Stati Uniti e Cina hanno finalmente messo nero su bianco la loro volontà di cooperare per affrontare la crisi climatica.

Resa pubblica nella giornata di martedì 14 novembre (in serata per l’Italia), la Dichiarazione di Sunnylands contiene alcuni impegni essenziali per la mitigazione climatica e i target di decarbonizzazione su cui i due Paesi, maggiori emettitori mondiali di gas climalteranti, non si erano mai ufficialmente accordati. In particolare, si afferma congiuntamente il sostegno agli sforzi dei leader del G20 per triplicare la capacità di energia rinnovabile globale entro il 2030 e l’impegno a implementare i propri rispettivi piani d’azione nazionali per il metano.

L’accordo arriva proprio alla vigilia dell’incontro del 15 novembre fra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping, e segna, secondo gli osservatori, un traguardo storico: sembrerebbe la prima volta che la Cina accetta pubblicamente di tagliare le emissioni della sua economia.

Un traguardo storico per la diplomazia climatica

La dichiarazione appena rilasciata è il frutto di mesi di lavoro degli inviati speciali per il clima di Stati Uniti e Cina. John Kerry e la sua controparte cinese Xie Zhenhua si erano infatti incontrati in luglio a Pechino e poi a Sunnylands, in California, fra il 4 e il 7 novembre.
I due diplomatici, fra cui si dice ci sia una vera amicizia, rappresentano da oltre 25 anni i rispettivi Paesi nei negoziati sul clima. Dal punto di vista della diplomazia climatica, il loro è senza dubbio il rapporto più delicato (viste le continue tensioni politiche fra le due superpotenze) e anche il più importante: se gli Stati Uniti sono infatti il maggior emettitore storico al mondo, la Cina è il Paese che attualmente produce più emissioni climalteranti, e insieme sono responsabili del 38% delle emissioni globali. Insomma, senza uno sforzo congiunto di entrambi i Paesi, non c’è alcuna speranza di contenere il riscaldamento globale entro i limiti dell’Accordo di Parigi.

Ed è importante che l’impegno sia effettivamente congiunto, perché, come ampiamente dimostrato negli anni e come hanno evidenziato gli osservatori internazionali, nessuna delle due potenze farà un passo in più se anche l’altra non dimostrerà di voler realmente tagliare le emissioni della sua economia. È una questione di equilibri, del resto, e la Cina soprattutto, considerata la difficile congiuntura economica che sta vivendo, deve muoversi con particolare cautela.

Alla luce di tutto ciò, il risultato portato a casa da John Kerry e Xie Zhenhua si può considerare davvero eccezionale. E sarà forse l’ultimo punto messo a segno dallo storico inviato per il clima cinese, che, purtroppo, ha annunciato il suo ritiro dopo la COP28.

 

Leggi anche: Repubblica Circolare Cinese

 

Cosa dice la Dichiarazione di Sunnylands sulla cooperazione climatica fra Cina e USA

Il documento firmato a Sunnylands è, ovviamente, una dichiarazione di intenti e non contiene target definiti e stringenti. Ma è comunque un atto di diplomazia fondamentale, che sicuramente spiana il terreno per i negoziati della COP28 di Dubai.

Innanzitutto, Cina e Stati Uniti “riconoscono che la crisi climatica ha colpito sempre più Paesi in tutto il mondo”. Quindi, riaffermano l’impegno delle dichiarazioni congiunte dell’aprile e del novembre 2021, praticamente ripartendo laddove la diplomazia climatica fra i due Paesi si era arenata, visto che nel 2022, dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, i rapporti bilaterali si erano decisamente raffreddati.
I due Paesi dichiarano inoltre di mantenere il proprio impegno per “l’attuazione dell’Accordo di Parigi e delle decisioni a esso connesse, compresi il Patto sul clima di Glasgow e il Piano di attuazione di Sharm el-Sheikh”. 

Sbrigati i “convenevoli”, si passa dunque al cuore della dichiarazione, dove si parla di azioni concrete.
Entrambi i Paesi – si legge nel documento – sostengono la Dichiarazione dei Leader del G20 per perseguire gli sforzi nel triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale entro il 2030.” Sia Cina che Stati Uniti si dichiarano quindi intenzionati a spingere la diffusione delle energie rinnovabili nelle rispettive economie, “in modo da accelerare la sostituzione della produzione di carbone, petrolio e gas, e anticipare in tal modo una significativa riduzione delle emissioni del settore energetico assoluto dopo il picco, in questo decennio critico degli anni 2020.” È vero che non c’è scritto da nessuna parte che la Cina si impegna in un vero phase out dal carbone, ma questa sarebbe la prima volta, come notano gli osservatori americani, che il Dragone accetta pubblicamente di tagliare le emissioni della sua economia.

Altro punto importantissimo è il paragrafo sul metano. Durante la COP26 di Glasgow, per la prima volta nella storia dei negoziati sul clima, era stato ratificato uno storico accordo fra 150 nazioni per tagliare le emissioni di questo gas climalterante che, almeno nel breve periodo, è più dannoso della CO₂. La Cina tuttavia ‒ insieme agli altri due super emettitori di metano, India e Russia – non aveva aderito al Global Methane Pledge.
Ora, invece, dichiara insieme agli Stati Uniti che si impegnerà nell’attuare il proprio piano d’azione nazionale sul metano. I due Paesi annunciano, inoltre, l’avvio di “un gruppo di lavoro tecnico” che svilupperà “le rispettive azioni e gli obiettivi di riduzione del metano da includere negli NDCs del 2035”. 

Si menziona, poi, anche l’economia circolare, riconoscendo l’importanza di un uso più efficiente delle risorse “nell’affrontare la crisi climatica” e annunciando non meglio precisati “progetti collaborativi”. Mentre si sottintende un riferimento al Trattato globale sulla plastica, dove i due Paesi affermano di essere “determinati a mettere fine all’inquinamento da plastica” e di voler “lavorare insieme e con altri per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante”.

Infine, il documento si chiude con un augurio di rito, ma che certo non poteva mancare: “Cina e Stati Uniti si impegnano a promuovere il dialogo, gli sforzi e la collaborazione per sostenere la Presidenza degli Emirati Arabi Uniti per il successo della COP28”.

 

Leggi anche: WORLD ENERGY OUTLOOK: LA DOMANDA GLOBALE DI CARBONE, PETROLIO E GAS RAGGIUNGERÀ IL PICCO ENTRO IL 2030

 

Immagine di copertina: il Segretario di stato USA John Kerry e l'Inviato speciale per il clima cinese Xie Zhenhua si incontrano alla COP21 di Parigi l'8 dicembre 2015. Foto del Dipartimento di Stato USA