Venezia scommette sull’idrogeno verde per accelerare la transizione energetica. Il cuore del progetto Hydrogen Valley Venezia è a Porto Marghera, storica area industriale veneziana e oggi al centro di un processo di riconversione energetica che integra decarbonizzazione, economia circolare e innovazione tecnologica.

Cofinanziato dal PNRR con 17 milioni di euro, Hydrogen Valley Venezia punta alla realizzazione di un ecosistema per la produzione e l’impiego di idrogeno verde. L’idrogeno prodotto sarà destinato a usi locali come la mobilità urbana e la logistica portuale, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO₂ e alla valorizzazione delle infrastrutture esistenti. L’iniziativa si inserisce nel bando Hydrogen Valley in aree industriali dismesse e prevede anche la costruzione di un elettrolizzatore alimentato da impianti fotovoltaici installati sui capannoni destinati al riciclo dei rifiuti.

Per approfondire gli aspetti tecnici e strategici del progetto, abbiamo raccolto le testimonianze di Andrea Razzini, direttore generale di Veritas, e Graziano Tassinato, responsabile del Green Propulsion Laboratory (GPLab), centro di ricerca dedicato allo sviluppo di tecnologie energetiche avanzate.

Andrea Razzini

Direttore Razzini, quali sono le principali sfide nell'adozione dell'idrogeno verde rispetto al biometano, soprattutto nei settori logistica, mobilità urbana e cantieristica navale?

Vogliamo utilizzare l'idrogeno verde come sostituto del pur verde biometano, contribuendo a diminuire ancora di più le emissioni di CO₂. Verrà utilizzato in ambito logistico ma anche per gli autobus della mobilità urbana. Il progetto punta anche a sviluppare applicazioni per la cantieristica navale e la nautica a idrogeno, contribuendo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e marino. La produzione di idrogeno verde è curata da Sapio.

Quali sono elementi strategici e infrastrutturali che rendono la Hydrogen Valley Venezia un progetto chiave per la transizione energetica del territorio e quali vantaggi offre l’area di Porto Marghera per lo sviluppo del progetto?

La posizione dell’Hydrogen Valley Venezia è strategica perché si trova a circa 7 km dal corridoio TEN-T E70 rendendo possibile la futura realizzazione di una stazione di rifornimento stradale a idrogeno per mezzi pesanti e turistici a zero emissioni. Le attività prevedono il coinvolgimento del settore industriale, della logistica portuale e della mobilità sostenibile del territorio veneziano. Importante anche evidenziare che l’area interessata dal progetto è già dotata di infrastrutture per la distribuzione dell’idrogeno tramite condotte esistenti, prossime a settori industriali ad alto potenziale di utilizzo, come la chimica, la metallurgia, la siderurgia e la produzione del vetro. Il progetto valorizza quindi infrastrutture già operative, contribuendo alla riduzione dell’impatto ambientale senza dover attendere la realizzazione di sistemi completamente nuovi. La vicinanza del centro di ricerca GPLab favorirà inoltre l’impiego dell’idrogeno in attività sperimentali legate alla chimica verde e alla ricerca avanzata.

Dottor Tassinato, in qualità di principale referente del GPLab, secondo lei quali sono gli scenari e le ricadute dei processi di decarbonizzazione in una zona come quella di Porto Marghera?

Un particolare aspetto dell’utilizzo di H2 nella decarbonizzazione di aree fortemente industrializzate come Porto Marghera potrebbe derivare dalla miscelazione di H2 con metano fino a valori del 25-30% producendo il cosiddetto idrometano o idro-biometano nel caso si utilizzi CH4 prodotto da impianti di digestione anaerobica di biomasse e/o rifiuti organici già operanti nell’area veneziana. Questo consentirebbe di ottenere, da subito, una diminuzione del 25-30% di CO₂ allo scarico con un bilancio carbonico addirittura negativo con uso di biometano; il tutto con modifiche minime ad apparati motore o installazioni fisse come generatori/cogeneratori presenti in molti impianti di depurazione.

Graziano Tassinato in piedi a destra e il team di GpLab

In che modo l’idrogeno può essere impiegato oltre ai trasporti?

Oltre all’impiego di H2 come “carburante” nella mobilità dei veicoli dove la mancanza di processi di combustione non implica la produzione di CO₂ e altri agenti climalteranti, come per esempio NOx, l’idrogeno può essere utilizzato in processi diretti di chimica verde – per esempio idrogenazione di grassi per produrre nuovi combustibili − o nella produzione di combustibili avanzati dove la trasformazione catalitica di H2 e anidride/monossido di carbonio porta alla produzione di carburanti di sintesi meglio noti come e-fuels.

Qual è l’aspetto innovativo che contraddistingue il progetto?

Hydrogen Valley Venezia si configura come un catalizzatore di innovazione aperta, capace di generare soluzioni concrete e scalabili per accelerare la transizione energetica. Il Green Propulsion Laboratory di Veritas sperimenterà tecnologie innovative come la produzione di bioidrogeno da microalghe e dalla cosiddetta “dark fermentation” dei rifiuti urbani con cui, nel corso del progetto MODSEN in corso a Fusina finanziato da Ministero dell’ambiente, sono stati osservati valori molto interessanti di produzione “a costo zero” di idrogeno.

Altro aspetto di interesse riguarda la sperimentazione in corso, a scala pilota, di processi Power to Gas (P2G), tecnologia che consente di riformare metano miscelando H2 e CO₂ catturata preventivamente da camini e ciminiere; nel corso del progetto POR Veneto, denominato PHOENIX, condotto qui al Laboratorio di Fusina sono stati ottenuti, per via biotecnologica, risultati molto interessanti aprendo la strada al “ciclo chiuso” delle emissioni di CO₂ proveniente da impianti cosiddetti hard to abate come fonderie, vetrerie, termovalorizzatori.

Direttore Razzini, può fornirci una breve sintesi delle tappe principali del progetto?

Il Consiglio di stato ha confermato a febbraio 2024 l’assegnazione dei fondi PNRR al progetto promosso da Sapio, in collaborazione con Hydrogen Park e l’Autorità di sistema portuale. Nel mese di marzo di quest’anno è stato firmato il decreto autorizzativo da parte dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale. L’inizio dei lavori per la realizzazione di un elettrolizzatore è stato reso pubblico lo scorso luglio e la fine delle attività è prevista entro il 30 giugno 2026.

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In copertina: veduta di Porto Marghera, foto di Davide Zanchettin via Flickr