia, che si traduce a sua volta in minori fermi impianto. È un progetto con un ritorno molto positivo.”

 

In copertina e nel testo: foto ACEA