Le costruzioni sono il settore più pericoloso in Europa per numero di decessi sul lavoro, con una quota del 23,3% sul totale delle morti registrate nell’UE27 nel 2022, a cui si aggiunge un considerevole 12,3% per gli infortuni non mortali, secondo i dati INAIL. In Italia i dati provvisori per il 2024 mostrano un aumento del +2,8% delle denunce di infortunio rispetto al 2023, mentre cala, ma in maniera molto lieve (-0,7%), il numero complessivo degli infortuni.
Di fronte a un comparto così esposto servono risposte immediate, attraverso strategie innovative e strumenti efficaci: per questo l’AIS, Associazione infrastrutture sostenibili, che riunisce oltre cento soci tra aziende, enti e organizzazioni, ha presentato alla Camera dei deputati il suo nono position paper dal titolo Sicurezza sul lavoro: dal cantiere edile un modello virtuoso di partecipazione, soluzioni digitali e sostenibilità.
Un documento che propone un paradigma, già testato da importanti player del settore, per istituzioni, imprese e operatori. Una visione integrata dell’infrastruttura sostenibile, che tiene insieme efficienza economica, riduzione dell’impatto ambientale e valorizzazione del lavoro umano, fondandosi su quattro pilastri principali.
Quattro pilastri per la sicurezza nei cantieri
Innanzitutto, la sicurezza deve essere un processo condiviso, non più solo un insieme di obblighi calati dall’alto: il position paper prevede il rafforzamento della partecipazione attiva di tutti gli attori interessati dal processo costruttivo, dai committenti ai lavoratori, che devono essere responsabilizzati e coinvolti nella costruzione di un ambiente sicuro.
La digitalizzazione dei cantieri è il secondo pilastro: i rischi possono diventare identificabili, gestibili e prevenibili in modo proattivo grazie all’adozione di tecnologie intelligenti, sistemi di monitoraggio in tempo reale, sensori e modelli BIM (Building Information Modeling), ovvero rappresentazioni digitali tridimensionali. Come sottolinea il paper, non si tratta di sostituire le competenze umane, ma di potenziarle attraverso strumenti che anticipano criticità e migliorano l’efficienza.
Fondamentale, poi, è la formazione continua. Promuovere la cultura della prevenzione, rafforzare la comunicazione efficace e riconoscere le diversità – di lingua, di genere, di esperienza – come elementi da valorizzare nei percorsi formativi è il modo per rendere ogni lavoratore consapevole del proprio ruolo nella catena della sicurezza.
Infine, grande attenzione va posta all’integrazione tra sicurezza e sostenibilità. Per AIS, garantire la salute e l’incolumità nei luoghi di lavoro non è solo un imperativo etico, ma una componente fondamentale della sostenibilità sociale. Prevenire infortuni significa ridurre sprechi, inefficienze, ritardi e danni reputazionali, contribuendo in modo diretto alla qualità complessiva delle opere realizzate.
Il contesto europeo
La produzione da parte della Commissione UE delle linee guida per il Recovery Fund-Next Generation EU ha indotto i paesi membri a confrontarsi con un nuovo quadro di regole e di valori nella redazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza. Principi quali la sostenibilità ambientale degli interventi, da realizzarsi attraverso un’attenzione sistematica alle strategie di risparmio energetico, riduzione dell’impatto climatico, scelta e impiego di materiali nell’ottica del ciclo di vita delle infrastrutture, hanno indotto tutti gli attori del sistema (progettisti, imprese, committenti, produttori di materiali e impianti) a ragionare in un’ottica maggiormente articolata e a ripensare strategie, competenze, obiettivi nelle diverse fasi che accompagnano la costruzione di un’infrastruttura o di un’opera edile.
Quello progettuale, per esempio, diventa il momento in cui si definiscono le regole che accompagneranno l’intera fase realizzativa dell’opera, sia in termini di predisposizione delle misure di sicurezza e organizzazione del ciclo produttivo, sia per quanto attiene a un corretto computo del costo del lavoro, che deve includere il riferimento al CCNL applicabile. La fase costruttiva, poi, non è l’unica a essere interessata dall’esigenza di maggiori controlli, ma anche la manutenzione delle infrastrutture di trasporto e l’approvvigionamento energetico rappresentano snodi altrettanto critici in termini di infortuni, spesso a causa della maggiore richiesta di flessibilità organizzativa avanzata da parte dell’operatore economico a fronte dell’esigenza del committente di continuare a garantire la funzionalità dell’esercizio.
Obiettivo: infrastrutture sostenibili
Sicurezza e regolarità del lavoro sono pertanto tematiche che interessano l’infrastruttura lungo il suo intero ciclo vita e anche in questi termini la sua sostenibilità deve essere ripensata.
“Il nostro obiettivo è fornire strumenti concreti per ripensare il cantiere come luogo di lavoro sicuro, inclusivo e sostenibile, in cui la tutela delle persone sia parte integrante della qualità dell’opera”, sottolinea Giuseppe Amaro, coordinatore generale del gruppo di lavoro AIS Responsabilità sociale e sicurezza sul lavoro, che ha specificamente elaborato il documento.
“Abbiamo bisogno di una nuova visione della sicurezza: non più come semplice adempimento normativo o costo da gestire, ma come asset strategico, come parte integrante dell’identità d’impresa”, commenta Lorenzo Orsenigo, presidente di AIS. “Le infrastrutture sostenibili non sono solo opere ben costruite, ma cantieri in cui lavorare è dignitoso, sano e sicuro. Considerare la sicurezza un aggravio di costi è un errore di prospettiva. Significa non vedere che ogni euro investito in sicurezza è un euro risparmiato in inefficienze, ritardi, sofferenze. Dobbiamo puntare allo 'zero morti sul lavoro’ non come utopia ma come obiettivo condiviso, con strumenti, metodo e responsabilità.”
In copertina: immagine Envato