Il settore delle costruzioni è uno dei giganti silenziosi della crisi climatica. Secondo il World Green Building Council, da solo genera infatti il 39% delle emissioni globali di CO₂. Tuttavia, se fino a pochi anni fa l’attenzione si concentrava quasi esclusivamente sulle emissioni legate all’uso degli edifici − riscaldamento, raffrescamento, illuminazione − oggi è sempre più evidente il peso delle cosiddette “emissioni incorporate”, cioè quelle generate durante la produzione dei materiali, il trasporto, la costruzione e lo smaltimento a fine vita.

Questo tipo di emissioni, storicamente sottovalutate, nel 2019 rappresentava già l’11% delle emissioni globali, minacciando di consumare, da sole, metà del nostro budget di carbonio residuo da qui al 2050.

In un tale scenario, la bioedilizia e in particolare l’uso del legno strutturale proveniente da foreste gestite in modo sostenibile si stanno affermando come una delle soluzioni più promettenti. Non solo perché il legno richiede meno energia per essere trasformato rispetto a cemento e acciaio, ma soprattutto perché agisce come un vero e proprio “pozzo di carbonio”, immagazzinando CO₂ all’interno dell’edificio per decenni. Ma a che punto è allora il comparto in Italia?

Costruzioni in legno, in Italia crescita +4,6% anche grazie a PNRR

Secondo l’Osservatorio edilizia in legno 2024, a cura della Federazione filiera legno, il comparto italiano delle costruzioni in legno ha raggiunto nel 2023 un valore di produzione di 2,3 miliardi di euro, segnando una crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente. Le grandi aziende del settore (con fatturato superiore ai 20 milioni di euro) hanno registrato un incremento del 4,6%, mentre l’occupazione è salita del 7%. Il Trentino-Alto Adige guida la produzione a livello nazionale, seguito da Lombardia e Veneto, con segnali di espansione anche nel centro e sud Italia.

“Il legno è uno dei materiali più ecologici disponibili per la costruzione poiché è una risorsa che si rinnova naturalmente”, sottolinea Peter Rosatti, CEO di Rubner grandi strutture in legno in un comunicato. “Utilizzare legno proveniente da fonti certificate, poi, garantisce una gestione forestale responsabile, che aiuta a preservare gli ecosistemi e a ridurre l'erosione del suolo.”

Non a caso sono stati i fondi del PNRR, soprattutto nell’ambito dell’edilizia scolastica, a dare un’ulteriore spinta: su 195 scuole già realizzate, circa il 40% dei bandi prevede l’impiego del legno come materiale strutturale. Sul lato tecnologico, invece, sono soluzioni come i platform frame e i pannelli CLT/Xlam che stanno accelerando la transizione verso un’edilizia più sostenibile e veloce da realizzare.

Il primo è infatti un sistema costruttivo a telaio leggero, altamente flessibile e adatto anche a edifici multipiano. Il secondo è costituito da pannelli in legno massiccio a strati incrociati, che garantiscono elevate prestazioni strutturali e rapidità di montaggio.

Dalla prefabbricazione all’integrazione con altri materiali

Se proveniente da filiera sostenibile e certificata, il legno non solo permette di ridurre l’impronta ambientale e di immagazzinare CO₂ per tutto il ciclo di vita dell’edificio. Grazie alla prefabbricazione, i tempi in cantiere ne guadagnano. È il montaggio semplificato a ridurre tempi, costi e sprechi di materiale.

Inoltre, aggiunge Rosatti, “grazie a un rigoroso controllo in stabilimento, le possibilità di errore sono notevolmente ridotte, garantendo un risultato finale di eccellente qualità dell'edificio”.

Oggi il legno si integra con materiali come vetro, cemento e acciaio: se da un lato, grazie a leggerezza e resistenza, è ideale per costruzioni in altezza, dall’altro il vetro favorisce l’illuminazione naturale e il cemento assicura durabilità, soprattutto negli ambienti sotterranei.

Gli ultimi progetti realizzati da Rubner Grandi Strutture

Nato a Chienes, in provincia di Bolzano, il Gruppo Rubner impiega oggi circa 1.400 persone e conta 18 stabilimenti tra Italia, Austria, Germania e Francia. La sua divisione Grandi strutture in legno ha realizzato importanti progetti come il Residence Ambassador a Frontignano, a 1.600 metri d’altitudine nel cuore del cratere sismico, simbolo della ricostruzione post-terremoto con 107 appartamenti costruiti usando oltre 1.700 m³ di X-Lam.

A Norimberga, nel campus della Technische Universität, Rubner ha inoltre realizzato Cube One, un edificio ibrido di 4.270 m² che impiega più di 1.500 m³ di legno certificato PEFC. Secondo quanto riportato dall’azienda, questa struttura ha immagazzinato circa 1.500 tonnellate di CO₂, distinguendosi per una facciata verde che migliora il microclima e il comfort acustico.

Ma è ad Amburgo che Rubner grandi strutture ha firmato uno dei suoi progetti più innovativi: Roots, il grattacielo in legno più alto della Germania, primo esempio di costruzione ibrida che integra oltre 5.500 m³ di legno e ha assicurato un risparmio di circa 26.000 tonnellate di CO2 rispetto ai metodi tradizionali.

 

In copertina: Roots © Störmer Murphy and Partners, Jochen Stüber