Una tregua di 90 giorni e la riduzione della maggior parte dei dazi a partire dal 14 maggio. Per poi continuare a parlarsi in uno spirito di “apertura, cooperazione e rispetto reciproco”.
È ciò che, abbastanza sorprendentemente, è emerso dai due giorni di colloqui fra Cina e Stati Uniti a Ginevra. Qui, in territorio neutro, le delegazioni dei due paesi, guidate rispettivamente dal vicepremier cinese He Lifeng e dal segretario del Tesoro americano Scott Bessent, si sono incontrate il 10 e 11 maggio nella speranza di raggiungere almeno una de-escalation nella guerra commerciale. E invece i risultati, almeno per ora, sono andati oltre le aspettative.
Entrambe le parti hanno parlato di un incontro costruttivo, e dal lato cinese il vicepremier He ne ha sottolineato il carattere “franco” (candide). Mentre Jamieson Greer, il rappresentante statunitense per il Commercio che accompagnava Bessent, ha dichiarato che “le divergenze si sono rivelate meno profonde del previsto”.
Il sollievo per le borse è stato immediato e lo yuan cinese ha addirittura raggiunto il suo valore più alto degli ultimi sei mesi.
Cosa dice l’accordo Cina-USA sui dazi
In estrema sintesi, l’accordo preliminare raggiunto in Svizzera riduce di 115 punti percentuale i dazi reciproci fra Cina e USA: i dazi imposti dal governo cinese sui prodotti statunitensi si limiteranno così al 10%, mentre l'imposta statunitense sui prodotti cinesi diventerà del 30%.
La disparità è dovuta all’aliquota del 20% imposta da Trump prima della guerra commerciale, a mo’ di sanzione per il ruolo cinese nella crisi del fentanyl. A questo proposito, riporta il Guardian, Bessent si è detto favorevolmente impressionato dall’impegno cinese sulla questione: "Per la prima volta – ha dichiarato – la parte cinese ha compreso la portata di ciò che sta accadendo negli Stati Uniti". Una dimostrazione di buona volontà che sicuramente ha aiutato a raggiungere lo “spirito di cooperazione” menzionato all’inizio del comunicato congiunto rilasciato nella mattinata del 12 maggio dai due paesi.
Oltre alla cancellazione di tutti i dazi imposti a partire dal famigerato Liberation Day di Trump, la Cina si è anche impegnata, mettendolo nero su bianco sul comunicato ufficiale, a “sospendere o revocare le contromisure non tariffarie adottate nei confronti degli Stati Uniti dal 2 aprile”.
Come parte delle sue misure di ritorsione, il governo cinese aveva infatti bloccato o limitato l’esportazione di alcune terre rare indispensabili per settori cruciali dell’industria statunitense, aveva avviato indagini anti-dumping contro il colosso della chimica Dupont e aggiunto nella sua “lista nera” alcune aziende americane della tecnologia e della difesa. Al momento non è ancora chiaro in che modo queste misure verranno sospese, ma l’accordo fa presupporre che ciò accadrà a partire dal 14 maggio. Mentre come fa notare Reuters, rimarrebbero in essere altre misure annunciate in febbraio e marzo, tra cui l'indagine antidumping su Google.
Il prossimo passo
Se i risultati del meeting svizzero hanno sorpreso un po’ tutti, non è però ancora ora di tirare un sospiro di sollievo. L’accordo preliminare raggiunto è infatti valido per 90 giorni, durante i quali, si legge nel comunicato congiunto, “le Parti istituiranno un meccanismo per proseguire le discussioni sulle relazioni economiche e commerciali”. Gli incontri potranno avvenire in Cina, negli Stati Uniti o in un paese terzo da concordare. E, visto che squadra che vince non si cambia, il rappresentante cinese continuerà a essere il vicepremier He Lifeng e i rappresentanti degli Stati Uniti rimarranno il segretario del Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer.
In copertina: il ministro dell'economia svizzero, il consigliere federale Guy Parmelin (a sinistra), stringe la mano al vicepremier cinese He Lifeng (a destra), accanto alla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter (al centro), durante un incontro bilaterale tra la Svizzera e Cina, a Ginevra il 9 maggio 2025 © KEYSTONE/EDA/POOL/Martial Trezzini via Flickr